Rai. Orfini (Pd): dalle nomine Rai stiamo fuori. Ci vuole la riforma

La Rai tiene banco. Come sempre. Ma non si parla di  indirizzi, programmi, rilancio, sviluppo, ruolo, “mission”,  insomma. Nomine, sempre nomine. Clima da lottizzazione in piena regola. “Noi, il Pd intendo dire- afferma Matteo Orfini, della segreteria dei Democratici, responsabile delle cultura e dell’informazione- non partecipiamo a questo mercato.

Confermo che stiamo fuori dal consiglio di amministrazione.” Ma nel Pd ci sono anche degli “ entristi”come scrivono i giornali, Repubblica in particolare? “E’ vero che ci sono alcuni affezionati ai vecchi riti.  A parole c’è chi  dice che si deve combattere la lottizzazione, che i partiti devono star fuori, che occorre la riforma, che non si può governare una azienda dell’’informazione, della cultura, dello spettacolo-vincolati dalla legge Gasparri.”

C’è anche chi non resiste al “fascino” della spartizione

“Ci si indigna  giustamente – afferma –  ma quando arrivi alle nomine si ricomincia come se niente fosse, si viene attirati, si fa sentire il sapore, il fascino delle nomine, della spartizione”. “Andiamo avanti, andiamo avanti- prosegue Orfini- un paese che ha problemi gravissimi da affrontare,basta leggere i dati che ogni giorno lo statistiche sfornano , ne dico solo uno “gli esodati”, non può far dipendere il suo presente e il suo futuro da una spartizione di posti”  So bene che è forte il richiamo del cosiddetto “partito Rai” di quel gruppo di una elite,in senso negativo, che nella lottizzazione ha fatto le sue fortune, ma noi non ci stiamo, il rinnovamento del partito passa anche  da come affrontiamo questi problemi.” 

Occorre rispettare il voto unanime della Direzione del Pd

“E poi-riprende- la scelta che abbiamo fatto  ha avuto una convalida  della Direzione del  partito che ha approvato all’unanimità la relazione di Bersani. E nella relazione era chiaro che non avremmo partecipato alle nomine dei consiglieri Rai. Il segretario lo ha detto chiaramente.  E non è la prima volta che approviamo una linea del genere. Anche nella Direzione precedente lo abbiamo fatto. Non si può far finta di niente anche per rispetto nei confronti del segretario, ma soprattutto perché questa decisione  punta al rinnovamento, alla riforma della governance, proprio nell’interesse della azienda.  Già questo è il clima mentre la Commissione di vigilanza ha una bella gatta da pelare.

L’azienda perde colpi, fa acqua da tutte le parti

L’attuale biglietto da visita della Rai  non è proprio il non plus ultra.L’azienda  perde colpi   caccia coloro che fanno audience, perfino la programmazione sportiva fa acqua da tutte le parti, Sky la infilza e si aggiudica  gli eventi sportivi di maggior  richiamo.  I cittadini pagano un canone l’evasione è molto alta ma sembra non preoccupare  chi invece dovrebbe provvedere. Ci sono giornalisti messi in sonno, magari hanno una stanza in cui alloggiare anche  qualcuno che funge da segreteria del nulla. Di tutto questo non c’è traccia nell’informazione.  Tutto è concentrato sulle nomine, sul consiglio di amministrazione. Ancora è aperta la vicenda delle scelte fatte da  Monti ,  per il presidente e il direttore generale, senza dare  alcune indicazione sugli indirizzi da seguire.C’è stato un incontro  fra il presidente del Consiglio e il direttore che viene scaricato, la Lei. Si racconta che il premier le abbia avanzato proposte per un nuovo ruolo, altre fonti dicono che è stata Lei a chiedere una nuova  poltrona. Già che c’era, in attesa di far bagaglio, si è rivolta ai dipendenti , guai a chi parla, il web è proibito, vietato commentare, dichiarare, criticare. Tutti zitti. Intanto c ircolano i nomi dei possibili consiglieri di amministrazione, Pdl e Lega non mollano, sono maggioranza nel Parlamento degli scilipoti  e vogliono la maggioranza, l’Udc è orientato a riproporre il vecchio consigliere.

Pressing di Repubblica perché Bersani cambi posizione

E sul Pd arriva il pressing di Repubblica, il quotidiano  abbandona la sua linea di rigore, sul servizio pubblico radiotelevisivo, per plaudire l’operato di Monti che verrebbe oscurato se  i consiglieri in carico ai Democratici restano fuori. Si fa promotore di unpressing degno di miglior causa perché Bersani cambi posizione.  Il quotidiano diretto da Enzo Mauro, lo definisce isolato nel partito, tutti  contro di lui,. Si indicano  Fioroni, Merlo, Gentiloni,  ex popolari, ma anche i veltroniani, se non il leader dell’area. Si riporta anche fra virgolette quanto Bersani direbbe ai tanti postulanti. Mi sono candidato per le elezioni non posso perdere la faccia, Vendola e Di Pietro mi salterebbero addosso. D’Alema, si racconta, lo aveva consigliato di candidarsi dopo le nomine Rai, così la faccia l’avrebbe persa prima.  Torniamo da Orfini. Per un parere sulla campagna di Repubblica. Preferisce il silenzio che, a volte, vale più di mille parole. Soprattutto da parte di  un giovane di sinistra che Scalfari vorrebbe veder eliminato dalla segreteria del Pd.

 

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