Riforma del lavoro. Scioperi e manifestazioni. La legge è un “guazzabuglio”

ROMA – Quando il 27 nell’aula della Camera sarà votata la legge di riforma del mercato del lavoro davanti a Montecitorio  ci saranno i lavoratori a manifestare il netto dissenso contro questa legge ed a chiedere cambiamenti, significativi, non di poco conto ,minimi, come ha ribadito il ministro Fornero.

Al voto di fiducia si arriva, in tempi stretti, richiesto dal presidente del Consiglio che si vuole presentare al Consiglio Europeo con la riforma nel  carniere. Ma la riunione del 28 e 29 a Bruxelles avrà ben altre gatte da pelare,la messa in sicurezza dell’euro cui il Fmi internazionale per bocca della Lagarde, dà tre mesi di tempo, di sopravvivenza, poi  sarà il disastro. Monti deve portare a casa qualche risultato, Berlusconi e il Pdl sono pronti ad impallinarlo. La riforma del mercato del lavoro può essere una bandierina da sventolare. Ma quel voto di fiducia spacca il paese, approfondisce il solco fra il governo, i sindacati, i lavoratori, i pensionati ed anche le imprese, tanto che il presidente di Confindustria lo ha definito “una boita”. I lavoratori che manifesteranno davanti a Montecitorio rappresenteranno tutti quelli che in tante città daranno vita a scioperi, manifestazioni promossi dalla Cgil, dalla Fiom, dai sindacati di base, dalle organizzazioni sindacali di fabbrica e di territorio. Fra le altre inziative da segnalare due ore di sciopero generale decise dalla Cgil della Toscana e dell’Emilia. “ Il ddl lavoro- afferma una nota della Cgil- è un guazzabuglio “iniquo e inadeguato che non migliora la qualità del lavoro e non aumenterà l’occupazione”. “Anche alla Camera dei deputati il governo ha imposto il voto di fiducia sulla legge di ‘riforma’ del mercato del lavoro e il Parlamento la voterà nonostante il sindacato, la CGIL in primo luogo e molte altre parti sociali, abbiano definito questa legge sbagliata e controproducente”

Cgil. Continuerà la lotta per modifiche significative
Il provvedimento-prosegue la nota della Cgil- “non combatte la precarietà, specie dei giovani, perché mantiene tutte le tipologie precarie nate dalla politica liberista dei Governi Berlusconi, e non universalizza le tutele in caso di perdita del lavoro, anzi riduce drammaticamente la durata dei sussidi e non li estende a chi oggi ne è escluso”.

Con questa legge,  si rischia “una recrudescenza della crisi” e per questo La Cgil mette in guardia il governo, aggiungendo che “continuerà la sua lotta con questo governo e con quelli che verranno”. Tra le rivendicazioni del sindacato: “Un serio contrasto alla precarietà del lavoro, un regime universale di ammortizzatori sociali, politiche attive del lavoro efficaci e finalizzate ad un’occupazione stabile e tutelata, un diritto del lavoro che renda più certa ed esigibile la tutela contro i licenziamenti illegittimi, un vero piano di crescita del paese che promuova la buona occupazione” Il governo e le forze politiche che lo sostengono saranno chiamati a fare i conti con il mondo del lavoro non solo per quanto riguarda la legge di riforma del mercato del lavoro.

Pubblico impiego: Due ore di assemblee contro i tagli lineari
Due ore di assemblea in tutti gli enti pubblici della Penisola sono state indette per il 26 giugno da FP CGIL, CISL FP, UIL FPL e UIL PA. Si tratta di una   prima giornata di mobilitazione e assemblee che coinvolgerà milioni di dipendenti pubblici che sollecitano l’incontro richiesto al presidente Monti da Cgil, Cisl, Uil. Forte è la protesta dei sindacati a fronte delle notizie che vengono diffuse circa  le misure della  spending rewiev che colpirebbero i dipendenti pubblici. “Protestiamo contro la politica degli annunci e delle indiscrezioni a mezzo stampa portata avanti da questo governo – affermano i segretari generali Rossana Dettori (FP CGIL), Giovanni Faverin (CISL FP), Giovanni Torluccio (UIL FPL) e Benedetto Attili (UIL PA). “Ma soprattutto contro l’approccio ideologico nei confronti del pubblico impiego. Approccio che rischia di tradursi in tagli lineari di organico mascherati da revisione della spesa, accorpamenti di enti contrabbandati per riorganizzazioni, attacchi alla dignità dei lavoratori pubblici spiegati con le urgenze di cassa.” In questa situazione forse sarebbe stata necessaria una maggior prudenza da parte di esponenti del Pd , come il senatore Tiziano Treu che conferma il percorso del provvedimento. “Verrà approvato con la fiducia nei prossimi giorni. Penso che sia una scelta giusta, lo si sapeva. È una riforma, certo, che si può anche poi aggiustare, però è utile – ribadisce l’ex ministro del Lavoro – ed è stata giudicata utile da tutti gli osservatori internazionali e quindi, anche se da noi ci sono delle critiche, è bene che si approvi.

Treu. La legge è giusta. Approviamola,poi si vede

In ogni caso, intanto approviamola e poi si vede”. Non è stata questa la posizione di Bersani e , in particolare, del responsabile della sezione economia e lavoro,Stefano Fassina, della segreteria nazionale.  Solo dopo l’impegno preso da Monti in prima persona ad apportare modifiche alla legge e a predisporre misure concrete per gli esodati il Pd ha dato via libera chiedendo che la modifiche vi siano subito, se possibile con il decreto sullo sviluppo. Non quindi “ approviamola poi si vede”. Ancora una volta sono i dati sulla situazione economica a dare ragione ai lavoratori che manifestano, scioperano, danno vita a presidi. Da parte del governo non c’è stata una misura, una sola, indirizzata verso la crescita, l’occupazione, la riduzione delle tasse per i redditi più bassi, per i lavoratori.Alla fine del mese di maggio 500 mila lavoratori in cassa integrazione perderanno 1,6 miliardfi di euro,3.300 per ogununo. Secondo una rielaborazione da parte dell’ Adnkronos dei dati  contenuti nella relazione annuale di Bankitalia il reddito medio degli operai ha subito tagli per 1236 euro. Il conto è presto fatto: dal 2000 al 2010 i redditi degli operai ,rapportati all’euro, sono passati da  13.691 a 13.249. Ma se si prende come termine di confronto il 2006, prima della crisi, la perdita arriva a 1236 euro pari a un -8,5%.

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