Maroni guiderà la Lega. Berlusconi fischiato. Bossi, per ora assente

10 mozioni presentate. Secessione e indipendenza in testa

MILANO – E’ quasi certo che sarà Roberto Maroni a guidare il Carroccio, dopo lo scandalo che ha travolto la famiglia Bossi. Almeno questo clima prevale al 5° Congresso della Lega Nord di Assago. Incontro che non si tiene da dieci anni, l’ultimo, infatti, risale al 2002. D’altra parte l’ex ministro dell’Interno è l’unico candidato, perché gli altri aspiranti non hanno raggiunto il numero di firme necessario per accedere all’elezione. Ha presentato ufficialmente la sua candidatura solo allo scadere del termine ultimo indicato, mentre saranno 630 i delegati chiamati a votare .

Maroni è stato applaudito a più riprese dai presenti che lo hanno accolto calorosamente con uno striscione che recitava “Grande Bobo”.  Tuttavia l’ex ministro non si è avvicinato alla postazione dei giornalisti che vengono tenuti a distanza oltre una transenna: è probabile, così viene spiegato, che il futuro segretario federale Maroni oggi preferisca non parlare in attesa dell’intervento previsto per domani mattina. Ancora non si è visto Umberto Bossi che dovrebbe arrivare più tardi, ma non viene neanche escluso che si presenti al congresso direttamente domani mattina. Infatti il primo intervento, alle 10.30, sarà proprio il suo. Va notato che l’accoglienza per il  Senatur non è stata quella dei tempi che furono, anzi. Lo testimonia l’assenza totale di striscioni con il suo nome.
Qualcuno, come il senatore della Lega Nord Giovanni Torri, tiene a precisare che Bossi è e rimarrà per sempre l’anima della Lega. Ma l’aria di cambiamento è palpabile nell’aria.

Fischi per l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. L’ex premier nel prendere la parola dal palco fa una perorazione ad uscire dall’Europa. E cita l’esempio di «Berlusconi, uomo di marketing, il quale raramente se ne esce con sciocchezze totali». Ma la platea non gradisce e partono un coro di fischi.

All’orizzonte non è detto che la Lega, che non ha perso di vista la secessione, decida di far dimettere i suoi parlamentari.
“Non ci sfiora più l’ipotesi di andare a Roma. E siamo anche pronti a dare le dimissioni subito da parlamentari. Ma deciderà il congresso. Quello che decide il congresso per noi è legge”. Lo ha detto il capogruppo leghista alla Camera Gianpaolo Dozzo, a margine del congresso federale in corso ad Assago.

Dozzo ha confermato che «il vicario di Maroni sarà veneto» e che verrà scelto dallo stesso ex ministro dell’Interno. Quanto all’ex leader Umberto Bossi, «ha fatto la storia della Lega. Abbiamo
bisogno delle idee e delle esperienze di tutti quelli che hanno fatto la storia della Lega». Comunque, secondo Dozzo, «domani non ci saranno né vincitori né vinti, ci saranno i leghisti».

10 mozioni, secessione e indipendenza in testa
Sono una decina le mozioni presentate dai delegati al congresso federale della Lega Nord. Tra le altre, si segnala la mozione «secessionista» presentata da Mario Borghezio che chiede di mettere al centro della nuova Lega la «battaglia indipendentista»; quella del capogruppo in Consiglio regionale lombardo, Stefano Galli, che chiede di rafforzare l’autonomia della Lombardia. Poi, c’è la mozione per la «riorganizzazione del sistema pubblico multimediale, per la privatizzazione della Rai e per l’abolizione del canone», la mozione «per l’abolizione per via referendaria della legge
Merlin e legalizzazione della prostituzione». E non mancano quelle sui temi etici, presentata dal deputato piacentino, Massimo Polledri, in cui si chiede che il movimento si pronunci contro l’eutanasia, a tutela della maternità e della vita. Infine, da segnalare la mozione presentata dal Movimento dei giovani padani che si richiama al pensiero di Gianfranco Miglio e identifica tre
obiettivi per il movimento: «macro-regioni, questione settentrionale e autonomia radicale come strada per raggiungere l’indipendenza».

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