Spread in alto. Fiat , tutti in Cig. Fmi vede nero sul futuro dell’euro

ROMA – Sono tre le notizie economiche che oggi rimbalzano sulle pagine dell’informazione italiana.

E sono notizie legate tra loro da un sottile filo di suicida, ottusa coerenza, cui si somma l’annuncio a sorpresa di un vertice urgente al Quirinale con il Presidente del Consiglio e della Repubblica impegnati su argomenti caldissimi come il decreto sui tagli, o sulla spending review per gli anglofoni, e il caso Sicilia, mentre monta la pressione sul governatore Lombardo per ottenere le sue dimissione e per attuare misure che prevengano il default della Sicilia.

Lo spread chiude altissimo

Lo spread tra i titoli di stato italiani con scadenza decennale e gli omologhi titoli tedeschi ha chiuso la seduta ad un preoccupante livello di 487 punti base, il che significa che il nostro Paese per finanziarsi deve offrire agli investitori un rendimento maggiorato rispetto a quanto paga Berlino del 4,87 per cento annuo. Noi retribuiamo i nostri creditori un po’ oltre il 6 per cento annuo mentre i creditori della Germania si accontentano di poco più dell’uno per cento annuo.

La Fiat annuncia CIG e tagli

La Fiat ha annunciato che per evitare “inutili accumuli di vetture” metterà in Cassa Integrazione 2.150 lavoratori dello stabilimento di Pomigliano d’Arco dal 20 al 31 agosto mentre ventila la possibilità di chiudere un altro stabilimento in Italia e di accorparne la produzione a quello proprio di Pomigliano. Annuncio cui ha fatto seguito la proclamazione di 8 ore di sciopero nello stabilimento di Cassino che potrebbe essere interessato alla manovra. Una protesta indetta dalla Fiom per chiedere all’azienda “interventi e investimenti” per il futuro. Per il sindacato una eventuale chiusura della fabbrica causerebbe almeno 2.000 esuberi.
Motivo delle operazioni della casa torinese la profonda crisi delle vendite. E’ proprio Fiat a ricordare  come “i dati del mercato automobilistico europeo (-6,30% nel primo semestre dell’anno) e di quello italiano in particolare (-24,4% a giugno e -19,7% nel primo semestre) confermano che la crisi delle vendite non accenna a fermarsi. In Italia il mercato, che si posiziona oggi sui livelli del 1979, sta penalizzando Fiat soprattutto nel segmento delle city car dove, con Panda e 500, detiene circa il 60% di quota.”

 Solita ricetta del Fmi: meno Stato, meno tasse e più riforme

Il Fondo Monetario Internazionale è perfettamente coerente con la sua anima iper liberista ed elargisce la consueta ricetta.
Riduzione della imposte basata su tagli della spesa pubblica allo scopo di ridistribuire l’onere dell’aggiustamento di bilancio e contribuire ad aiutare la crescita. Attuazione delle riforme già definite a partire da quella sul mercato del lavoro e dal decentramento della determinazione dei salari.
Ma dove il Fondo vede davvero nero è sul futuro della moneta europea, la cui stessa esistenza viene vista a rischio. Per contrastare l’estinzione dell’euro ola Bce potrebbe operare un ulteriore taglio dei tassi mentre nel medio termine ci vorrebbe una maggiore integrazione fiscale dell’Unione.

Maggiore integrazione? Maroni  non è d’accordo

Sulla maggiore integrazione fiscale europea potrebbero esserci molte resistenze da parte dei paesi più fiscalmente virtuosi dell’area Euro, d’altro canto, commentando il rischio default della Sicilia l’esponente leghista Maroni ha avuto modo di comunicare sulla propria pagine personale che ‘Avviso a Monti e Napolitano: non pensate di far pagare ancora una volta al nord i debiti folli della Sicilia. Il nord ha gia’ dato, ora basta!’.
Alla Merkel il non arduo compito di tradurre il tutto in tedesco, sostituire la parola Sicilia con la parola Italia e rispedircela a stretto giro di posta. Già Merkel. Ora dice che non è certa che gli impegni presi a Bruxelles possano andare a buon fine.. Sitazione che preciputa

 

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