Strage di Bologna. Nel cuore torbido delle istituzioni vanno cercati i mandanti

BOLOGNA – Oggi ricorre l’anniversario della strage di Piazza Bologna. Previsto l’incontro tra i familiari e le istituzioni  in municipio, mentre il ricordo pubblico delle 85 vittime è affidato al presidentedell’associazione dei parenti delle vittime Paolo Bolognesi,  che a nome dell’associazione legge un messaggio a pochi metri dai binari della stazione intorno alle 10, per terminare con un minuto di silenzio alle 10.25.

Oggi  è atteso in piazza VIII Agosto l’arrivo delle staffette podistiche «Per non dimenticare» da ogni parte d’Italia. Dopo l’incontro con le autorità il corteo con i gonfaloni delle città da piazza Nettuno percorrerà via Indipendenza fino al piazzale della stazione. Dalle 11 prenderanno il via una serie di commemorazioni al primo binario davanti alla lapide delle 85 vittime, a San Benedetto Val di Sambro per ricordare le vittime degli attentati ai treni Italicus e 904 Napoli-Milano. Oltre alla messa celebrata dal vicario della diocesi di Bologna, il programma si concluderà alle 21,15 in piazza Maggiore con un concerto dell’orchestra del teatro comunale.

 I parenti delle vittime aspettano da 32 anni la verità  e in questo giorno  riaffiorano i ricordi  tra rabbia e dolore di chi il 2 agosto 1980 ha perso genitori, figli o amici e ancora non conosce nomi e volti dei   mandanti di questa strage.

Alla cerimonia parteciperà anche il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri. Il titolare del Viminale, che ha ricoperto la carica di commissario straordinario del capoluogo emiliano per oltre un anno, torna in città e sarà accolto dal presidente dell’associazione dei parenti delle vittime Paolo Bolognesi, nella sala del consiglio comunale assieme al sindaco Virginio Merola. «Siamo molto contenti che sia la Cancellieri a rappresentare il governo – ha spiegato Bolognesi – e anche lei si è detta molto contenta di stare assieme a noi. Tra l’altro mi ha promesso che arriverà con delle risposte, speriamo sia la volta buona». I familiari delle vittime chiedono da anni al governo chiarezza sulla ricerca dei mandanti, come è stato rimarcato anche per il 32esimo anniversario, nel manifesto che accompagna le celebrazioni del 2012: «La strategia delle stragi dal dopoguerra ad oggi ha impedito all’Italia di divenire una democrazia compiuta. È nel cuore torbido delle istituzioni che vanno cercati i mandanti». I familiari, anche negli ultimi giorni, hanno domandato con insistenza la desecretazione degli atti e l’applicazione della legge 206 sul risarcimento alle vittime del terrorismo.

«Mi impegnerò sempre perchè vengano dati tutti i possibili contributi alla verità e alla trasparenza», è la promessa del ministro dell’Interno. «È in corso un’evoluzione positiva in materia di accesso agli atti», conferma
Cancellieri, ricordando le parole del capo dello Stato Giorgio Napolitano. «Ieri- aggiunge il ministro- è stato approvato un provvedimento che amplierà i poteri del Parlamento sul controllo del segreto di Stato».
Per quanto riguarda Cancellieri, il ministro mette a disposizione i suoi uffici per «superare le difficoltà di interpretazione della legge» che riconosce benefici alle vittime del terrorismo e delle stragi. E se non dovesse bastare, il ministro si dice disponibile a nominare «una sorta di commissario straordinario per risolvere quei nodi».

Nonostante i processi che hanno portato alle condanne definitive di Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini come esecutori materiale e di Licio Gelli come depistatore, sulla strage del 2 agosto 1980 continuano ad emergere nuove ipotesi alternative, come quella che a mettere la bomba nella sala d’attesa non sia stato il terrorismo di destra ma che l’esplosione sia riconducibile alla rottura degli equilibri del Lodo Moro tra l’Italia e il terrorismo palestinese. A riaprire il dibattito è stato negli ultimi giorni il parlamentare di Fli Enzo Raisi, annunciando la pubblicazione a settembre di un libro con atti secretati della Commissione Mitrokhin della quale ha fatto parte. Il finiano, non ha risparmiato accuse a Bolognesi giudicandolo «non idoneo» a presiedere l’associazione delle vittime.

 

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