Economia sommersa. Maglia nera per l’Italia con 540 miliardi di euro

ROMA –   Un’economia costretta a fare grande affidamento al sommerso per affrontare la crisi con l’evasione che appare, in molti casi, un’opzione di sopravvivenza.

E’ il quadro tracciato nel rapporto “L’Italia in nero” preparato dall’Euri spes e dall’Istituto San Pio V di Roma. Alla luce degli ultimi dati su evasione fiscale, lavoro nero, consumi dei beni di lusso e fenomeno dei “falsi poveri”, il Rapporto presenta un’analisi del contesto economico italiano. I sintomi della crisi, rileva lo studio, sono evidenti: solo un terzo delle famiglie riesce ad arrivare tranquillamente a fine mese. E l’economia sommersa diventa “ammortizzatore” della crisi.

L’Eurispes stima in 540 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 35% del Pil, il valore dell’economia sommersa in Italia. “Il nostro sommerso equivale ai Pil di Finlandia, Portogallo, Romania e Ungheria messi insieme”. L’economia sommersa comprende il complesso delle attività legali di produzione di beni e servizi che non sono rilevate dalla contabilità nazionale, in quanto collegate a fenomeni di evasione fiscale e contributiva e di utilizzo di lavoro non regolare. Stando alle stime ufficiali, l’Italia è uno dei quattro Paesi Ocse con la percentuale di sommerso sul Pil più alta (22%). La media Ocse è al 13,8%.

Per quanto riguarda il flusso di denaro generato dal lavoro sommerso, le stime si attestano a 280 miliardi di euro circa. Si ipotizza che almeno il 35% dei lavoratori dipendenti sia ormai costretto ad effettuare un doppio lavoro per far quadrare i conti e arrivare alla fine del mese. Sono almeno 6 milioni, dice l’Eurispes, i “doppiolavoristi” che producono un sommerso annuo di circa 90.956.250.000 euro. Poi gli immigrati: per i clandestini si stima un sommerso di 10 mld e mezzo, per i regolari, 12 mld. Lavorano “in nero”, anche circa un terzo dei pensionati. Mentre dalle casalinghe si calcola un sommerso di ulteriori 12,6 mld di euro.

Ma c’è dell’altro. Ai 280 miliardi di euro derivanti dal lavoro sommerso si aggiungono – rileva il Rapporto – 156 miliardi di euro ge nerato dalle imprese italiane. Il dato è stimato sulla base delle operazioni condotte dalla Guardia di Finanza: su oltre 700mila controlli effettuati alle imprese, sono stati riscontrati 27 miiardi di euro di base imponibile sottratta al fisco. Altra parte di sommerso si annida, ad esempio, nel mercato degli affitti (in particolare immigrati, studenti e lavo- ratori fuori sede) per un valore di 93 mld. Complessivamente l’economia sommersa è stata quantificata per il 2010 in 529 miliardi di euro.

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