L’Ilva investe 146 milioni per l’ambiente. Niente ricorso alla Consulta

TARANTO – Ancora non si sa con esattezza quali novità concrete porterà il vertice sull’Ilva di oggi, dove i ministri dello Sviluppo economico Corrado Passera, quello dell’Ambiente Corrado Clini e il governatore della Regione Puglia Nichi Vendola hanno discusso l’intricata vicenda.

Di certo – come confermato da Vendola –  il governo non ricorrerà alla Consulta contro la decisione del Gip di Taranto, come si ipotizzava.

Intanto si parla già   di incontro costruttivo, sereno e che fa ben sperare per il futuro di Taranto. Infatti – come ha spiegato lo stesso presidente dell’Ilva Bruno Ferrante – l’azienda tarantina investirà ben 146 milioni sul piano ambientale. Azioni documentate che lo stesso Ferrante ha consegnato ai partecipanti del tavolo istituzionale.

Il primo documento è una relazione storica che riepiloga gli investimenti per l’ambiente, circa 1,1 miliardi di euro, dal 1995 al 2011. «L’Ilva – ha spiegato Ferrante – non ha mai distribuito dividendi fra i suoi soci ma sempre reinvestito su impianti ed ambiente». Il secondo documento consegnato riguarda gli investimenti attuali per l’ambiente. «Ilva – ha dichiarato Ferrante – ha finanziato 90 milioni di euro e vuole finanziare nel prossimo futuro immediato altri 56 milioni, per un totale di 146 milioni di euro per l’ambiente, in parte destinati all’attuazione completa dell’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dal ministro Prestigiacomo nell’agosto del 2011, parte all’attuazione dell’accordo sottoscritto in Regione pochi giorni fa e in parte ad iniziative che Ilva autonomamente ha immaginato di percorrere».

Ma non tutti sono la pensano allo stesso modo.  Antonio Borgesi dell’Idv non ha peli sulla lingua e punta il dito contro il gruppo Riva,   il proprietario dell’Ilva, unico a dover pagare i danni ambientali che si sono abbattuti sul territorio tarantino.

Il  vicepresidente di Legambiente Vittorio Ciafani guarda al ministro Clini che – secondo l’associazione ambientalista- avrebbe il compito di sostituire subito Dario Ticali alla presidenza  dell’Aia.
«Il ministro Clini – ha ribadito il vicepresidente di Legambiente  – deve rilasciare in fretta una Autorizzazione integrata ambientale più seria di quella rilasciata sotto il ministro Prestigiacomo che fu scritta sotto dettatura dell’Ilva. Noi eravamo già certi che ci fosse stato un intervento di questo tipo, anche perchè la inizialmente il lavoro della commissione era stato più che condivisibile, e un anno fa lo avevamo già detto. Ma adesso dalle intercettazioni emerge che dalla commissione sarebbe stato accolto il ‘90% delle
osservazioni di Ilvà».
«Il ministro Clini ha detto che si sta discutendo non solo la salute di Taranto ma anche il futuro del sistema industriale italiano – conclude Ciafani – e per questo è importante che a gestire la Commissione che dovrà completare la revisione dell’entro il 30 settembre ci sia una persona dalle caratteristiche giuste e inappuntabili. Sulla nuova Aia non ci deve essere neanche mezza ombra».

L’unica cosa certa all’Ilva, purtroppo, sono i decessi. Per questo Ignazio Marino, senatore del Partito Democratico chiede che il “governo renda immediatamente noti i
dati attuali di malattia e di mortalità. L’accusa della magistratura che ha portato all’ordinanza di sequestro dello stabilimento dell’Ilva è gravissima – aggiunge – E lo è perchè denuncia violazioni accertate che hanno causato morti. È chiaro che di fronte a una decisione del genere è necessario trovare un equilibrio tra il diritto al lavoro e il diritto alla salute,  partendo da quanto scritto con chiarezza con l’art. 41 della nostra Costituzione.  L’iniziativa economica non può svolgersi in modi che rechino danno alla sicurezza delle persone.

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