Più Cig, più disoccupati. Per Monti fa psicanalisi: la ripresa è dentro di noi

ROMA – Dice Monti: “La ripresa non la si vede nei numeri, ma invito a costatare che  la ripresa, se riflettiamo un attimo, è dentro di noi ed è una cosa che adesso è alla portata del nostro Paese e credo anche che arriverà presto”.

Ha ragione il premier per quanto riguarda i numeri. Sono pessimi, esprimono bene la drammaticità della situazione economica e sociale del nostro Paese. Gli ultimi in ordine di tempo vengono dall’Inps secondo le cui rilevazionui le ore di cassa integrazione ad agosto sono aumentate del 18,7%.Nei primi 8 mesi del 2012 le ore di cassa integrazione autorizzate alle aziende sono state 706,5 milioni con un aumento del 9,6% rispetto allo stesso periodo del 2011. Nei primi sette mesi dell’anno sono state  presentate all’Inps 763.256 domande per l’indennità di disoccupazione con un aumento del 14,8% rispetto allo stesso periodo del 2011 (664.989). Come si vede dai numeri emerge chiaramente che la ripresa non c’è.

Lattuada Cgil): siamo in presenza di un dramma sociale

“ Dai dati sulla disoccupazione- afferma Elena Lattuada, segretaria confederale della Cgil- emerge tutto il dramma sociale in atto. Andare avanti di questo passo equivale a condannare il nostro paese e la sua economia ed una condizione di nuova marginalità”.

Ma Monti si trasforma in psicanalista ed entra nei meandri dell’inconscio, tira fuori dal nostro io la ripresa Poi si accorge che forfore si è spinto troppo in là con la psicanalisi e dice che ora è alla “portata “ del nostro Paese e ripete, come un disco rotto che “ arriverà presto”.  Così parla prima dell’incontro con le imprese, Confindustria, Alleanza cooperative, Abi, Rete Imprese Italia, Ania, che la vedono in altro modo. Il presidente di Confindustria  parla di “un autunno che sarà bollente”, dice che gli industriali si aspettano dall’esecutivo “provvedimenti concreti” per rimettere in moto consumi e produttività,individuando nella detassazione dei salari una misura centrale. Chiede al governo “una chiara politica industriale  che ancora  non si vede.”

Il chiodo fisso della produttività: altri sacrifici per i lavoratori

 Questo il clima in cui si avviano gli incontri del governo con le parti sociali, l’11 settembre vedrà i sindacati,  con al centro il problema della produttività,diventato il chiodo fisso di Monti che parla di “ spread” della produttività, per marcare le distanze che esistono fra le nostre imprese e quelle di altri paesi. Al tavolo del governo, con Monti, ci sono  i ministri dell’Economia, Vittorio Grilli, dello Sviluppo economico, Corrado Passera, del Lavoro, Elsa Fornero, oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. E’ Mongti ad aprire la riunione. Niente di nuovo.  La ripresa , dice il premier, è nelle vostre mani, delle imprese e dei sindacati dei lavoratori, delle parti sociali insomma e non solo e non tanto nelle mani del governo”. Ripete quanto aveva già detto in una intervista al Tg Norba 24. Poco è stato fatto “ in materia di costo del lavoro per unità di prodotto, innovazione nei meccanismi di determinazione di salari, recuperi di produttività, tutte cose che sono fondamentali per rendere più competitiva l’economia italiana, per fare occupazione, soprattutto giovanile e soprattutto nel Mezzogiorno”.
alla saldezza di lungo periodo.

Il premier punta a sminuire il valore della contrattazione nazionale

turalmente ha comportato, ed era inevitabile, dei sacrifici”. Monti è poi arrivato al punto che più preme al governo. Ritiene che la produttività sia una “cosa” che dipende unicamente dai rapporti di lavoro. E’ grave che un “tecnico” del suo calibro, un professore che mastica ogni giorno economia ignori, o faccia finta, che la produttività è legata a molti fattori, è un sistema di fattori , riguarda l’economia dell’intero paese, gli investimenti, le scelte strategiche. Nella politica del governo invece, di fatto, si tratta di lavorare di più e si chiedono ancora sacrifici ai lavoratori, in termini di diritti, salari, condizioni di lavoro. Da qui l’insistenza di Monti per accrescere la contrattazione di secondo livelle mettendo in un cassetto la contrattazione nazionale. Per questo chiede  alle imprese e ai sindacati di arrivare al più presto ad un accordo. Dimentica che l’accordo sui rapporti di lavoro fra sindacati e imprese è già stato siglato, con regole precise,  prevede il secondo livello ma valorizzando il contratto nazionale. Si  tratta di attuarle traducendolo nei contratti delle singole categorie Per il governo ci sono il premier Mario Monti, i ministri dell’Economia, Vittorio Grilli, dello Sviluppo economico, Corrado Passera, del Lavoro, Elsa Fornero, oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalàe categorie che vanno al rinnovo. Ma il governo, comunque, cosa mette sul tavolo?. Il fatto che non aumenterà l’Iva nrel 2013 e che si cercherà di sbloccare 50 miliardi da investire in infrastrutture. Questi miliardi  vengono fori ad ogni incontro, poi tornano nel cassetto. Si tratta per buona parte di fondi europei ancora inutilizzati. Al termine dell’incontro il presidente di Confindustria ha detto che i ministri hanno dato risposte che dovranno essere verificate in prossimi incontri. Che il clima , come si usa dire, è“ costruttivo” e  si augura che l’autunno sia meno bollente.

 L’assenza di una seria politica industriale da parte del governo

 Insomma il succo dell’incontro è stata la produttività. Commenta Elena Lattada: “Parlare di rilancio della produttività in assenza di un intervento serio di politica industriale in queste condizioni non se ne capisce il senso. Il paese ha bisogno di una scossa che può essere rappresentata da un rilancio degli investimenti orientati all’innovazione, non attraverso sussidi ma con sostegni veri facendo leva sulla domanda pubblica”. Così come, aggiunge, “se si vuole nel breve periodo rianimare i consumi interni occorre intervenire a favore dei redditi da lavoro e da pensione e non con nuove politiche restrittive. I confronti  tra Governo e parti sociali devono parlare di questo. Al Paese non è consentito nessun diversivo”.

Parlare di rilancio della produttività in assenza di un intervento serio di politica industriale in queste condizioni non se ne capisce il senso. Il paese ha bisogno di una scossa che può essere rappresentata da un rilancio degli investimenti orientati all’innovazione, non attraverso sussidi ma con sostegni veri facendo leva sulla domanda pubblica”. Così come, aggiunge, “se si vuole nel breve periodo rianimare i consumi interni occorre intervenire a favore dei redditi da lavoro e da pensione e non con nuove politiche restrittive. I confronti che si aprono in questi giorni tra Governo e parti sociali devono parlare di questo. Al Paese non è consentito nessun diversivo”, conclude Lattuada.

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