Bersani. Tocca agli italiani decidere chi governerà. Il Pd si candida

ROMA – Bersani taglia la testa al toro. Non gira attorno al problema, non invisa messaggi in codice, cone nello stile del politichese che è tornato di moda.

A tutti coloro, e si rivolge anche a certe frange del Pd, a qualche “rottamatore” in giro per l’Italia, che ormai apertamente puntano ad un Monti bis, alla  più o meno grande coalizione di governo, quasi le elezioni siano uno spiacevole intermezzo in una cena fra amici, da una risposta chiara e ferma: saranno gli elettori a dire chi dovrà governare. Il segretario ha davanti a sé la platea della Festa del Partito  che si conclude a Reggio Emilia. Fin dall’inizio del suo discorso raccoglie molti applausi. Ringrazia Reggio Emilia, “ la città del tricolore di rossetti”, ringrazia chi ha lavorato per fare grande questa festa ed entra subito in argomento. “Pensiamo di essere figli di un Dio minor- si domanda-di non poter fare quello che gli altri fanno, cioè chiedere agli elettori di indicare maggioranze coerenti e univoche per governare? O pensiamo di essere figli di un Dio maggiore che devono proporre agli altri le nostre eccezionalità? Le elezioni tocca agli italiani decidere chi governerà. Sempre che ,Moody’s e Standard and Poor’s non ce le aboliscano le elezioni sostituendole magari con delle consultazioni tra banchieri”.  

Diremo al Paese che conosciamo il nostro compito
E subito dopo avanza la candidatura del Pd , dei progressisti al governo dell’Italia.  “ Diremo al Paese che vogliamo prenderci le nostre responsabilità. Diremo al Paese che conosciamo il nostro compito: farlo uscire da un destino di arretramento e farlo uscire con meno disuguaglianza, con più lavoro e con una democrazia funzionante e pulita. Diremo al Paese che non sarà il compito di un giorno, che ci vorrà una riscossa collettiva che vada oltre la politica, e che non ci tremerà il polso davanti alle difficoltà e ai problemi”. Parla di “democrazia pericolosamente indebolita”, di un momento  forse il più difficile della storia della Repubblica.“I riformisti-afferma- non possono sottrarsi alle responsabilità, a governare.” Ancora: “vogliamo che il grande campo progressista si rivolga in modo aperto a tutte le forze moderate, costituzionali ed europeiste  disposte a mettere un argine alle destre e alle tendenze regressive e populiste che minacciano l’Europa e l’Italia, disposte ad impegnarsi per la ricostruzione del Paese e per il rilancio del progetto europeo.” Non manca di rispondere a quelle domande che vengono da parte di chi non lesinerà gli sforzi per impedire alle forze progressiste di governare. Parla di Monti e dei governi tecnici , si capisce che si riferisce all’agenda Monbti, senza mai nominarla:  “Noi consideriamo la credibilità e il rigore che Monti ha mostrato davanti al mondo un punto di non ritorno. Ma vogliamo metterci dentro più lavoro, più uguaglianza, più diritti. Questo è quello che vogliamo».  E sull’Europa: “ Non è per noi in nessun modo in discussione quell’asse europeista e di collocazione internazionale che tutto il mondo ha visto nei governi Prodi, D’Alema, Amato e nell’azione di Ciampi, di Visco, di Padoa Schioppa”- Parla di stati uniti di Europa, richiama Spinelli, propone una costituente europea  per dotare il vecchio continente di reali strumenti di democrazia che prendano il posto di burocrazie. E anche per l’Italia immagina una  commissione parlamentare con poteri decisionali per rivedere la seconda parte della Costituzione nella conferma dei valori di fondo della nostra Carta.

Stima e gratitudine al  Presidente della Repubblica
 “L’atmosfera potrà farsi pesante, le acque si faranno torbide. Ne abbiamo chiari segni, addirittura attorno al presidio più alto di tenuta delle istituzioni. Attorno al Presidente della Repubblica -dice Bersani- attorno a una istituzione cruciale per l’equilibrio del sistema e attorno a un uomo integro, attorno a Giorgio Napolitano, che saluto da qui con tutta la nostra gratitudine, la nostra stima, il nostro affetto.,Paroloe accolte da un grande applauso.

 Si sofferma poi sulla costruzione del programma di governo, la carta di intenti come base, la partecipazione dei cittadini, di associazioni, movimenti, mondo della cultura. Il lavoro, i diritti, l’uguaglianza, la scuola, la sicurezza, la giustizia, la cittadinanza ai figli degli immigrati, le unioni civili per le coppie gay, una legge contro lì’omofobia, sono i punti di attacco per affrontare la crisi,rompere la spirale perversa austerità-recessione.  La strada indicata da Bersani non sarà in discesa. Tante forze sono in campo per contrastare  il più grande partito italiano, il “partito riformista del secolo”. C’è chi tenta di sbarrare la strada al Pd, ma non passerà. Sarà un confronto aspro e incerto, quello dei prossimi mesi. Per tagliare la strada ai riformisti si muoveranno forze antiche e nuove, o travestite di nuovo che si stanno già muovendo, in realtà.” “Non passeranno. State certi che non  passeranno. Ma ci vorranno tenuta, convinzione, grinta. E ci vorrà un’idea forte di cambiamento”.

 A muso duro contro  imbonitori e venditori di fumo
Senza mai nominare Grillo  afferma: “Rimetteremo in cammino la fiducia, rimetteremo in cammino una idea di futuro senza sbandierare favole o miracoli e mettendoci invece a muso duro contro gli imbonitori, i venditori di fumo che porterebbero il Paese alla catastrofe. E  dalla folla assiepata nello spazio della Festa insieme agli applausi viene scandito il nome del segretario. Bersani sorride, mostra una qualche emozione. In un paese normale il suo discorso , da segretario del partito e non da candidato alle primarie che lui stesso ha voluto, “senza nascondermi –dice-dietro le regole dello statuto, sarebbe di fatto l’apertura della campagna elettorale da parte del candidato naturale a presidente del Consiglio. Il suo, appunto, è stato l’intervento a nome dell’intero partito, richiamato al valore dell’unità, oltre i personalismi. Rivolto a Monti ha affermato che ha un compito difficile , “ci ha salvato dal baratro e garantiremo la stabilità del governo. La nostra parola verso il governo Monti è stata, è e sarà: lealtà. Una parola che dice l’onestà del sostegno e dice anche della franchezza delle nostre idee e delle nostre posizioni, in quel che ci piace e non ci piace, in quel che faremmo o faremo diversamente” .Richiamando ancora i progressisti europei  afferma: “Dobbiamo dire a piena voce quello che vogliamo, dire quale è il primo passo sulla nuova strada e dire anche dove deve portare la nuova strada.

Rompere la spirale fra austerità e recessione
 Il primo passo è rompere la spirale fra austerità e recessione. Dentro a quella spirale la crisi economica e finanziaria si aggrava, il distacco cresce, la democrazia si ammala. Il debito non è la causa della crisi ma in buona misura ne è una conseguenza. Nessun paese sottoposto a cure massacranti può davvero migliorare i conti. Il rigore è una condizione assolutamente necessaria, ma non è l’obiettivo. L’obiettivo è un’economia reale che cammini. Insomma in un paese normale, pensiamo noi, un partito si deve presentare all’elettorato copn una proposta politica, una e una sola.
Le primarie ma per discutere di Italia non del Pd. Lo farà il congresso
nvece le primarie. Il segretario del Pd,facendosi garante del rinnovamento già avviato nel partito e nelle rappresentanze istituzionali, ha avvertito chi concorrerà  che saranno “ per la scelta del candidato dei progressisti alla guida del governo.Si discuterà di Italia non di noi. Per discutere di noi ci sarà l’anno prossimo un libero congresso”.” Non ci sono qui, adesso, bilance, bilancini o tribunali da allestire. Qui si parla di Italia e di come portarla fuori dalle più gravi difficoltà da sessant’anni a questa parte.” Sulla legge elettorale poche parole , due paletti molto chiari: alla fine della giornata di votazioni il cittadino deve sapere chi governerà,  e deve avere la possibilità di decidere  chi lo deve rappresentare. Sui avvia a concludere, parla di un Pd che deve dare speranza,fiducia, certezze  al paese,, di responsabilità e unità. Chiude ricordando  papà Cervi, il contadino di Reggio Emilia diventato simbolo della lotta antifascista, della resistenza che di fronte ai  cadaveri dei suoi sette figli ,partigiani,fucilatii dai fascisti dice: “ Dopo un raccolto, ne serve un altro”. Prende in braccio una bambina figlia di immigrati, gli portano un gran mazzo di fiori, un grande applauso del “suo”popolo.



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