Laboratorio per la sinistra. Dieci punti per l’Agenda Bersani

ROMA – Dopo l’assemblea nazionale tenuta a Reggio Emilia e il seminario tenuto bell’ambito della Festa del Pd , “Laboratorio politico  per la sinistra, nel Pd e col Pd”,accelera i tempi, anche alla luce degli avvenimenti  di questi giorni che segnano la situazione politica.

Verrà messa a punto definitivamente la proposta  per il programma di governo del centrosinistra, l’Agenda Bersani e prenderanno il via comitati elettorali a sostegno della candidatura di Berani a presidente del consiglio. Con questo articolo Pietro Folena,Sergio Gentili, Carlo Ghezzi, fra  i fondatori di “Laboratorio “ fanno il punto sul lavoro svolto e sulle prossime iniziative

L’intervento di Pierluigi Bersani alla conclusione della Festa Democratica di Reggio Emilia, dopo settimane di discussioni e conflitti incomprensibili, mette al centro del confronto  i contenuti del lavoro e della lotta alla speculazione. “Occorre levare alla finanza la libertà di uccidere”: parole che ricordano da vicino quelle di François Hollande all’inizio della sua vincente campagna presidenziale (“il mio avversario non ha nome, non ha volto, non si presenta alle elezioni, ma ha un grandissimo potere, la finanza”).  L’associazione Laboratorio Politico per la Sinistra, che alla vigilia dell’intervento di Bersani ha tenuto un seminario con molti interlocutori esterni su quella che abbiamo chiamato “Agenda Bersani”, è nata proprio con l’obiettivo di far diventare la candidatura alle primarie del segretario del Pd lo strumento per la costruzione di un programma di svolta progressista per l’Italia.

Creare ottimismo e produrre speranza

Creare ottimismo e produrre speranza, in un paese colpito dalla recessione e da una depressione psicologica e morale, vuol dire far propri due capisaldi di analisi. Il primo è che la morsa della crisi mondiale, che ha colpito soprattutto le grandi economie occidentali, e che si sta stringendo sulla vita di milioni di lavoratori, con un carico di paure inedito, apre una nuova domanda di sinistra: una sinistra diversa da quelle del XX° secolo, ma una sinistra nel senso di una forza che faccia suoi i valori dell’uguaglianza, della responsabilità verso la natura e della dignità della persona. Il secondo è che la disaffezione ai partiti e alle forze organizzate, soprattutto in Italia -Paese che ha già conosciuto il trauma del ’92, e che ha vissuto sospesa nella dialettica pro o contro Silvio Berlusconi per vent’anni-, scarica una critica più generale alla democrazia rappresentativa investendo dal basso all’alto, dai Comuni al Parlamento, le fondamenta repubblicane, col rischio che i senza voce e i senza rappresentanza, a cominciare dai più colpiti dalla crisi economica, si infatuino di scorciatoie populistiche e antidemocratiche. C’è, come non mai, bisogno di democrazia.

Il campo del Pd è quello socialista e democratico

Il Laboratorio non ha nulla a che vedere con le numerose e legittime correnti del Pd. E’ un’associazione di iscritti al Pd e di non iscritti al Pd che riconoscono che solo con un successo di questo partito le cose possono cambiare. Tanto più in ragione del fatto che sulla scena il Pd è l’unico Partito non personale: un partito da cambiare, da liberare da vecchi o nuovo patti di sindacato, autenticamente democratico.
Abbiamo tre semplici convinzioni: 1) la partita di fondo si gioca in Europa e il campo del Pd è quello socialista e democratico, a cui spetta, dopo il quindicennio di dominio delle destre, la ricostruzione di un’idea comune; lo scontro, è fra questo campo e quello moderato e di centro-destra, guidato dal Partito Popolare Europeo; 2) in Italia, con questa legislatura, finisce -dopo il centrodestra- l’epoca dei governi tecnici; la parola torna al popolo e alla politica, e va respinta in radice ogni ipotesi di grandi coalizioni che mescolino programmi e visioni alternative; sappiamo che ogni giorno in modo martellante la finanza e i poteri forti spingono in questa direzione, per impedire un governo politico segnato dall’impronta delle idee del Pd e della sinistra; 3) la legge elettorale deve salvaguardare un principio maggioritario, che permetta ai cittadini di scegliere; in questo contesto l’indirizzo proporzionale, che emerge da un asse inedito Pdl-Udc, è volto solo all’obiettivo di impedire la vittoria della sinistra e un Governo progressista.

Le primarie, scelta coraggiosa e non comoda di Bersani

La scelta che Bersani ha fatto di volere le primarie -né obbligata né comoda- è stata una scelta coraggiosa e generosa, mossa dalla preoccupazione di creare un nuovo scorrimento democratico che trasformi la rabbia e la protesta in partecipazione e impegno. Non bisogna avere paura. Ma mettere al centro l’affidabilità della persona e un’agenda corrispondente ai sentimenti e ai bisogni del Paese. Sul piano dell’affidabilità, Bersani non è secondo a nessuno. Ma è sul terreno dell’agenda che, senza disconoscere nell’emergenza post-berlusconiana i meriti di Mario Monti (che tuttavia non ha nascosto le sue simpatie per il PPE), occorre una discontinuità netta rispetto all’Agenda Monti.

Le proposte per il programma di governo
Noi abbiamo indicate, nel solco della carta di intenti del Pd, indichiamo dieci punti di un’Agenda Bersani:
gli Stati Uniti d’Europa, come patria allargata in cui la generazione Erasmus si può riconoscere;
il nostro avversario è la finanza speculativa, e l’economia deve tornare ai valori reali del lavoro, dell’impresa e di un sistema bancario trasparente al servizio della collettività;
una vera patrimoniale, che chieda un contributo alto ai piùì ricchi, come base di una nuova giustizia fiscale;
lo sviluppo sostenibile, scelta obbligata per creare lavoro, innovare l’ìmpresa e salvaguardare suolo, acqua, aria e clima, facendo della significativa riduzione della dipendenza nazionale in campo energetico dai combustili fossili l’obiettivo strategico della prossima legislatura;
il valore del lavoro, alleggerendo la pressione fiscale, cancellando per via legislativa i guasti delle riforme Fornero e trasformando il contratto a tempo indeterminato nella forma ordinaria di lavoro per liberare i giovani dalla precarizzazione;
l’asse tra Mezzogiorno, Europa e sviluppo euromediterraneo, con le grandi opportunità delle aperture democratiche e dei mercati nei paesi arabi;
liberare la vita delle donne dagli ostacoli e dai vincoli che impediscono l’uguaglianza e la libertà; e così di tutte le persone che, per ragioni diverse (orientamento sessuale, diverse abilità), sono ancora discriminate;
mettere al centro le città, contro gli effetti devastanti del patto di stabilità, come motore di un’altra crescita e di un moderno stato sociale;
difendere scuola pubblica, università e ricerca e fare dell’industria della cultura il volano economico del futuro;
praticare e allargare la democrazia, muovendo da una nuova concertazione allargata alle associazioni e al volontariato e dalla riforma democratica dei partiti.

Da subito i comitati Bersani in tutto il Paese

Per fare questo l’Agenda Bersani, nella rappresentanza parlamentare, deve proporsi, accanto ad alcuni presidii di esperienza, di costruire un profondo rinnovamento, che affermi generazioni, donne e uomini, lavori, professioni, culture e competenze davvero rappresentative di un’Italia nuova.
 Fin da ora proponiamo e intendiamo praticare la costruzione di Comitati Bersani nei paesi, nei quartieri, nei posti di lavoro, di studio attorno a interessi e temi specifici: Comitati che non solo si propongono di sostenere apertamente Pierluigi Bersani alle primarie, ma che intendono proporre un’Agenda Bersani, di profondo rinnovamento, e trasformare le primarie stesse e poi le elezioni in un grande confronto sul futuro del Paese.

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