Pd. I “mille” dell’assemblea alle prese con le primarie

Il “Laboratorio per la Sinistra” promuove i comitati per Bersani

ROMA – «Quando lasceremo ad altri, nei prossimi mesi, il governo del Paese, spero di lasciarlo un po’ meno rassegnato e un po’ più rasserenato». Così il presidente del Consiglio Mario Monti, nel suo intervento al Forum della cooperazione internazionale, a Milano.
Con queste parole sembra che il premier, stiracchiato da tutte le parti, torni alle origini, quando ha affermato, se ce ne sarà bisogno, lui si renderà ancora disponibile.
Questa dichiarazione di “disponibilità”, negli ambienti vicini al presidente, è stata riferita alla possibilità che dalle prossime elezioni non esca una maggioranza. Da qui, invece, sono partite richieste esplicite rivolte a Monti a diventare, pur non candidandosi in quanto senatore a vita, il leader di liste civiche come proposto da Udc e Fli e da nuove formazioni politiche moderate, come proposto da Luca di Montezemolo. In questo clima di incertezze per non dire di gran confusione che non avvicina di certo i cittadini alle istituzioni e alle forze politiche, il Pd è chiamato a definire le regole per le primarie, che dovranno poi essere concordate con la coalizione di centro sinistra.
Intanto hanno preso corpo i comitati “per Bersani” a sostegno della candidatura del segretario del Pd a presidente del Consiglio. Giovedì 4 ottobre alle ore 13,00, presso la sala stampa della Camera dei Deputati si terrà una Conferenza stampa indetta dal “Laboratorio politico per la sinistra”, dove verranno presentate le proposte per il programma di un governo di centrosinistra e per la costituzione dei comitati Bersani.
Sabato mattina all’Hotel Ergife di Roma poco meno di mille dirigenti del partito democratico, che costituiscono l’assemblea nazionale, si troveranno di fronte a problemi su cui da tempo è in corso un dibattito, anche molto acceso, su quello che sarà lo svolgimento delle primarie. Circolano delle bozze sulle proposte che andranno in discussione.

Tessera elettorale di “Sostenitori del centro sinistra”

Ventimila firme per candidarsi. Una sola, a sottoscrizione del «Manifesto per l’Italia», per poter partecipare. La consegna di una tessera elettorale di «sostenitore del centrosinistra» che dà diritto a votare, come strumento per evitare infiltrazioni di «Batman» vari, come più volte ha ribadito Pierluigi Bersani.

E il doppio turno, nel caso nessuno sfidante ottenesse il 50% dei consensi, per poi andare alla partita per Palazzo Chigi con una forte investitura popolare. Sabato l’Assemblea nazionale del Pd metterà ai voti le regole per le primarie da cui uscirà il candidato premier della coalizione dei progressisti. Per essere approvate, il parlamentino democratico dovrà essere in numero legale, dovranno cioè votare la metà più uno dei membri elettivi (sono in tutto poco meno di mille). E in queste ore dal Nazareno è partita non solo una selva di telefonate per garantire quante più presenze possibili, ma anche un’opera di convincimento nei confronti di quanti (soprattutto tra i «Democratici davvero» di Bindi e gli ex-ppi che fanno capo a Fioroni) sono tentati di far mancare il quorum per fermare sul nascere una sfida ai gazebo che ritengono più dannosa che utile.

Si cambia lo statuto per consentire la candidatura di Renzi

Una parte delle norme da approvare riguarda soltanto il Pd: si voterà una misura transitoria che consentirà a Matteo Renzi di correre (in pratica una deroga allo Statuto che prevede sia soltanto il segretario a poter partecipare alla sfida per la premiership), più una norma per evitare il moltiplicarsi incontrollato di candidature (per scendere in campo bisognerà incassare 300 firme tra i membri dell’Assemblea o il 3% di sottoscrizioni tra gli iscritti al Pd, che sono poco più di 600 mila). Ma sabato, nella riunione convocata all’Hotel Ergife di Roma, si dovrà anche dare mandato a Bersani, Renzi ed eventuali altri candidati del Pd di andare a trattare con gli altri partecipanti della coalizione.

Dai “bersaniani” filtrano notizie in merito al doppio turno (e quindi si dovrebbe votare il 25 novembre con eventuale seconda chiama il 2 dicembre) per evitare – si afferma – il ripetersi di situazioni come quelle  delle primarie di Napoli o di Palermo, la possibilità di far votare sedicenni e stranieri (era così anche nelle precedenti consultazioni, come fa notare il responsabile Organizzazione del Pd Nico Stumpo rispondendo all’editoriale del Corriere della sera di ieri), un tetto alle spese della campagna (250 mila euro) e, per poter votare ai gazebo, la sottoscrizione di un manifesto «Per l’Italia bene comune» che sarà in pratica la carta valoriale con cui la coalizione dei progressisti andrà alle elezioni di primavera. Chi firmerà questo documento, che verrà poi pubblicato on-line insieme ai nomi di chi lo ha sottoscritto, riceverà una tessera elettorale di «sostenitore del centrosinistra» che darà diritto a votare alle primarie. Entrambe le pratiche si svolgeranno il giorno della consultazione ai gazebo.

All’assemblea nazionale non parteciperà Matteo Renzi, “impegnato” nel camper che circolerà fra la Calabria e la Puglia. Lo sostituirà Roberto Reggi che fa parte del suo staff, il quale fa sapere che non c’è motivo di cambiare le regole che sono state seguite in precedenti elezioni.

Doppio turno e diritto a votare per chi sottoscrive il manifesto e prende la tessera elettorale sono però norme che sarebbero
condivise anche da Sel e Api. Bersani sottolinea che le “regole” non sono contro Renzi, ma contro eventuali “batman”, l’ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio con le sue 30mila preferenze, ora indagato a Roma per peculato e a Viterbo per calunnia e falso.

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