Emilia, in forse i fondi UE per il sisma

E per l’OCSE l’Italia non cresce fino al 2060

ROMA – I fondi della Unione Europea per il sisma in Emilia si sono arenati in un pasticcio procedurale e rischiano di restarsene a Bruxelles mentre l’Ocse ha pubblicato un rapporto che contiene previsioni di lungo termine per la boccheggiante economia nostrana che sono una pietra tombale sulle speranze dei giovani di oggi, di domani e di dopodomani.

Da Bruxelles un blocco pesante
Al momento non è stato ancora trovato un accordo sulle modalità di finanziamento dei 670 milioni di euro che la UE dovrebbe inviare in Emilia per aiutare la popolazione colpita dal recente sisma a ripartire e, nonostante quanto dichiara il rappresentante permanente del nostro Paese presso l’Ue, Ferdinando Nelli Feroci, che si è detto “ottimista sulla possibilità di raggiungere entro la nottata una decisione positiva sul finanziamento dei 670 milioni di euro” stanziati dal Fondo di solidarietà, la soluzione potrebbe non essere facile.
Nelli Feroci partecipa in rappresentanza dell’Italia al negoziato dell’Ecofin in corso a Bruxelles sul bilancio comunitario 2013 e sui due correttivi di bilancio per il 2012, su cui è stata espressa opposizione da alcuni Stati membri. Le proposte di bilancio correttivo della Commissione europea includono, oltre ai fondi per il sisma in Emilia Romagna quasi 9 miliardi di euro di rimborsi, 1,75 dei quali destinati all’Italia per i programmi di coesione dell’Unione, il Fondo sociale, il Fondo di sviluppo regionale e i fondi per lo sviluppo rurale.
Punto del contendere è se i soldi per questi assestamenti di bilancio debbano essere presi da altre poste del bilancio comunitario o se debbano essere versati ulteriori quote dai Paesi membri. Una manovra a costo zero comporterebbe una sostanziale riduzione di altre spese dell’Unione per fare fronte ad una emergenza mentre la dazione di nuove risorse comporterebbe maggiori esborsi per quei paesi che beneficiano meno dei fondi e che sono maggiori finanziatori dell’Unione.

Nelli Feroci, che tiene informati in tempo reale  Errani, Gabrielli e Monti, ha dichiarato che tutti e “soprattutto la Commissione europea, la presidenza di turno cipriota del Consiglio Ue e il Parlamento europeo (rappresentato dal presidente della commissione Bilancio Alain Lamassoure) hanno sottolineato come i fondi per l’Emilia siano dovuti, e che una decisione in merito è necessaria e deve essere presa”.
Secondo l’ambasciatore non si tratterebbe di una vera opposizione ma di una mera questione procedurale per cui “la decisione sulle modalità del finanziamento di questi fondi deve venire assunta contestualmente a quella sull’altra rettifica del bilancio 2012, quella da 9 miliardi”.
I paesi che al momento hanno presentato le loro riserve sono Olanda, Svezia, Gran Bretagna e Finlandia, oltre a Germania e Austria che sembrerebbero avere riserve molto più contenute.

OCSE. L’Invecchiamento della popolazione bloccherà la crescita
Il male del secolo saranno i capelli grigi, saranno loro infatti a minare la crescita nei paesi dell’attuale primo mondo secondo le avventurose previsioni dell’Ocse. L’Organizzazione parigina ha infatti pubblicato un rapporto dal titolo ‘Looking to 2060: long-term global growth prospects’ che contiene proiezioni economiche con un orizzonte temporale di quasi cinquant’anni, abbastanza per vedere i bambini nati quest’anno divenire imbolsiti padri di famiglia.
Usando quindi le doverose pinze che sono necessarie nel trattare previsioni di questo tipo, con una intrinseca possibilità di errore, data dalla lunghezza del periodo studiato, estremamente elevato dal rapporto OCSE emerge un mondo nuovo ed altro rispetto a quello cui siamo abituati oggi.
A causa dell’invecchiamento della popolazione i Paesi avranno una decisa compressione nelle loro prospettive di crescita e tra i paesi top per età media c’è proprio la Penisola. L’Italia è infatti terza nell’area Ocse dopo Giappone e Germania. E la tendenza continuerà ad affermarsi, già nel 2030 gli ultra 65enni saranno il 40% della popolazione italiana e nel 2060 faranno registrare un dato prossimo al 60%, circa il doppio rispetto al livello odierno. Sempre nel 2060 gli over 65 sfioreranno il 70% in Giappone  e in Germania saranno il 60%.

L’Italia peserà la metà, sarà più affollata e più povera
Il Pil italiano secondo l’Ocse crescerà mediamente dell’1,4% l’anno in media nei prossimi 50 anni, segnando così uno dei dati peggiori tra i Paesi industrializzati. A fare peggio, a livello di Pil nazionale,  ci penseranno la Germania ed il Giappone che faranno segnare il +1,1% la ex locomotiva europea ed il +1,3% il Paese del sol levante.
A causa di questo rallentamento il peso del Pil italiano sul totale mondiale scenderà a capofitto. Il dato odierno che vede il nostro Paese contribuire al Pil mondiale nella misura nel 2008 del 2,8%, si ridurrà all’1,8% nel 2020 e infine ad appena l’1,4% nel 2060.
Una velocità di sviluppo uguale alla nostra la avranno anche altre due economie soffocate dai debiti, il Portogallo e la Grecia, oltre che l’Austria mentre la Spagna farà segnare un brillante +1,7%. Bene andranno anche la Francia con una media del più 1,6% e addirittura sopra la media Ocse la Gran Bretagna che registrerebbe nei 50 anni un tasso medio di crescita pari al +2,1%.
Le previsioni per l’Italia ci parlano di una crescita dell’1,3% l’anno tra il 2011 e il 2030 seguita da 1,5% nei 20 anni successivi mentre la media Ocse al 2060 e’ del 2%.
Sono invece nerissime le previsioni relative al Pil pro capite del nostro Paese, la crescita media di questo dato sarà infatti ancora inferiore situandosi all’1,35 nel cinquantennio 2011-2060, dato figlio di un misero + 0,9% tra il 2011 e il 2030 e un successivo 1,5%.
A livello di Pil pro capite l’Italia resterebbe quindi dietro alla Germania, che farebbe segnare un incremento pro capite del +1,5% mentre come detto a livello di Pil complessivo l’Italia avrebbe una prestazione migliore dei cugini tedeschi; tale previsione è però possibile solo se la popolazione italiana aumentasse in misura maggiore di quella tedesca, andando a creare l’immagine di un paese affollato e molto meno ricco di oggi.

Una nuova economia
Sulla base delle parità di potere di acquisto del 2005, la Cina dovrebbero effettuare lo storico sorpasso ai danni dell’economia di Eurolandia già quest’anno mentre gli Stati Uniti aspetteranno altri quattro o cinque anni per farsi soffiare lo scettro di maggiore economia del mondo. L’India invece ha già messo la freccia e sta sorpassando il Giappone mentre dovrebbe sbrigare la pratica europea in meno di vent’anni. La Cina resterà il paese più dinamico fino al 2020 quando sarà superata da India e Indonesia.
Il totale dei Pil di Cina e India sorpasserà quelli dell’intero G7 già per il 2025 e entro il 2060 i due subcontinenti avranno un Pil complessivo superiore a quello di tutti gli attuali 34 Paesi industrializzati messi insieme, mentre oggi le loro economie arrivano a stento alla terza parte.
A cambiare saranno quindi equilibri e rapporti di forza, a fronte di una crescita media annua globale del 3 per cento, si verificheranno infatti sostanziali rallentamenti ed accelerazioni con conseguenti modifiche del peso di ciascun paese nel Pil globale.
La Cina, che oggi pesa per il 17 per cento del Pil globale come Eurolandia, secondo l’Ocse salirà al 28 per cento nel 2060, mentre l’area euro perderà peso scendendo dal 17 per cento al 9 per cento.
Anche gli USA scenderebbero sostanziosamente passando dal 23 per cento al 16 per cento, facendo così spazio all’India che passerebbe dal 7 per cento al 18 per cento.

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