Il Caimano contro la Boccassini: “Il fango ricadrà su di loro”. Ma per ora imbratta lui

MILANO – Ancora una volta il Caimano risponde ai magistrati milanesi, che lo vogliono a giudizio brevissimo per concussione e prostituzione minorile, con il coltello fra i denti. “Questa volta è stato superato ogni limite. Il fango ricadrà su chi utilizza la giustizia come arma politica”.

È il solito refrain, che dura da sedici anni. Giustizia politica, giustizia ad orologeria. Quella della “scansione temporale” che sarebbe utilizzata dalle “toghe rosse” poi è una panzana al limite del ridicolo: non solo Berlusconi era indagato dal 21 dicembre scorso senza che alcuno lo sapesse (quindi i magistrati non avevano pubblicizzato o contrabbandato la notizia di reato, come da sempre li accusano i berluscones) ma non si capisce quale poteva essere il “momento buono” perché la notizia fosse resa pubblica. Se, infatti, fosse stata annunciata prima della pronuncia della Consulta sul legittimo impedimento si sarebbe gridato allo scandalo del voler influenzare il voto dei giudici costituzionali; la si è diffusa dopo ed ecco spuntare l’accusa di “giustizia ad orologeria”.

 

L’inchiesta

La realtà è, come sempre, molto diversa da come viene dipinta dal partito berlusconiano. Ilda Boccassini e i suoi colleghi hanno raccolto prove tali in ordine ai deplorevoli comportamenti del premier da dirsi convinti di richiedere il giudizio abbreviato (quindi il pubblico dibattimento, con le carte fino ad ora emerse), che potrebbe svolgersi anche a febbraio. Ruby, la giovane marocchina, all’epoca dei fatti appena diciassettenne, secondo i pm milanesi avrebbe trascorso ben sei giorni nella residenza di Arcore. A fare che cosa? Questo è il punto che i difensori del premier contestano, ribadendo che fra il loro assistito e la minorenne non ci sarebbe stato alcun rapporto intimo. La versione è peraltro confermata dalla stessa giovane, oggi maggiorenne: “”Ho conosciuto il Presidente del Consiglio il 14 Febbraio, il giorno di San Valentino, ero andata lì con una mia amica di cui non posso fare il nome. L’ho visto poi altre volte ad Arcore e villa San Martino per delle normali cene. Si è svolto tutto tranquillamente, c’ era cibo tricolore, con i colori della bandiera italiana. Vuol dire che ci tiene alla sua patria. C’era Apicella e il Presidente che cantava e raccontava barzellette, una serata tranquilla” dice a Sky Tg24 e poi aggiunge: “Non ho mai fatto sesso con il premier”, confermando comunque di aver ricevuto parecchi soldi per quella frequentazione: “Ho ricevuto settemila euro la prima sera che sono andata da lui perché la ragazza che mi aveva accompagnato sapeva della mia situazione difficile. Ero appena arrivata a Milano ed era difficile viverci. Ha parlato con lui e gli ha spiegato la mia storia, la mia situazione familiare e lui mi ha aiutato”. Insomma, Arcore come ufficio di pubblica beneficienza, questa è la versione poco credibile che i legali del premier diffondono e alla quale, comunque, non mostrano di aderire i magistrati milanesi.

 

La versione di Berlusconi

Il premier, come si è detto, la butta in politica, gridando la sua innocenza,  utilizzando parole grosse: “Mai, in diciassette anni di accanita persecuzione giudiziaria contro la mia persona – afferma Berlusconi – alcuni Pubblici Ministeri della Procura di Milano erano arrivati a stravolgere, in modo così inverosimile e grottesco, la realtà dei fatti, le garanzie costituzionali e lo Stato di diritto”. I magistrati, secondo il premier, hanno “proceduto in spregio a ogni norma”, mettendo in atto, fra le altre cose, “perquisizioni e trattamenti inaccettabili nei confronti di persone considerate semplicemente »a conoscenza dei fatti”.

 

Le feste del Bunga Bunga

I magistrati avrebbero fatto luce su quanto avviene nei famosi dopo-cena ad Arcore. Naturalmente non sono quelli oggetto di indagine, dato che non rappresentano un reato in sé. Dopo aver partecipato al banchetto, un nugolo di una trentina di ragazze, insieme al premier, e, pare, alla presenza anche di Carlo Rossella, passano nell’area dei festeggiamenti, diciamo così, dove si denudano ed alcune si travestono da poliziotte o postine (come nella commedia pecoreggia all’italiana), mostrando le loro grazie agli attempati astanti. Ruby ha dichiarato che, in quelle occasioni, era una delle poche a rimanere vestita, limitandosi a servire qualcosa da bere agli augusti personaggi. Dopo qualche ora di Bunga Bunga, le giovani donne prescelte ricevano l’invito a fermarsi per la notte, mentre alle altre veniva offerto un compenso (più basso) ed un arrivederci.

 

Le ipotesi di reato

Berlusconi dovrebbe rispondere del reato di concussione aggravata e di sfruttamento della prostituzione minorile. Il primo reato gli viene contestato proprio per la vicenda Ruby, l’aver telefonato in questura per sollecitare, in qualità di capo del Governo, il rilascio immediato della minorenne e il suo affidamento alla deputata regionale Nicole Minetti. Il secondo reato ipotizzato scaturisce dall’aver avuto rapporti sessuali con una minorenne, cosa che, come abbiamo visto, la stessa Ruby smentisce. Fra l’altro, la procura di Milano ha acquisito la testimonianza anche di tre giovani donne, amiche di infanzia della Minetti, che hanno partecipato alle feste del Bunga Bunga, le quali avrebbero confermato la dinamica dei fatti. Le serate partirebbero per impulso di Emilio Fede che, al telefono con Lele Mora, si limiterebbe ad esclamare: “Stasera Bunga Bunga”. Mora si attiva e raggruppa un non meglio precisato esercito di “signorine” (escort di alto bordo). Verrebbe allertato anche lo storico cassiere di Arcore, Giuseppe Spinelli, il quale ha il compito di preparare le buste con il “quantum” in denaro per le ospiti (compensi a scalare a seconda se chi partecipa si ferma anche la notte o no).

Ora, quest’altra grana per il Caimano potrebbe compromettere la sua opera di ricostruzione della maggioranza. Per questo è furioso e pronto ad ingaggiare la sua ennesima e forse ultima tenzone con i giudici.

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