L’Ocse ci boccia, Pil ancora giù. Fra un anno una nuova manovra

ROMA – Il rischio che il susseguirsi di manovre recessive come quelle portate avanti dal Governo Monti portasse ad un insieme di danni superiori al complesso dei benefici è ormai evidente da tempo ed è ormai certificato anche dall’Ocse.

L’organizzazione nel suo Economic outlook di novembre, cala la mannaia sulle previsioni economiche del nostro Paese, con un peggioramento ulteriore delle previsioni sul Pil, che passano dal meno 1,7 % previsto a giugno al 2,2% previsto ora. A causa del peggiore andamento dell’economia si avrà poi un peggior rapporto tra deficit e Pil che potrebbe far segnare il 3% nel 2012 e il 3,4 % nel 2014, ciò causerebbe, secondo l’Ocse, la necessità di dover nuovamente ricorrere a una nuova massiccia manovra nel corso del 2014.
Sembrerebbe quindi materializzarsi il circolo vizioso tra austerità e recessione che, innescato da manovre fortemente recessive, si auto alimenta. La Confindustria parla di “ crisi che si aggrava” Per il centro studi di Viale dell’Astronomia  nel quarto trimestre del 2012 l’economia italiana “ osserverà un nuovo aggravamento. Le industrie vanno male, le commesse sono in discesa.

Crollo dei consumi come non  si vedeva dai tempi di guerra

Delicata la previsione dell’organizzazione parigina che prevede una contrazione del Pil italiano del 2,2% per il 2012 e dell’1% per il 2013, in netto peggioramento rispetto alle previsioni di appena sei mesi fa quando ci si era fermati a -1,7% nel 2012 e -0,4% nel 2013. Se da una parte Parigi da buona parte della responsabilità ad un perdurare dello stato di estrema debolezza della crescita europea, ed in particolare al peggioramento delle prospettive dell’eurozona, che secondo l’Ocse non uscirà dalla recessione nemmeno l’anno prossimo, restando addirittura “la principale minaccia per l’economia mondiale al momento, nonostante le recenti misure che hanno ridotto le pressioni a breve termine” dall’altra parte Parigi apre uno scenario nerissimo su Roma.
Secondo l’Ocse, infatti, la crisi e le misure di austerità varate dal Governo Monti hanno causato il maggior calo dei consumi registrato dal secondo conflitto mondiale. “Il consolidamento fiscale, pari quest’anno a quasi il 3%, ha indebolito la domanda interna, e i consumi privati sono scesi al tasso maggiore dalla Seconda Guerra Mondiale”, nonostante ciò l’Ocse esprime fiducia nel cammino di risanamento tracciato dall’esecutivo, con particolare riguardo alla riforma del mercato del lavoro.

Lavoro in via di estinzione ed allarme conti pubblici

I primi a pagare saranno, ovviamente viste le politiche del Governo, i lavoratori ed il lavoro con il tasso di  disoccupazione che continuerà ad aumentare nei prossimi due anni sia nel nostro Paese, passando dal 10,6% nel 2012, al 11,4% nel 2013 e al 11,8% nel 2014, che nell’area euro, 11,1%, 11,9% e 12%.
Le maggiori preoccupazioni per l’Ocse ed anche per gli italiani sono però legate all’andamento dei conti pubblici del nostro Paese da una parte e alla continuità dell’azione di governo dall’altra.
L’organizzazione parigina prevede infatti un deficit al 3% del Pil nel 2012, al 2,9% nel 2013 e al 3,4% nel 2014, e un andamento meno favorevole di quanto previsto dal nostro esecutivo per il percorso di riduzione del debito,arrivando a  prevedere la necessità di “un’ulteriore stretta di bilancio sarebbe necessaria nel 2014 per restare nel percorso di riduzione del debito previsto”.


Giovannini (Istat) No a ulteriori tagli al bilancio dello Stato

Secondo il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini i prossimi mesi saranno ‘ancora difficili’ ma sarà possibile vedere una ‘svolta a metà del 2013’, per Giovannini è però necessario che la ripresa sia forte perché riparta l’occupazione.
Giovannini si è inoltre dichiarato “concorde sul fatto che ulteriori tagli al bilancio pubblico rischiano di essere dannosi” ma ogni discorso avrebbe senso solo nel caso in cui il 2013 porti con sé una ripresa “altrimenti l’intero quadro cambierebbe e andrebbe ridiscusso a livello europeo’.
Giovannini ha poi fatto un richiamo agli indicatori Ocse sull’attività economica ricordando che ‘segnalano ad agosto un’interruzione della caduta e un accenno di ripresa pari allo 0,05% che potrebbe esserci da settembre’.

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