Berlusconi: la notte della democrazia

ROMA – La società italiana reca dentro di sé un corpo estraneo e letale, vale a dire una gran quantità di individui che hanno votato e continuano a votare per Berlusconi.
C’è uno spazio, quasi fisico, tra il sogno utopico di vivere in una società umana dove l’etica di vita non sia improntata sul vecchio ritornello homo homini lupus, e una società violenta, poliziesca, militarizzata, tirannica e oligarchica dove la ragione ed il diritto appartengono sempre al più forte, che, in termini del terzo millennio, significa al più ricco. Ebbene questo spazio mentale è stato non solo colmato ma oltrepassato dal berlusconismo.

Buona parte degli italiani è ormai convinta che solo la furbizia paga, che solo l’ipocrisia cattolica paghi, che solo inserendosi  in un sistema clientelare e nepotista paghi. Ed hanno ragione: prova ne sono la parentopoli  del comune di Roma e l’assunzione diretta di diecimila insegnanti di religione assunti, motu proprio, dai vescovi  italiani e inseriti a forza nelle scuole di stato. Noi sappiamo che queste persone vivono perennemente in un tragico ‘bunga bunga’, dove chi offre meglio il culo e aderisce, più in fretta degli altri, a questo puttanaio, avrà almeno qualche osso da rosicchiare. La prostituzione della propria identità umana, e quindi del sé più profondo, è un fatto normale e auspicabile per i berluscones.

I migliori di loro non si ricordano neppure quando hanno iniziato ad accettare regole di vita e leggi invisibili che portano alla disumanizzazione della civiltà umana. Non si ricordano quando hanno iniziato la discesa negli inferi del tradimento di se stessi e al disonore.  Si, al ‘disonore’, anche se è una parola talmente poco usata da far si che molti italiani non comprendano neppure il vero significato. Lo ricordiamo noi: il disonore è una macchia interna, è il ritratto mostruoso di Dorian Gray riposto in soffitta dove nessuno lo può vedere; è ciò che persino un Fini ha citato quando ha detto, più o meno, che voleva continuare a riconoscersi allo specchio come essere umano. (Ce ne ha messo di tempo per accorgersi.)

Ma, forse, quando questi individui, che si sono fatti corrompere da questo andazzo generalizzato, quasi senza rendersene conto, hanno sussultato per l’ultima volta di fronte ad un’ingiustizia, qualcuno li ha convinti che non era niente, “sò cose e niente” come diceva Edoardo De Filippo, e così per gradi sono diventati loro stessi “cose e niente”  entrando a far parte dell’inferno dell’irresponsabilità e dell’assenza, fino a trasformare in difetto la capacità di dire “no, io non ci sto”.
Ci rendiamo conto che è stato molto difficile non accecarsi e non divenire complici di questo sistema di corruzione, soprattutto se tutti i santi giorni dell’anno, viene iniettata, attraverso  le televisioni,  la droga della mediocrità e del sotterfugio. Chi ha cominciato ad ingerire queste droghe pesanti poi non ne più potuto fare a meno. Come un drogato assuefatto ha continuato a cercare la risata facile, lo spettacolo tutto culi e tette, gli intrattenimenti urlati, e anche la partita alla televisione e la fiction, unici momenti della sua vita nei quali si potrà identificare in un eroe. Poi, dopo questi lavacri catartici, ha continuare ad essere una nullità umana che parla e discute con altre nullità di niente .

In questi ultimi decenni questi individui si saranno sposati avranno avuto dei figli. E come racconteranno ai loro figli la loro vigliaccheria,  la loro cecità, il loro non essere; cioè come diranno ai figli “io ho votato Berlusconi, e ti ho consegnato questo paese allo sbando, e ti ho negato la speranza del futuro e di un mondo vero ed umano che non assomiglia per niente a questo dove, io, ti ho costretto a vivere?” Ma, forse, non lo dovranno neppure fare perché il loro ragazzo ventenne sarà già corrotto al punto tale che non capirà neppure cosa il padre gli sta dicendo, perché anche per lui, ormai, vale la regola del più furbo.
Vediamo nel nostro dizionario dei sinonimi la definizione di furbo: corruttubile, incivile, invisibilmente violento, asociale, sfruttatore di esseri umani, qualunquista, omertoso, baciapile, ipocrita, arrogante con i deboli e deboli con i potenti, ecc. .

Ma chi sono i furbi di cui stiamo parlando? Chi sono gli Italiani che votano Berlusconi? Ebbene sono persone ‘nomali’ che votano un Tizio che sulle pagine di Famiglia Cristiana fu definito un “malato fuori controllo”. Sono persone ‘normali’ che votano un Caio che la cui moglie ha detto “mio marito non sta bene”. Sono persone ‘normali’ che votano un Sempronio che ha avuto per stalliere un mafioso, ecce cc. ecc.. Ecco chi sono queste persone. Sono persone che non stanno bene come il loro leader ma che in lui vedono il loro impoverito essere riflesso, legittimato, glorificato. E quando Famiglia Cristiana parla di malattia, quando la moglie dice “non sta bene” non vogliono dire che gli fanno male i denti, o che è ammalato alla stomaco, ma parlano della mente.

I politici sono i rappresentanti dei cittadini, e Berlusconi rappresenta la parte peggiore della società italiana. Sicuramente in tutto ciò vi è quella che i sociologhi chiamano ‘identificazione con un leader carismatico’. Lo ha detto anche Berlusconi, “chi mi vota la pensa come me, anzi è come me”. Quindi c’è una identificazione tra Berlusconi e chi lo vota, a livello di Mussolini e di Hitlter. Detto questo il berlusconismo, non è di un’ideologia per il semplice fatto che non ci sono idee. Gli Italiani che votano Berlusconi, sono solo dei furbastri, propensi alla corruzione, pronti a buttarsi come cani sulle briciole che il loro capo gli tira … e chi meglio di Lui poteva incarnare queste caratteristiche, legittimarle e magari ampliarle al di là delle loro più nascoste istanze?
Certo che se esistessero solamente persone così fatte non ci sarebbe nessuna speranza di una società migliore. E ci chiediamo: tornerà il tempo della felicità e della giustizia?

Certamente solo noi ci possiamo regalare una vita migliore. Quindi ognuno di noi deve attingere la forza del rifiuto dentro se stesso, nessuno la può insegnare, non ci sono manuali per l’uso del ‘no’ e del ‘rifiuto’. Come diceva Camus, parlando della ribellione interna di fronte all’ingiustizia: “è qualcosa di quasi organico, che si prova o non si prova. – e poi aggiungeva – non invidio i sogni di chi non la prova”.
Diceva inoltre che“ di fronte all’ingiustizia, esiste solo un modo di sconfiggerla: essere noi giusti.” E noi potremmo essere i giusti che debbono chiedere, ogni giorno, a chi vota Berlusconi, e che ci sta accanto in famiglia, nei luoghi di lavoro e di studio, ragione di questa nostra oppressione di cui loro sono complici. Non è più tempo di neutralità. È il tempo del disprezzo.

Dobbiamo giungere al paradosso di isolare, correndo anche il rischio della solitudine, chi in questi anni ha votato per quest’essere umano definito ormai da tutti, in primis dalla moglie, come un malato compulsivo. Chiedere a nostro fratello, al nostro fidanzato, al collega, al nostro compagni di studi “perché cazzo mi fai vivere in questo stato di cose. Non puoi votare Berlusconi perché avveleni anche me!”

Loro ci parleranno di ‘realismo politico’ noi gli risponderemo che il ‘realismo politico’ se lo possono ficcare in quel posto e che non vogliamo più vivere accanto, come se niente fosse, ad un individuo complice di un tizio che vuole disumanizzare la società. Le separazioni sono dolorose ma ci faranno dire “io almeno ho fatto ciò che andava fatto”.

Forse, poi, usciti per strada ci si troverà in pochi, ma ricordiamoci che in ogni epoca le rivoluzioni sono state sempre iniziate da quattro gatti con un’idea in testa e la ribellione nel cuore.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe