Confindustria. Per l’Italia un altro anno di agonia. La ripresa, forse, nel 2014

ROMA – Non arriverà prima del 2014 la ripresa economica nel nostro Paese, sarà una ripresa stentata e arriverà dopo che una tempesta di dati agghiaccianti si sarà abbattuta sul Belpaese.

E’ questo il futuro disegnato dal Centro Studi di Confindustria nell’ultima pubblicazione di Scenari economici che fotografa una crisi che arriverà a far tracollare il Pil italiano di 8 punti percentuali nel periodo tra il 2007 ed il 2013 e farà perdere, nello stesso periodo, 1,5 milioni di posti di lavoro, con la disoccupazione al 13,6%. E se i numeri sono drammatici non bisogna dimenticare che potrebbe anche andare peggio, viste le reazioni dei mercati e dell’Europa alla  minaccia di un ritorno dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi.

PIl e consumi i grandi malati

 
Mai tanto male i consumi nel dopoguerra, il 2014 vedrà la ripresina
Sono il Pil ed i consumi i grandi malati di questa crisi, ma anche il crollo degli investimenti sta ponendo una seria ipoteca sul futuro del Paese. Il CSC ritocca il Pil nel 2012 e taglia duramente le previsioni per il prossimo anno. Per il 2012 la previsione viene portata a -2,1%, e per il 2013 a -1,1% (contro -0,6% della previsione precedente).
Viene quindi ridotta la pendenza del declino economico del nostro Paese ma ne viene allungata la durata, i primi dati positivi arriverebbero infatti con i dati relativi all’ultimo trimestre dell’anno prossimo. Un dato annualizzato positivo lo si vedrebbe però solo nel 2014, anno in cui si scorgerebbe la celebre luce in fondo al tunnel seppur con un incremento del Pil pari ad appena lo 0,6%.

Il crollo della domanda interna

Per gli uomini di Viale dell’Astronomia è il crollo della domanda totale interna il tratto che maggiormente distingue questa recessione; un crollo della domanda che è stato dettato principalmente dall’andamento delle sue componenti a cominciare dai consumi. Sono infatti questi gli effetti recessivi correlati ad una politica ultra rigorista. I consumi delle famiglie che quest’anno cedono il 3,2% in valore complessivo, il -3,6% in valore pro-capite, fanno infatti segnare il peggior dato dal dopoguerra ad oggi. Il crollo è previsto durare anche per tutto il 2013 con il -1,4%. Il livello dei consumi si stabilizzerà solo nel 2014, quando farà segnare +0,3% in valore complessivo con una ulteriore limatura nel dato per abitante tornando poco sopra i valori del 1997.

Violento calo degli investimenti. Mancano le basi per il futuro

Un altro dato nerissimo segnalato dal CSC è l’andamento degli investimenti che subiscono un violento calo quest’anno facendo segnare un -8,2%, cui seguirà un -1,8% nel 2013.
Dal 2007 gli investimenti si sono ridotti di quasi un quarto, – 23,1%,  in termini reali, arrivando ai minimi dal 1997 e facendo segnare un livello estremamente basso in rapporto al Pil, sarà con ogni probabilità proprio questo a limitare le possibilità di sviluppo del Paese nel prossimo futuro. Nel 2014 si vedrà un piccolo segno positivo, +1,4%.
Per Confindustria a pesare sono la grossa capacità produttiva inutilizzata in molti settori, le attese di scarse vendite, l’aumento del costo del credito ed il suo razionamento e la redditività già bassa ed ancora calante.

Lavoro. Continua l’emorragia

A fronte di una economia boccheggiante non poteva andare meglio per il lavoro che ha già visto sparire 1,1 milioni di posti di lavoro tra il 2007 e la metà del 2011 e arriverà ad un totale di posti perduti di circa 1,5 mln nel 2013.
E il tasso di disoccupazione si muoverà di conseguenza raggiungendo l’11,1% a fine 2012, il 12,2% a fine 2013 per poi assestarsi al 12,4% nel 2014.
Questo dato non considera però i lavoratori attualmente in Cig. Tenendo conto della Cassa Integrazione i  dati sul tasso di disoccupazione si impennerebbero al 13,5 nel 2013 e al 13,6% nel 2014.

Pressione fiscale insostenibile

Altro tasto dolente è quello relativo alla pressione fiscale che per il CSC “rimarrà prossima ai massimi storici e insostenibilmente elevata, specie quella effettiva, al 53,9% del Pil nel 2014 tolto il sommerso dal denominatore”.
Secondo Viale dell’Astronomia infatti la pressione fiscale arriva al 44,7% del Pil nel 2012, al 45,1% nel 2013 e al 44,8% nel 2014.
Quella reale però, in cui si toglie il peso dell’economia sommersa dal denominatore del rapporto, farà segnare 53,8% quest’anno e al 54,3% il prossimo, con una concentrazione del carico fiscale dell’intero Paese su di una parte di esso.

Conti pubblici. Ottimismo sul pareggio di bilancio

Secondo Confindustria, nonostante la ripresa “ritardata e lenta”, i conti pubblici raggiungeranno nel 2013 l`obiettivo del pareggio di bilancio al netto degli effetti del ciclo economico facendo segnare -0,2% del Pil, con un sostanzioso avanzo primario, 3,6% del Pil.
E nel 2014 comincerà a calare anche il debito pubblico in rapporto al Pil che farà segnare 121,4%, al netto dei contributi ai fondi europei di stabilità e alla Grecia.
Il saldo primario è stimato al 2,9% del Pil nel 2012, dopo l’1,0% del 2011 e farà segnare 3,6% nel 2013 e 3,7% nel 2014. Al netto della componente ciclica sarà del 4,4% del Pil quest`anno, del 5,2% nel 2013 e del 5,0% nel 2014.

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