Economia a pezzi. Inflazione al 3%. Cig, più un miliardo di ore. Saldi dormienti

Economia a pezzi: inflazione al 3%, fisco alle stelle, +12% di ore di cassa integrazione rispetto al 2011. Neanche i saldi “svegliano” i consumi: -8%

ROMA – Prezzi e tariffe alle stelle. Il 2012 segna il passo passando alla storia come uno degli anni più cari. La Federconsumatori lancia l’allarme. I dati forniti oggi dall’Istat tratteggiano uno scenario a tinte fosche per l’economia italiana. Il tasso medio di inflazione nel 2012 si attesta sulla soglia del 3%. Per ciò che attiene il solo carrello della spesa – prodotti acquistati con maggiore frequenza, dal carburante al cibo – il tasso medio raggiunge la soglia del 4,3% con un rialzo superiore a quella raggiunta nel 2011 (3,5%). Valore medio annuo più alto dal 2008. Questo significa che le ricadute per una famiglia media sono state pari a +888 Euro, di cui +241 solo nel settore alimentare. Per la Federconsumatori, si tratta di dati ancora sottostimati rispetto a quella che è stata la vera stangata del 2012 che, conteggiando anche l’aumento della pressione fiscale, risulta pari a +2.333 Euro. All’orizzonte, intanto, non si intravede alcun barlume di luce. Il 2013, infatti, si preannuncia come un anno nerissimo con un aumento di prezzi e tariffe pari a +1.490 Euro a famiglia. Cifre decisamente insostenibili, tanto che le famiglie stanno già da tempo modificando i propri consumi. Addirittura nel settore alimentare. Attraverso una nota diffusa in giornata, la Federconsumatori invita ad “agire con determinazione per contrastare le evidenti speculazioni sui prezzi: non è tollerabile, infatti, che difronte ad una caduta della domanda come quella a cui assistiamo da anni si verifichino aumenti tanto marcati. È urgente ed indispensabile correre ai ripari, avviando, immediatamente, come chiediamo da tempo, seri controlli e misure di sostegno al potere di acquisto delle famiglie, a partire da una detassazione destinata esclusivamente al reddito fisso, lavoratori e pensionati, che maggiormente risentono della crisi e delle politiche di austerità avviate per contrastarla”. Una operazione necessaria senza della quale i consumi saranno destinati “a scendere ulteriormente, continuando ad incidere negativamente sulla produzione e, quindi, sull’occupazione”. Dalla Federconsumatori arriva poi un invito a chi a breve avrà il difficile compito di guidare il paese: “È fondamentale, inoltre, che chi sarà chiamato a governare, come primo provvedimento, abolisca l’ulteriore aumento dell’IVA da luglio che avrebbe effetti catastrofici su una situazione già fortemente critica per le famiglie e per l’intero Paese”.

CIG, nel 2012 superato il miliardo di ore. Lattuada (Cgil) : allarmi da noi lanciati sono fondati
Nel 2012 le ore di cassa integrazione superano il miliardo (1.090 milioni di ore per la precisione). Un aumento del 12,1% rispetto al 2011. Dal 2010, il dato più alto. Nel mese di dicembre, le imprese italiane hanno chiesto all’Inps 86,5 milioni di ore di cassa integrazione: -20,1% rispetto al mese precedente e +15,3% rispetto a dicembre 2011. “Oltre un miliardo di ore registrate in un anno, dopo le 900 milioni dello scorso e il miliardo e duecento milioni del 2010, sono l’inappellabile giudizio di un ulteriore anno devastante per il tessuto produttivo del paese e soprattutto per il reddito di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, oltre che di una grande incertezza per il proprio futuro”. Questo il commento del segretario confederale della CGIL, Elena Lattuada, in merito ai dati diffusi oggi dall’Inps sulla cassa integrazione. Numeri che – continua la dirigente sindacale – “allo stesso tempo dimostrano quanto fondati siano stati gli allarmi che abbiamo lanciato nei giorni scorsi sull’inadeguatezza e l’insufficienza dei fondi destinati al finanziamento della cassa in deroga. Così come, alla luce di una crisi che si prospetta ancora lunga e invasiva, andrà rivisto l’impianto della riforma del lavoro per quanto riguarda lo strumento degli ammortizzatori sociali”. Ma soprattutto, aggiunge Lattuada, “il prossimo governo dovrà mettere al centro un tema cruciale dal quale ripartire: il lavoro. Con un sistema produttivo che tende progressivamente a impoverirsi e a declinare, il paese ha uno straordinario bisogno di investire nel lavoro, nella sua difesa e nella sua creazione. C’è l’urgenza di dare una prospettiva positiva alle tante vertenze aperte, sia a livello nazionale che territoriale, e garantire al Paese una strategia e un sostegno ai settori produttivi ed industriali che lo possa traghettare fuori dalla crisi. Per quanto ci riguarda – conclude Lattuada – noi faremo la nostra parte, dando il nostro contributo di idee e proposte a partire dalla presentazione del secondo Piano del Lavoro a fine gennaio”.

Saldi, -8% di acquisti rispetto al 2012
Intanto, sono partiti gli attesissimi saldi. Da domani coinvolgeranno tutte le regioni della penisola. Sei italiani su dieci pronti ad approfittare dei ribassi dei prezzi. Ma la differenza col 2012 è sostanziale. Il calo dell’8% sul precedente anno evidenzia con chiarezza le difficoltà economiche  in cui versano tantissime famiglie. Previsti cali per ciò che attiene le vendite di calzature, accessori, biancheria intima e per la casa. Il 68,7% dei consumatori spenderà meno di 200 euro. Un consumatore su due attende i saldi per acquistare un articolo al quale stava pensando da tempo e un consumatore su cinque acquisterà in saldo solo prodotti di marca. Tra i consumatori che approfitteranno dei saldi, il 96,4% punta ad acquistare un capo di abbigliamento (96,7% nel 2012) mentre solo il 64% comprerà calzature (dall’82,6% del 2012). Crollo anche per la biancheria intima (dal 43,2% al 23,6%) e per gli accessori (dal 43,2% al 26,4%). Aumenta la percentuale di coloro che attende i saldi per acquistare solo i prodotti di marca (dall’11,1% del 2012 al 21,1% attuale). L’89,2% dei consumatori ritiene molto o abbastanza buona la qualità dei prodotti a saldo (era l’88,1% un anno fa) mentre il 74,8% ritiene molto o abbastanza buona la varietà dei prodotti a saldo (era il 79,7% un anno fa). I commercianti prevedono una leggera diminuzione del numero dei visitatori nel proprio punto vendita durante i saldi. Il 28,5% prevede un aumento delle visite nel proprio negozio, il 51% ritiene che sarà visitato come l’anno scorso mentre il 23,2% prevede una diminuzione delle visite (era il 18,2% l’anno scorso). Il 55,2% applicherà uno sconto fino al 30% (era il 50,4% lo scorso anno) mentre il 41,7% farà sconti tra il 30% e il 50% (era il 46,1% un anno fa). Il 3,1% applicherà uno sconto superiore al 50% (3,5% nel 2012). Il 71,6% dei commercianti ritiene che quest’anno i saldi invernali incideranno fino al 20% delle vendite annuali (79,5% l’anno scorso).

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