Sanità. Italia da Terzo Mondo. Le conseguenze della Spending review

ROMA – Ormai è innegabile per la sanità è veramente stato d’emergenza. Gli effetti della spending review cominciano inequivocabilmente  a farsi sentire e i tagli drastici alla sanità stanno provocando situazioni drammatiche quanto paradossali,  ma soprattutto ‘pericolose’ per la salute dei cittadini. 

Quanto accaduto oggi a Roma, ovvero il blocco delle ambulanze è la dimostrazione concreta di come “l’ossessione” per il pareggio di bilancio stia mettendo veramente a rischio il diritto alla salute. 

Oggi Roma ha vissuto una giornata campale. Dalla scorsa notte ambulanze bloccate e pazienti parcheggiati sulle barelle nei pronto soccorso per carenza di posti letto. Solo questa mattina un numero imprecisato di richieste di soccorso e contemporaneamente molte ambulanze che non riuscivano a tornare alla base a causa del fatto che la barella era  trattenuta dal personale sanitario, per ovviare alla mancanza di posti letto. Insomma il servizio sanitario romano completamente in tilt.  

Una politica miope e pressapochista, una cronica incapacità di programmazione sommata alle riduzioni dei posti-letto, alle carenze di personale indotte dal blocco del turn-over hanno ridotto all’osso le risorse del 118 e hanno avuto come risultato nella sola giornata di oggi:  23  ambulanze con gli equipaggi appiedati nei pronto soccorso e decine di pazienti costretti a stazionare su scomode barelle in angusti corridoi.  Ma il fenomeno in realtà è piuttosto ricorrente e coinvolge diverse strutture ospedaliere della capitale. Tra gli ospedali in maggiore sofferenza per carenza di posti letto: il Policlinico Umberto I, il San Giovanni, il Policlinico Casilino e quello di Tor Vergata, tanto per citarne solo alcuni.

Risulta  inoltre  che in alcuni momenti il numero di ambulanze ferme raggiunga anche picchi del 50 per cento. Il timore  concreto è dunque che non si possano più garantire cure di qualità.

“Una situazione inaccettabile frutto di inappropriatezza e irresponsabilità. Non si può definire altrimenti quello che sta accadendo nel Lazio: la mancanza di posti letto negli ospedali della regione ha generato veri e propri orrori come la piazzetta del Policlinico Umberto I o i pronto soccorso sovraffollati”. Lo sottolinea il senatore Pd Ignazio Marino, secondo cui “questa mancanza di posti letto, tuttavia, è generata da una generale tendenza all’inappropriatezza in alcuni nosocomi: nel Lazio, infatti, per un intervento chirurgico programmato i pazienti vengono ricoverati anche 3 giorni prima dell’intervento, anche se basterebbe farli venire in ospedale il giorno stesso o la sera prima. Così non solo si buttano dalla finestra 1000 euro al giorno, ma si occupano anche posti letto che invece potrebbero accogliere pazienti che davvero hanno bisogno del ricovero per essere curati”.

A seguito di questa vergognosa situazione e dopo l’allarme lanciato del ministro Balduzzi, che ha chiesto una relazione urgentissima alla Regione Lazio sulla situazione del 118 nella Capitale, Renata Polverini ha immediatamente convocato i responsabili del 118,  ovvero il direttore generale dell’Ares 118, Antonio De Santis, e il direttore della Centrale operativa di Roma, Livio De Angelis. Verrebbe  spontaneo chiedersi dov’era  la Polverini quando sforbiciava risorse economiche per la sanità  a destra  e a manca e chiudeva ospedali, ma una puntuale nota a seguito dell’incontro avvenuto oggi  “esonera” e scarica  la governatrice da ogni responsabilità, sostenendo che “il blocco delle ambulanze è un problema che si trascina da anni, di cui soffrono tutte le regioni, e che è assolutamente precedente al piano di rientro sanitario e non correlato al taglio dei posti letto”.

Intanto è stato deciso di istituire, già a partire da domani, presso gli uffici dell’assessorato regionale alla salute, un tavolo di lavoro permanente, tra Ares 118 e le aziende ospedaliere, al fine di monitorare il fenomeno e lavorare ad una definitiva soluzione del problema. 

Emergenza risolta? L’allarme, almeno stando alle parole della nota diffusa, appare rientrato e la “problematica”  del blocco del tutto risolta. Staremo dunque a vedere già a partire dalle prossime ore. Certo è che i dubbi sulla capacità di ripristinare il diritto alla tutela alla salute continuano a essere tanti, come pure il dubbio che il messaggio che si evince da questa giornata, a dir poco paradossale, sia quello di spingere il cittadino a rivolgersi alla sanità privata piuttosto che a quella pubblica, che  è  diventata “pericolosa”. 

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