Mantova. Fecero morire un loro operaio, l’Appello condanna due imprenditori

 MANTOVA – Fecero lavorare come uno schiavo un operaio extracomunitario sotto il sole fino a farlo morire.

Due coniugi imprenditori condannati in secondo grado per omicidio volontario.  Mano pesante della Corte d’Appello di Milano che ha inflitto alla coppia una severa condanna. Precisamente, 17 anni e 9 mesi di reclusione al 50enne Mario Costa e 9 anni e 4 mesi alla 48enne Claudia Avanzi. Entrambi sono residenti a Salina, una cittadina in provincia di Mantova. I fatti risalgono al 27 giugno del 2008. Per i giudici milanesi non ci sono dubbi. Marito e moglie, in qualità di imprenditori agricoli, lasciarono volontariamente morire sotto il sole un loro operaio, impiegato nella raccolta dei meloni. Vijai Kumar, 44enne indiano, non riuscì a sopportare i ritmi di lavoro che, appesantiti ancor più dal caldo torrido, lo sfinirono. L’operaio si sentì male, si accasciò al suolo e morì. Una vicenda triste. Un esempio classico di autoritarismo sviscerato e repellente che può portare un imprenditore a raggiungere lo zenit del cinismo fino a calpestare la dignità di un suo operaio nell’interesse esclusivo del dio denaro. Assegnandogli carichi di lavoro insopportabili nel nome di quella logica perversa del far cassa a tutti i costi. Raccontare queste vicende solo quando ci scappa il morto è un limite dinanzi al quale non è immune neanche chi scrive. Il caso di Mantova non è il primo. Purtroppo. Basti pensare alla piaga sociale dei morti sul lavoro per mancanza di sicurezza. Un fenomeno in evoluzione che la dice lunga sul concetto di rispetto della dignità dell’uomo da parte di molti impresari del Bel Paese. Veri e propri padroni che, approfittando oggi della crisi economica e utilizzando l’arma del ricatto, poi, sono pronti a sfruttare i lavoratori retribuendoli poco o niente. I dati del VII Rapporto Ires-Fillea sui lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni, solo per citare un esempio, offrono uno scenario desolante e allarmante. Certo, ci sono anche tanti imprenditori seri e corretti a cui va dato il merito di aver affrontato il periodo di congiuntura economica sfavorevole con la schiena dritta. Tuttavia, arrestare quella deriva autoritaria che dilaga in molte imprese è un dovere morale a cui non si potrà sottrarre chi a breve governerà il paese. Occorrono, al più presto, leggi specifiche che mettano un freno al dominio del capitale sul lavoro. Non si tratta solo di socialismo. Si tratta soprattutto di buon senso.

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