Melfi. Fiat, due anni di cassa integrazione

 MELFI (POTENZA) – Doccia fredda per gli operai dello stabilimento Fiat di Melfi.  

Il Lingotto ha richiesto la cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale a partire dal prossimo 11 febbraio fino al 31 dicembre 2014. La cig interesserà tutti i dipendenti e una linea produttiva per volta, mentre l’altra continuerà a realizzare le ‘Punto’. Dall’azienda fanno sapere che “la misura è necessaria per realizzare gli investimenti previsti per lo stabilimento”. Investimenti quantificati da Marchionne circa un mese fa in oltre un miliardo di euro. La cassa integrazione sarà a rotazione e i periodi di cassa saranno ugualmente distribuiti su tutti i dipendenti a seconda dell’attività produttiva della linea in funzione. “La produzione della ‘Punto’ – fa sapere l’azienda – continuerà anche nei prossimi mesi, dopo l’avvio della cig straordinaria, perché gli interventi programmati interesseranno a turno solo una delle due linee: sull’altra lavoreranno a rotazione gli operai, per continuare a produrre la ‘Punto’ e soddisfare così la richiesta del mercato”.

La preoccupazione della Fiom-Cgil

I sindacati insorgono. In particolare, la Fiom-Cgil esprime “forte preoccupazione perché ad oggi ancora non si conoscono i dettagli degli investimenti per lo stabilimento e i tempi per la realizzazione del nuovo progetto”. Il segretario regionale del sindacato, Emanuele De Nicola, ha dichiarato che la richiesta “arriva dopo gli annunci in pompa magna dei giorni scorsi, alla presenza del Presidente del Consiglio, Mario Monti e del Presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo e dei segretari generali di Cisl e Uil”. La Fiom-Cgil inoltre, chiede “alla Fiat e anche alle istituzioni regionali la massima trasparenza nella gestione della Cigs al fine di garantire la rotazione al lavoro di tutti i lavoratori, per impedire come avvenuto a Pomigliano discriminazioni e perdite salariali a danno dei lavoratori”.

Lo spot elettorale del 20 dicembre scorso

C’erano proprio tutti nell’area di montaggio dell’impianto di Melfi quel 20 dicembre 2012 ad applaudire Mario Monti. I dipendenti, il presidente John Elkann, l’amministratore delegato Sergio Marchionne. E c’erano anche Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, leader rispettivamente di Cisl e Uil. Mancava solo Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. Aveva fatto bene a non andare. Ufficialmente, Monti quel giorno andò a Melfi per la presentazione dei due primi minisuv dello stabilimento lucano. In realtà, il professore partì alla volta di Melfi per ricevere da Marchionne la prima “benedizione” alla sua “salita” in politica. Poco dopo arrivò anche quella della Chiesa. Nella circostanza, Monti disse che da Melfi nasceva un nuovo rapporto tra la Fiat e l’Italia. Non poteva immaginare, probabilmente, che quella novità di lì a breve avrebbe portato il nome di cassa integrazione.  

Marchionne guarda alla Cina

In patria nessuna garanzia? Poco importa. Marchionne guarda oltre e ora punta deciso al continente asiatico. Presto, Jeep della Fiat verranno realizzate in Cina. Tra il Lingotto e il partner cinese Guangzhou Automobile Group, infatti, c’è già l’accordo per la creazione di veicoli Jeep in Cina. Intanto, in borsa il titolo Fiat perde oggi circa due punti percentuali. Parlare di caso Italia, in merito alle scelte imprenditoriali dell’azienda torinese, non sembra per nulla azzardato.

Condividi sui social

Articoli correlati