Firenze. Richard-Ginori, il tramonto di un mito

 FIRENZE – Il fallimento della Richard Ginori – l’azienda di porcellane di Sesto Fiorentino famosa in tutto il mondo – rappresenta il tramonto di un mito.

La fine di una sognante fiaba iniziata nel lontano 1735. Anni di storia e di successi imprenditoriali annegati nell’oblio di una crisi economica che non risparmia davvero nessuno. Neanche una realtà industriale tra le più rinomate su scala globale. L’azienda stava vivendo da tempo un periodo difficile. Era in liquidazione dalla scorsa primavera, quando il bilancio consuntivo 2011 aveva rivelato perdite superiori allo stesso capitale sociale. Il collegio dei liquidatori sperava in una soluzione di concordato preventivo. Il soggetto che potesse rilevare le attività commerciali e produttive della Richard Ginori era stato individuato nella cordata formata dalle imprese Lenox e Apulum. Nonostante questa offerta, tuttavia, il 7 gennaio scorso, i giudici del tribunale di Firenze hanno dichiarato il fallimento della società. La realtà odierna dice che per 314 lavoratori (in cassa integrazione dallo scorso mese di agosto) si prospettano tempi durissimi. Ma alla preoccupazione per le devastanti conseguenze economiche e sociali, si aggiunge anche e soprattutto la drammaticità dell’evento in senso lato. Perché la Richard Ginori è sempre stata considerata un mito e quando cade un mito crollano certezze e sogni. Crolla la speranza. Crolla un pezzo di storia tutta italiana. La stragrande maggioranza della gente, infatti, possiede in casa una tazzina, un piatto o quant’altro della Richard Ginori perché quei pezzi vanno oltre il semplice richiamo dell’oggettistica di valore. Quei pezzi – gran parte dei quali conservano il fascino senza tempo del profumo di antichi affetti perché magari ereditati dai nonni – rappresentano l’espressione autentica del mutare del tempo che porta inevitabilmente con sé il passaggio a nuovi stili, a nuove mode. E ogni piatto o tazzina della Richard Ginori documenta proprio la storia di un’arte in evoluzione nel tempo. Un’elevata forma di produzione artistica che improvvisamente è costretta a cedere il passo interrompendo bruscamente quella immaginifica missione di testimonianza. Mentre tutto continuerà inesorabilmente a scorrere. Una condizione umana difficile da accettare. Specie per chi vive intensamente la bellezza e il fascino dell’arte nella sua più alta espressione concettuale.

La storia

La Richard-Ginori, poi Richard-Ginori 1735 SpA, veniva fondata nel 1735 dal marchese Carlo Ginori nell’omonima località nei pressi di Colonnata, nel comune di Sesto Fiorentino in Provincia di Firenze. Nota in tutto il mondo per la porcellana, la cui produzione è sempre stata localizzata principalmente a Sesto. Di rilevanza storica e artistica è il relativo Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia che raccoglie tutta la produzione della manifattura dall’anno di nascita dell’azienda. A Milano, nel 1830, dalla ditta Gindrand veniva fondata la “Società per la fabbricazione delle porcellane lombarde”, che fu poi ceduta nel 1833 a Luigi Tinelli. Quest’ultimo poi fondava la fabbrica di “San Cristoforo”. Giulio Richard, piemontese di origine svizzera, giungeva a Milano il 23 maggio 1842 e rilevava la fabbrica di ceramiche e porcellane di Luigi Tinelli. Con Richard, dai forni dello stabilimento cominciavano a uscire non solo manufatti pregiati, ma anche vasellame e terraglie per un uso quotidiano. La Società Ceramica Richard veniva costituita dal fondatore Giulio Richard il 23 febbraio 1873. L’11 ottobre 1896, la Società Ceramica Richard si fondeva con la Manifattura dei marchesi Ginori. Nasceva così la Richard-Ginori che univa alla sua attività lo stabilimento di Doccia e i sei negozi di Firenze, Bologna, Torino, Roma e Napoli. Nel 1970, diventava una controllata della Finanziaria Sviluppo di Michele Sindona. Nel 1973, Sindona cedeva la Richard Ginori alla Liquigas di Raffaele Ursini. Due anni dopo, la Pozzi e la Società Ceramica Italiana Richard-Ginori si fondevano per dare vita alla Pozzi-Ginori che, nel 1977,  diventava di Salvatore Ligresti. Nel 1998, la manifattura Richard Ginori veniva rilevata da Pagnossin spa con a capo il presidente Carlo Rinaldini e A.D. ing. Domenico Dal Bo’, primo gruppo italiano per importanza nel settore dei servizi da tavola. Nel 2006, nvece, entrava nella proprietà di Richard Ginori il gruppo emiliano di Bormioli Rocco & Figli. Era quello il momento in cui si proponeva una trasformazione del prodotto in modo tale da poter portare il marchio Ginori nelle catene della grande distribuzione. La presenza del gruppo Bormioli Rocco & Figli finiva però pochi mesi dopo. Intanto, aumentavano i debiti. Al vertice della società saliva Luca Sarreri. Nell’ottobre del 2007, la Richard-Ginori passava alla Starfin Spa di Roberto Villa. Nel maggio 2012, a causa dei debiti arrivati alle stelle, la fabbrica di Sesto Fiorentino veniva posta in liquidazione volontaria. Nel mese di agosto dello stesso anno, l’attività veniva sospesa i  lavoratori posti in Cassa Integrazione Straordinaria. Il 7 gennaio, il tribunale fiorentino dichiarava il fallimento.

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