Cgil, 40 interventi per dare gambe al Piano del lavoro

 Camusso: “L’idea del Piano del lavoro è ricostruire una prospettiva per rimettere in moto questo Paese”.

ROMA – “Se il nostro continente ha potuto attraversare una stagione di unità è perché, dalle straordinarie tragedie della seconda guerra mondiale, ha imparato che la pace è la sola occasione per offrire una prospettiva.

Anche perché nel nostro Paese si sta riproducendo un vento che non ci piace e nei confronti del quale bisogna fare grande attenzione. Abbiamo visto con stupore quanto poco abbia fatto notizia un’organizzazione (Casa Pound, ndr), riconosciuta e in lizza per le elezioni, che stava organizzando l’aggressione a una ragazza la cui unica colpa è il fatto di essere ebrea”. A meno di ventiquattro ore dalla Giornata della Memoria, Susanna Camusso inizia così il proprio intervento che chiude la due giorni di  lavori della Conferenza di programma della Cgil tenutasi al Palalottomatica di Roma. Dopo il riferimento al recente allarmante episodio di cronaca, il segretario generale del sindacato di Corso Italia affronta subito il tema lavoro. “E’ diventato insopportabile e dilagante il tema della precarietà – grida la Camusso -. Le preoccupazioni dei pensionati sono anche per i figli e nipoti che sono precari e non trovano lavoro. Per dare una prospettiva ai nostri figli devono studiare per tentare di risalire la scala sociale”. Il segretario generale della Cgil affronta poi la delicata tematica dei lavoratori migranti. “Molti hanno perso il loro lavoro e per la crudeltà della legge Bossi-Fini rischiano di tornare al loro paese”. L’intervento della Camusso prosegue con una stoccata al governo dei tecnici. In primis al Professore. “Negli ultimi mesi – afferma – il governo non ha voluto vedere cosa stava succedendo, perché per lui ci sono solo i numeri della finanza, ma non le persone in carne e ossa. Allora il lavoro deve diventare una grande questione per il paese”. Poi alla Fornero. “Abbiamo sentito che i giovani devono accettare qualunque lavoro, non essere ‘schizzinosi’, questo sottende due idee negative: che il lavoro è solo fatica e che il lavoro non conta, non vale la professionalità”. Di qui l’idea di un nuovo piano del lavoro. “Dentro il Piano del Lavoro c’è anche questo: non scegliamo un punto o un altro, ma consideriamo il mondo del lavoro nel suo complesso. Come nel 1950, non bisogna guardare solo a chi ha lavoro, ma anche a chi lo cerca o ha paura di perderlo. Oggi serve rappresentanza sui luoghi di lavoro. Non basta dire che ci sono troppi accordi separati, ma dobbiamo dire che il contratto nazionale è una prospettiva forte solo se include tutti i lavoratori. I precari ci chiedono di cambiare la situazione del paese, anche loro devono poter scioperare, fare una piattaforma, conquistare un contratto. Abbiamo un’idea di società, per questo parliamo a tutto al paese, non solo a una parte. Abbiamo fatto una grande proposta con il Piano del Lavoro. Vogliamo interloquire con le forze politiche, anche in questa stagione di campagna elettorale. Bisogna mettere in sicurezza il territorio, ma non con l’idea dei ‘cerotti’: non basta un intervento straordinario, ma serve un’idea concreta e duratura”. Dal leader della Cgil un accenno anche alla patrimoniale che “serve: sappiamo che è difficile parlarne vicino alle elezioni, ma è indispensabile farla in questo Paese”. Non poteva mancare, naturalmente, un riferimento alla lotta all’evasione che “è oggi più che mai necessaria, non solo per creare risorse ma anche per spezzare il legame con la criminalità e coltivare la legalità”. L’ultima parte dell’intervento della Camusso si tinge di orgoglio e trasmette chiaramente la volontà da parte del segretario generale del sindacato di Corso Italia di non arrendersi mai. Parole che arrivano dritte al cuore di tutti coloro che attendono da tempo una politica che sappia mettere realmente al centro il tema del lavoro. “Lanciamo il Piano del Lavoro – conclude – perché la rassegnazione non è la nostra prospettiva. Siamo convinti che possiamo trovare le risorse, risorse pubbliche per rispondere alle persone che lavorano o cercano lavoro. Molti sono intervenuti raccontando la crisi delle loro aziende, hanno fornito uno specchio della realtà. Per noi c’è un legame stretto tra lavoro e istruzione: la scuola di base deve essere importante e centrale. Abbiamo bisogno di un governo che faccia provvedimenti per uscire dalla crisi, con il lavoro al centro per riconsegnarlo alle persone”.

Tutti gli altri interventi di questa mattina al Palalottomatica

Nel Piano del lavoro “c’è grande attenzione alla coesione territoriale”. Così il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, nel suo intervento alla conferenza di programma della Cgil. “Non chiediamo semplicemente più risorse per le regioni meridionali. Noi abbiamo denunciato che lo Stato spende meno per ogni cittadino – si sono persi dieci punti – e nel Mezzogiorno questo si somma alle difficoltà strutturali. Se non recuperiamo la spesa ordinaria, che fa riferimento ai veri bisogni dei cittadini, ci saranno sempre troppe differenze. E non basta guardare solo ai target quantitativi, altrimenti si perde la dimensione del lavoro che dev’essere stabile e di qualità. Per la riforma della P.a. – prosegue la sindacalista – puntiamo a una grande operazione che vada verso l’inserimento di nuovi ‘saperi’ nel pubblico, soprattutto per l’istruzione e l’apprendimento permanente che sono strumenti di lotta alla disuguaglianza. Aprendo al turn over e immettendo nuove competenze – osserva – si possono ‘usare’ i giovani in modo non strumentale, come sta accadendo in questa campagna elettorale, ma dando loro la possibilità di essere protagonisti del cambiamento. Non vogliamo avere un approccio passivo: la forza non conservatrice di questo piano è proprio qui, nella possibilità difendere il lavoro che c’è, ma anche in quella di creare nuovi posti che non possono essere pensati, però, come il lavoro socialmente utile degli anni passati”. Alle dichiarazioni di Sorrentino, fanno da eco quelle del segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone. “Il Piano del lavoro – afferma – è urgente e il paese non può permettersi di perdere ulteriore tempo. Alla politica chiediamo impegni di lungo respiro che abbiano al loro interno delle priorità da affrontare subito e non fra due anni, basta con le giustificazioni del tipo vorrei ma non posso. Sappiamo bene che ci deve essere gradualità e buon senso, che di fronte al disastro che ci ha lasciato la destra nessuno può fare miracoli. Ma attenzione, se si vogliono vincere le elezioni e riportare diritti nel lavoro e di cittadinanza alle persone occorre essere espliciti e chiari e non avere timidezza nell’assumere qualche impegno di sinistra. La patrimoniale ad esempio non può essere una bestemmia. So che non piace ai ricchi ma per fortuna non votano solo loro”. Non poteva mancare poi il contributo degli studenti, del mondo universitario al dibattito sul Piano del Lavoro. Per Michele Orezzi, Coordinatore Nazionale dell’Unione degli Universitari, il Piano del Lavoro deve partire dalla riforma dell’istruzione. Per Pierluciano Mennonna, Resp. Sicurezza Cgil Firenze e primo lavoratore di polizia distaccato all’interno della Cgil, bisogna avvicinare il sindacato alle forze di polizia. Mimma Argurio (Cgil Trapani), invece, fa presente che “le Camere del lavoro possono e debbono diventare presidio di legalità”. L’intervento di Nino Baseotto, segretario generale della CGIL Lombardia, ruota intorno a 4 parole chiave: realtà, crescita, territorio, pubblico. Salvatore Marra, responsabile dell’ufficio Nuovi diritti della Cgil Roma e Lazio, auspica “più risorse per giovani, donne e migranti. Per Michele Carrus, segretario regionale Cgil Sardegna, “il paese ha bisogno di riprendere a crescere, di lasciarsi dietro le spalle la stagione del declino e i suoi protagonisti, imboccando la strada maestra dello sviluppo e riducendo le disuguaglianze”. “Con la presentazione del Piano del lavoro ci siamo assunti la responsabilità di richiamare il mondo politico alle proprie responsabilità. Non si può continuare con l’assenza di una politica industriale” – grida successivamente Federico Vesigna, segretario generale della Cgil ligure -. Aura Caraba, della Cgil del Trentino, guarda invece al vecchio continente: “L’Europa deve esser il nostro orizzonte, il nostro faro per guidarci in questo difficile periodo e dare soluzione alla crisi sistemica”. La crisi che sta vivendo l’edilizia è ben tratteggiata dalla dichiarazione di Ferdinant Preka (Fillea Cgil Emilia): “550mila posti persi”. Il lavoro prima di tutto, appunto. “E il lavoro prima di tutto nel Mezzogiorno, dove gli indici di disoccupazione, in particolare giovanile e femminile, ci parlano non solo di una drammatica condizione economica, ma di un vero e proprio allarme democratico. In Campania, in particolare, 600mila giovani non lavorano e non studiano. Una grande questione democratica che si intreccia al permanere di una storica questione meridionale. Per questo, la decisione della Cgil di proclamare lo sciopero generale della Campania l’8 marzo.  Così Tavella (Cgil Campania).  Laura Di Martino della Filcams Cgil Palermo focalizza la propria attenzione sul terziario dove è in atto una guerra tra poveri. “Continueremo la nostra battaglia contro le liberalizzazioni” – esclama -. Sabrina Marchetti, ricercatrice farmaceutica alla Dompè dell’Aquila, nel suo intervento alla conferenza di programma della Cgil, ricorda quanto ha fatto il sindacato nell’ultimo periodo per contribuire alla ripresa produttiva del capoluogo abruzzese. Infine, per Francesca Delaude, responsabile Nidil Piemonte, l’Italia spreca il talento. “In Italia il processo di selezione delle competenze scarta chi ha talento e spirito critico relegandolo ad attività di mero supporto e privilegia chi è ben introdotto e ha saputo sfruttare le giuste conoscenze”. 

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