Lavoro. Disoccupazione record. Per i giovani è al 38,7%

ROMA –  Disoccupazione record per i giovani in Italia. Secondo i dati provvisori dell’Istat, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è schizzato, a gennaio, al 38,7% dal 37,1% di dicembre 2012: si tratta del dato più alto dal quarto trimestre del 1992 (inizio serie storiche trimestrali) e dal gennaio 2004 se si considerano le serie storiche mensili.

Tra gli under 25, dunque, le persone in cerca di lavoro sono 655mila e rappresentano il 10,9% della popolazione in questa fascia d’età. Il tasso di disoccupazione a gennaio è aumentato di 1,6 punti percentuali rispetto a dicembre 2012 e di 6,4 punti su base annua. Nel quarto trimestre del 2012, invece, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni schizza al 39%, con un picco del 56,1% per le giovani donne del Mezzogiorno.

“Il nuovo record del tasso di disoccupazione registrato dall’Istat conferma, purtroppo, la gravissima situazione in cui versa il nostro Paese dal punto di vista economico. La disoccupazione infatti ha raggiunto quota 11,7% – la percentuale più elevata mai registrata dall’inizio delle serie storiche – attestandosi addirittura al 38,7% per quanto riguarda la parte di popolazione di età compresa tra i 15 e i 24 anni”. E’ quanto  dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.
E poi: “Il mondo del lavoro si sta dimostrando sempre più povero di prospettive e opportunità, quindi gli interventi necessari a far ripartire il Paese non possono essere ulteriormente rinviati. Come abbiamo più volte sottolineato, occorre investire nella crescita e nello sviluppo perché la nostra economia possa uscire dalla spirale depressiva in cui è precipitata. L’elaborazione di un piano di rilancio dell’occupazione, lo stanziamento di fondi per la ricerca e l’innovazione tecnologica e l’introduzione di sostegni per le famiglie a reddito fisso dovranno dunque costituire delle priorità per il prossimo Governo”.
“E’ inoltre necessario – concludono Lannutti e Trefiletti –  modificare le misure recessive, evitando un ulteriore aumento dell’IVA ed eliminando l’IMU sulla prima casa per le fasce di reddito più basse. Se tali provvedimenti non verranno modificati i consumi non potranno ripartire e il Paese non farà che avvilupparsi in una crisi ancora più profonda”.

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