Egitto. E’ guerra civile. Al Cairo si combatte per la libertà

CAIRO – Situazione incandescente al Cairo. Da 24 ore è in corso una cruenta battaglia tra manifestanti pro e anti Mubarak che sta spingendo il Paese verso la guerra civile.

Washington ha chiesto a tutti i suoi cittadini di abbandonare immediatamente l’Egitto. E questo testimonia quanto la situazione ormai stia precipitando. Dopo il discorso alla nazione di Hosni Mubarak in cui ha annunciato che non si ricandiderà alle prossime presidenziali, ma che non si dimetterà prima del voto. Il pressing americano sul governo egiziano si è fatto più forte. Sia Barack Obama sia Hillary Clinton, presidente e capo della diplomazia USA, hanno chiesto l’avvio immediato della transizione. Da ieri sono venuti in contatto i sostenitori del presidente Hosni Mubarak e i contrari. Questo, ha dato vita a cruenti e sanguinosi scontri. Ad essere diventati un bersagli i manifestanti anti Mubarak assiepati in Piazza Tahrir che sono entrati nel mirino dei sostenitori del presidente egiziano. Verso le 5,30 locali, le 4,30 italiane nella piazza si è tenuta la prima preghiera islamica della giornata. E’ iniziato in questo modo il decimo giorno della sommossa popolare contro il regime di Mubarak in Egitto.

 

Per ora l’esercito sta cercando di frapporsi tra le due fazioni contrarie evitando che gli scontri sfocino in un bagno di sangue. Quel bagno di sangue temuto da più parti, e che Mohamed El Baradei, leader dell’opposizione moderata e laica egiziana, aveva detto possibile se il rais non avesse lasciato il potere al più presto. Ancora una volta anche l’ex capo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Aiea, ha lanciato il suo appello: “La comunità internazionale deve ritirare al più presto il proprio sostegno al presidente egiziano, Hosni Mubarak”. “Quello di Mubarak è un regime che uccide la sua gente”, ha affermato il Premio Nobel per la Pace. A dare fuoco alle polveri sono stati i sostenitori del regime, comparsi come dal nulla e che ieri, nono giorno della rivoluzione egiziana, hanno preso d’assalto Piazza Tahrir. La piazza situata nel centro cittadino è di fatto divenuta l’epicentro della sommossa popolare contro il regime e come tale è presidiata, notte e giorno, dalla scorsa settimana, da migliaia di manifestanti anti regime. L’assalto è avvenuto improvviso quanto atteso. Da un paio di giorni erano infatti, in corso nella capitale egiziana cortei pro regime e si temeva che potevano venire in contatto con quelli anti regime. Ieri i primi hanno rotto i cordoni, che intorno alla piazza avevano formato le forze di sicurezza egiziane e gruppi di volontari, e per i fantomatici sostenitori di Mubarak il gioco è stato facile. Sono arrivati armati di ogni cosa e sostenuti anche da una eterogenea cavalleria. Infatti, sulla folla dei contrari al regime sono piombati cammelli e cavalli cavalcati da sostenitori di Mubarak. Le scene che ne sono seguite sono state degne di una battaglia. Si sono visti corpo a corpo di una violenza inaudita e numerose persone sono state pestate a sangue e colpite da pietre. Una fitta sassaiola è infatti, senza sosta, in corso da ieri tra i sostenitori di Mubarak e i contrari. Sono state decine e decine le persone colpite senza pietà nell’una e nell’altra parte. In merito i dati sono discordanti, ma certamente sono quasi un migliaio i feriti e diverse decine i morti.

 

Tra i feriti anche donne e bambini presenti in piazza. Tutto ciò si è verificato alla presenza dell’esercito egiziano, che presente in forze ai margini della piazza, ancora una volta non è intervenuto. Sembra però, che i militari abbiano sparato colpi in aria per disperdere i manifestanti. Il non intervento dei militari sta contenendo per ora, le violenze. Un loro eventuale schierarsi dall’una o dall’altra parte dei due schieramenti potrebbe inevitabilmente innescare proprio quella che si sta paventando nelle ultime ore, ossia una guerra civile. Ieri, il vicepresidente Omar Suleiman, dopo le violenze scoppiate al Cairo, ha di nuovo lanciato un appello ai tutti a tornare a casa. “E’ questa la condizione ritenuta indispensabile per far partire la transizione politica fortemente chiesta nel Paese mediorientale”, ha spiegato Suleiman. Gli scontri però, sono proseguiti anche per tutta la notte e oltre al lancio di sassi ci sono stati lanci di bottiglie molotov. Sono stati avvertiti ancora spari ed esplosioni e sono comparsi anche i cecchini che sparavano sulla folla dai tetti. Verso le 3 ora locale, le 2 italiane, la situazione è sembrata calmarsi. Si è trattato solo si una calma apparente. Un’ora dopo in piazza Tahrir si è ripreso a sparare.

 

A cadere colpite, ferite, decine di persone tra i contrari al regime. Si sono registrati almeno 4 morti. Due dei quali sarebbero sostenitori del regime. Secondo l’emittente televisiva araba ‘al Jazeera’ i morti sarebbero invece, una decina. Purtroppo il bilancio delle vittime per ora non è ancora ben definito ne unanime. La maggioranza delle fonti protendono per un bilancio di 10 morti e un migliaio di feriti. Colpi di arma da fuoco sarebbero stati esplosi principalmente dal ponte d’Ottobre, dove si trovano i sostenitori del presidente Mubarak. Notizia questa, confermata anche da testimoni. Uomini armati hanno sparato da auto in corsa e di certo, i militari hanno esploso colpi in aria per metterli in fuga. Gli spari erano diretti anche contro i manifestanti anti-governativi riuniti in piazza Abdulmenem Riad, nei pressi di piazza Tahrir. L’esercito sta anche effettuando degli arresti. Sarebbero almeno quattro le persone arrestate. Si tratta di persone che avrebbero aperto il fuoco stanotte in piazza Tahrir al Cairo. Stamani i manifestanti anti regime si sono organizzati in gruppi per controllare gli accessi alla piazza e scongiurare un nuovo eventuale attacco dei sostenitori del Presidente Mubarak. Questi ultimi hanno infatti, assicurato che oggi arriveranno in massa a Piazza Tahrir. E’ alto il timore che possa esserci una nuova giornata di sangue. Mentre continuano le violenze e le intimidazioni contro giornalisti stranieri. Un’azione questa condotta dai sostenitori del regime che vogliono in questo modo impedire che il mondo veda e senta quello che sta accadendo in Egitto.

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