Vertice Ue. Pittella: porre fine all’ “austericidio” o salta il progetto europa

BRUXELLES – Dopo la bocciatura da parte del Parlamento europeo del bilancio di previsione dell’Ue per il periodo 2014-202 nel segno dell’austerità, approvato dai capi di governo, la palla torna   al vertice europeo  in programma giovedì sera e venerdi.

E’ la prima volta che si verifica una frattura così netta fra Parlamento europeo e Consiglio europeo E’ anche la prima volta che viene esercitato da parte del Parlamento il diritto di veto sulle politiche relative alle risorse. Per Monti, come lui stesso ha detto, sarà l’ultimo vertice cui partecipa. Il nostro Paese afferma Monti “chiederà di avvalersi dei margini di flessibilità nella disciplina dei conti pubblici”. In particolare la proposta italiana è volta a creare una commissione ad hoc per valutare quali “investimenti produttivi” scomputare dal debito pubblico, una sorta di anticipo della “golden rule”. Prenderanno poi nota dell’esigenza di iniettare “denaro fresco” nel sistema delle imprese piccole e medie, riducendo quegli inaccettabili tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni (180 giorni per l’Italia secondo la Cgia di Mestre a fronte di 65 della media Ue), tema affrontato  da Giorgio Napolitano con il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi.  Nel merito dei lavori del Consiglio interviene il vicepresidente vicario del Parlamento europeo, Gianni Pittella .

Cambiare le regole del patto di stabilità ed emettere titoli di stato

“Dal Consiglio Europeo di oggi e venerdi’ – afferma – deve arrivare un segnale forte per allentare le politiche di austerità, dando la possibilità all’Italia di cambiare le regole del patto di stabilità interno ed emettere titoli di Stato per finanziare il rimborso dell’ingente debito della pubblica amministrazione con le imprese.  E proprio oggi l’Anci annuncia una manifestazione dei Comuni per il 21 marzo a Roma proprio per protestare contro il patto di stabilità che blocca nove miliardi di pagamenti che potrebbero essere impegnati per investimenti e opere.

“Mai come oggi il futuro dell’Europa e quello dell’Italia sono intrecciati  – prosegue Pittella –  abbandonare l’Italia alla deriva  porterebbe al suicidio non solo del nostro Paese ma anche del progetto europeo; le ultime elezioni politiche hanno rivelato il disagio e il malessere di ampi settori della società nei confronti della politica istituzionale e della politica economica predominante in Europa ma le risposte alla crisi  possono venire solo dal livello europeo’’. “Questa comunanza di interessi implica un rafforzamento dei vincoli comuni per evitare che fenomeni di azzardo morale possano destabilizzare l’intera Unione – ha aggiunto l’europarlamentare del Pd – i dati apocalittici sulla disoccupazione, in particolare quella giovanile e sui consumi delle famiglie derivano dalle politiche restrittive perseguite in maniera unilaterale in Europa negli ultimi anni, anche nei riguardi di paesi come il nostro che presentavano maggiori margini di manovra da un punto di vista della politica di bilancio. Gli sconfitti di questi ultimi anni, in particolar modo le nuove generazioni, non  accetteranno passivamente quello che in Spagna chiamano l’ “austericidio”. “A livello nazionale –  propone Pittella – bisogna onorare il prima possibile i debiti che la pubblica amministrazione detiene nei confronti delle imprese di modo che si possa dare ossigeno all’ economia. Per fare questo sarà indispensabile negoziare con la Commissione Europea affinché tali spese possano essere espunte, formalmente o informalmente, dal calcolo del deficit e debito pubblico, inoltre occorre riaprire la grande discussione sugli eurobond che vedo ora dimenticata. Gli euro-bond non servono per scaricare il fardello del debito pubblico dei Paesi meridionali sul virtuoso Nord-Europa. Devono  servire invece a sostenere un grande piano per la crescita europea che si concentri sul finanziamento di grandi progetti infrastrutturali pan-europei. Penso alle infrastrutture fisiche ma soprattutto a quelle del sapere e della conoscenza. I Paesi d’Europa meridionali potrebbero garantire l’emissione di tali strumenti coi beni reali del settore pubblico come hanno suggerito Alberto Quadro Curzio e Romano Prodi’’.

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