ROMA – Arriva in bicicletta, cercando un palo dove legarla, il candidato alle primarie del Pd per il sindaco di Roma Ignazio Marino. Zainetto in spalla entra al teatro Eliseo di Roma per presentare pubblicamente la sua candidatura. Sorride e non si tira indietro davanti alle domande.
“C’è chi dice che la mia candidatura non ha senso perché non sono romano. Non entro nel merito delle polemiche, mi domando solo quanti anni siano necessari per esser considerato cittadino della capitale. Io sono arrivato in questa città a quindici anni, sono andato al liceo in questa città, mi sono laureato qui. Ho lavorato in un pronto soccorso qui durante gli anni di piombo a Roma. Curavo vittime dei terroristi e mi sono anche trovato a curare terroristi feriti in quel pronto soccorso. Ho vissuto tutta la fase difficile di uscita da quel periodo terribile negli anni ’80 vivendo qui. Anche nei periodi in cui lavoravo all’estero qui tornavo. Qui vive mia madre. Qui vive mia figlia. 44 anni bastano per essere considerato cittadino romano?”.
Come uscire da questi anni di governo del centro destra?
“in questa città bisogna riportare merito, competenza e trasparenza. La situazione è davanti a tutti. Parenti e clienti e favori. E la città incupita, abbandonata a se stessa. È necessario lavorare a una diversa visione di amministrazione, aperta ai cittadini. Ripensando gli spazi pubblici, rivalutando le periferie, riportando Roma ad avere il ruolo e l’immagine che gli compete come capitale d’Italia. Roma ora soffre, nel degrado e, fa male dirlo, senza senso del futuro. Per riportare quel senso è necessario riportare su tutto il territorio cultura, innovazione, rispetto della città e ricostruire il senso di comunità che ora sembra perduto. Se vinciamo cambiamo tutto. Ogni incarico sarà affidato per competenza e per curriculum. Roma deve essere la capitale etica. Niente parenti clientele e spartizioni”.
Capitale di uno stato laico?
“Partendo dal registro delle unioni civili e del testamento biologico.
Qualunque sia il candidato sindaco a Roma dovrà fare i conti non solo con il Pdl ma anche con il movimento 5 Stelle che non da mistero di voler replicare l’exploit di Parma. Arrivare al ballottaggio e poi cercare di attirare il voto del centro destra.
“Ho grande rispetto per il candidato e per i temi che porta avanti il M5S. E vorrei sapere cosa ne pensa , e quali punti di incontro siano possibili trovare, e faccio solo alcuni esempi, a un programma che preveda che ci sia un luogo in Campidoglio aperto al pubblico ogni giorno dove sia possibile accedere – spiegate da un esperto della materia – a ogni singola voce di bilancio. E cosa pensa il M5S di avere in tutta la città, in igni piazza anche in periferia, il wifi libero e gratuito? E poi ancora, ripeto, le unioni civili e il testamento biologico. E destinare risorse alla riqualificazione delle periferie in termini sociali, ambientali e urbanistici. E cosa dire di nomine e incarichi anche delle aziende partecipate non determinate dal sindaco ma da commissioni indipendenti come avviene in ogni capitale del mondo? E ancora, di stipendi dei manager che non possano essere più alti di quello del sindaco? E di trasporto pubblico efficiente e aree pedonali e chilometri di piste ciclabili? E di referendum on line aperti a tutti i cittadini sulle scelte strategiche per la capitale? Questo solo, ripeto, per fare alcuni esempi. Potrei farne altri. Con trasparenza e con pieno accesso Tutto questo per dire che sono certo che sui temi veri si potrà dialogare con il movimento per affrontare i problemi enormi ereditati da questi ultimi cinque anni di amministrazione”.
Poi corre in sala dove lo attende una platea piena. E dalla palco una frase sembra aprire una nuova fase per la città. “Roma è una città fondata su molti valori, primo fra tutti quello dell’antifascismo”.