ROMA – Dopo la sentenza della corte d’appello in ordine al processo Mediaset, Silvio Berlusconi potrebbe presto essere processato a Napoli. I pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli hanno chiesto il rinvio a giudizio nei confronti del leader del Pdl per il caso relativo alla compravendita di senatori. L’accusa è di corruzione e finanziamento illecito per il passaggio di De Gregorio dall’Idv al centrodestra. Un passaggio di casacche che comportò la caduta del governo Prodi. Insieme a Berlusconi e De Gregorio è indagato anche l’ex direttore ed editore dell’Avanti, Walter Lavitola.
Il Pdl sul piede di guerra: sabato manifestazione a Brescia
Il Popolo della libertà scenderà in piazza sabato prossimo per protestare contro “l’accanimento giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi”. Alla manifestazione, che si svolgerà a Brescia, parteciperà lo stesso Cavaliere. Nelle file del Pdl il clima è teso anche se gli esponenti di spicco del partito assicurano che non ci saranno ripercussioni sul neo governo. Lo dice, ad esempio, Maurizio Lupi. Per il ministro delle Infrastrutture, la sentenza della corte d’appello di Milano, che ieri ha confermato la condanna a Silvio Berlusconi per la vicenda dei diritti tv, è “ingiusta”, ma non sarà questo a “far cadere il governo”. “Semmai – ha affermato Lupi in un’intervista a Belpietro su Canale 5 – sarà l’incapacità mia e di questo governo” a “risolvere i temi” più importanti dell’economia e della crisi. Sulla stessa linea di Lupi, Maurizio Gasparri. “La prosecuzione di un accanimento e la tentazione di chiudere per via giudiziaria una sfida politica che per via politica la sinistra non è riuscita a chiudere nei confronti di Silvio Berlusconi è una cosa inaccettabile – ha detto a Omnibus, la trasmissione in onda su La7 – e quindi non può non avere ripercussione sul dibattito politico e sui suoi protagonisti. Contestiamo un uso politico della giustizia che da molti anni sussiste con chiarezza – ha aggiunto Gasparri – ma ci teniamo a distinguere l’azione del governo dalle valutazioni che noi facciamo, per questo i ministri del Pdl del governo non hanno fatto dichiarazioni. Credo che questo sia una fatto significativo che rafforzi l’intenzione di Berlusconi di tenere separati i giudizi sul governo dal contesto, ma certamente sarei un ipocrita a negare che il contesto non possa finire per condizionare il clima politico”. In casa Pdl i toni sono alti.
Brunetta: accanimento giudiziario distrugge vita democratica del paese
Il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, ci va giù duro e afferma: “La sentenza della corte d’appello di Milano contro Berlusconi rappresenta un accanimento giudiziario che finisce col distruggere la vita democratica in Italia”. Per Daniela Santanché, “una parte della magistratura è ormai fuori controllo. Il leader del centrodestra e il Pdl sono sotto attacco. Dopo l’inconcepibile sentenza Mediaset, oggi arriva la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Berlusconi per un altro processo assurdo, quello sulla presunta compravendita di senatori, senza fondamento e prove, basato su accuse generiche. Non temano questi magistrati che avranno pane per i loro denti”. Il senatore Giancarlo Serafini propone di “raccogliere dieci milioni di firme contro la sentenza Mediaset, tanti quanti sono i voti che il presidente Berlusconi ha ottenuto nelle ultime elezioni politiche”. Per Gregorio Fontana, “dai giudici di Milano è venuta l’ennesima conferma che la mobilitazione contro l’uso politico della giustizia non solo è legittima, ma è necessaria. Bene facemmo – conclude Fontana – a manifestare davanti al palazzo di Giustizia e altre manifestazioni, ovviamente, dovranno essere organizzate per sensibilizzare gli italiani contro l’accanimento giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi”.