Pittella. Il tour delle idee per cambiare l’Italia guardando al Congresso del Pd

ROMA – Il “tour delle idee”. Lo chiama così Gianni Pittella, vicepresidente vicario del Parlamento europeo, questa specie di giro d’Italia che sta facendo per discutere le linee di programma che ha messo a punto annunciando la sua candidatura a segretario del Pd.

Una  importante e significativa verifica, un confronto reale, è avvenuta qualche giorno fa, a Roma, quando ha presentato il documento cui ha lavorato e che è il primo risultato di numerosi incontri pubblici già avuti. Il consenso, le osservazioni, le proposte che sono venute nel corso di un dibattito che ha visto tanti interventi, in una sala con numerose presenze, del Pd, di  socialisti “ senza partito”, come si sono definiti alcuni, di esponenti di associazioni, movimenti, del mondo della cultura, società civile insomma, di fatto hanno rappresentato una vera e propria apertura del dibattito congressuale. Anche se  deve essere fissata la data definitiva, le modalità della presentazione delle candidature, dello stesso svolgimento del dibattito , Pittella ha voluto accompagnare la sua scelta con un documento politico per evitare personalizzazioni, ma per aprire un reale confronto di posizioni. Nel corso del dibattito sono venute numerose critiche al Pd, al suo operato, al suo modo di essere, alle scelte relative al governo. Pittella non ha nascosto che avrebbe preferito un “ governo di scopo”, formato “da personalità di area, ma non direttamente legate alle forze politiche e con un mandato a termine che portasse il Paese alle elezioni” e non una “ coalizione politica con il centrodestra”. Il documento ha un titolo significativo: “ Democratico, solidale, europeo, un partito per cambiare l’Italia”.

Un partito riformatore legato al Partito socialista europeo
Diciannove capitoli e una conclusione molto chiara, “ senza equivoci”. “La nostra casa è quella della famiglia socialista e democratica europea. Il Pd può essere solo ed esclusivamente un partito legato al Partito socialista europeo. Il Pse è la casa del progressismo, del riformismo e del laburismo, una casa comune che accoglie differenze e specificità”. Ed è da qui che iniziamo l’intervista, prima che Pittella parta per il suo “ tour delle idee”. Tiene a ribadire, e lo fa più volte, che pensa ad un partito riformatore, che accoglie diverse culture, socialista, cattolica, laica, ambientalista, che il documento è una “bozza aperta al contributo di chiunque crede nel centrosinistra italiano e vuole ricostruire il Partito democratico”. Lo interrompiamo: insomma nasce una nuova corrente che si va ad aggiungere a quelle numerose ed alle candidature annunciate? La risposta è secca: penso a un’area politica ampia che abbia come obiettivo la costruzione di un partito nuovo, nella società e della società. Alcuni temi sono centrali: l’uguaglianza, la convivenza solidale, la centralità della persona, l’etica pubblica, la questione morale. E anche la sfida per un’Europa intesa come spazio di civiltà e comunità di destino.  “Se saremo capaci di costruire questa ampia area, tireremo le fila e insieme a chi partecipa decideremo sulla candidatura a segretario del Pd”.  Da qui le  tre “idee” per affrontare la crisi, per dare nuova credibilità e ricostruire la fiducia spezzata tra cittadini e istituzioni,  ridare ossigeno all’economia. La prima questione  riguarda il modo in cui affrontare  la crisi, la seconda è il campo in cui si opera, la terza riguarda il partito.

Occorre una politica espansiva. Tornare a Keynes

 Pittella esprime una certezza: “Bisogna tornare a Keynes, aggiornato all’oggi. Servono investimenti pubblici, altrimenti dopo la recessione il rischio è quello della deflazione. Obama ha scelto una politica espansiva, ha stanziato 800 miliardi di dollari. La Federal Reserve finanzia l’economia americana con 85 miliardi di dollari al mese. L’innovazione è il futuro del nostro Paese. I beni comuni, la natura, l’acqua, il suolo e la storia, l’arte la cultura, le forme della conoscenza, la formazione, il progresso del Nord con il Sud e il rilancio del Sud con il Nord, c’è molto da fare, molto da investire, dal pubblico e dal privato”.
“Invece –  dice –  abbiamo messo in Costituzione il pareggio di bilancio, una vera idiozia”. E poi affronta quella che definisce la frattura del nuovo millennio, la frattura fra finanza e democrazia. Ricorda che  la “ricchezza nascosta” supera di ben sette volte il Pil del mondo. Passiamo al campo in cui si gioca la partita. Non ha dubbi: “L’Europa è la nostra comunità di destino. Quella che abbiamo conosciuto fino ad ora  è l’Europa della burocrazia, dell’austerità imposta e delle recessione. Dobbiamo batterci per un’Europa delle politiche sociali e degli investimenti. Per questo  va ripensato criticamente il Fiscal  Compact, escludendo gli investimenti  dal calcolo del pareggio di bilancio. Il Pd deve battersi per l’apertura del cantiere degli Stati Uniti di Europa, per l’elezione da parte dei cittadini del Presidente della Commissione Europea”. Lo provochiamo: avete un nome da proporre visto che fra un anno si voterà per rinnovare il Parlamento europeo?. “Non facciamo parte del Partito del socialismo europeo, ma solo del gruppo parlamentare. Con quale diritto possiamo avanzare proposte?”. Chiaro  l’invito, diciamo così, ad aderire ufficialmente al Pse.

Il partito della società e per la società

Passiamo al terzo campo, il partito. Pittella individua problemi di fondo che vanno al di là delle questioni economiche e sociali. Parla di principi, l’uguaglianza , il valore fondante di un partito di sinistra, riformatore, i diritti delle persone, la convivenza solidale, la cittadinanza. Dopo “gli avvitamenti  verticistici  degli ultimi anni che hanno inaridito il radicamento sociale, bisogna tornare ad essere il partito della società e per la società, creando le condizioni per la partecipazione diretta dei cittadini”. Puntualizza. “certo un percorso difficile da intraprendere ma non partiamo da zero. C’è un patrimonio straordinario di conoscenze, competenze, idee. Il territorio, i circoli, una  rete, gli iscritti, i militanti, forze reali, un rinnovamento di idee ma anche di persone. Insomma, un partito democratico che ribalta la logica centralista e burocratica”. Poi ci tiene a precisare: “Penso a un partito unito, ma non il partito dell’unanimismo. Una maggioranza che guidi e una minoranza  che sia tale, con responsabilità e senso di comunità, attraverso regole chiare di funzionamento interno”. Auguri. Ci lasciamo con un impegno, alla fine  del tour tireremo insieme le somme.

 

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