L’allarme di Squinzi, il nord è sull’orlo di un baratro

ROMA – Non usa mezzi termini Giorgio Squinzi che,parlando all’assemblea di Confindustria, lancia un allarme che indirizza alla politica: “Il Nord è sull’orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta”.

“E’ questo quello che vogliamo?”, chiede il numero uno di via dell’Architettura. “La mancanza del lavoro è la madre di ogni male sociale. Dobbiamo intervenire sul costo, sulla produttività e sulle regole”. Insomma per Quinzi ci vuole “più flessibilità in ingresso e nell’età del pensionamento, per favorire il ricambio generazionale. In questi casi gli aggiustamenti marginali sono inutili, in qualche caso dannosi”. E anxora: “L’Italia ha bisogno di modernità anche nelle relazioni industriali, siamo a un passo, dopo sessant’anni, dal definire regole sulla rappresentanza”. Squinzi ha espresso poi la sua  contrarietà sul modo in cui il governo ha reperito le risorse destinate a finanziare gli ammortizzatori in deroga: “scelta che comporta il rischio concreto di generare altra disoccupazione”.
Squinzi tocca anche il tasto del fisco italiano, che lo definisce “punitivo, complicato e iniquo”. “I mali fiscali italiani restano intatti. – spiega – Abbiamo un fisco punitivo e di intensità unica al mondo. Scoraggia gli investimenti e la crescita. Esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare. Ma non è nemmeno il problema più grave, perchè il fisco italiano è anche opaco, complicato e incerto nella norma.  Si tratta si un fisco  tanto complesso da risultare iniquo”. Insomma per Squinzi, Iil fisco italiano “sembra dire agli imprenditori che crescere non conviene, perchè al crescere delle dimensioni aumentano oneri amministrativi, fiscali e previdenziali”. Il leader degli industriali sottolinea che per anni si sono sentite solo promesse: «Conosciamo la situazione dei conti pubblici e sappiamo che non ci sono spazi per grandi interventi. Molte cose si possono comunque fare. Il peso fiscale può essere riequilibrato e non deve essere usato contro chi produce: imprese e lavoratori». Confindustria torna a chiedere un fisco «a supporto di chi crea ricchezza e la distribuisce, trasparente e rispettoso dei diritti dei cittadini e delle imprese questo – conclude Squinzi – ce lo aspettiamo e il Paese lo merita».
Le parole di Squinzi vengono addirittura condivise dai leader sindacali.
“La relazione di Squinzi è stata  sicuramente interessante soprattutto  sul versante di una esplicitazione della necessità di una politica industriale, e perchè Confindustria dice chiaramente, credo per la prima volta, che si deve ripartire dal settore dell’edilizia”, dice il  segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. “Ho trovato accenti sul ruolo del lavoro e che si dica che è importante arrivare all’accordo sulla reppresentanza dopo lungo tempo”, ha aggiunto.  “La cosa più importante è il messaggio di politica industriale e la necessità di investire: è importante che abbia detto che sono gli investimenti a rimettere in moto l’economia e che hanno la volontà di farlo»,
ha così proseguito il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: “È vero – ha aggiunto la numero uno della Cgil – che c’è tanto pessimismo ma anche la volontà di fare le cose”. Anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, parla di “una relazione buona, condivisibile. La cosa migliore è stata quando ha detto che non siamo un Paese normale. C’è sempre una frattura tra i buoni propositi e le cose
che si fanno”.

Condividi sui social

Articoli correlati