La Ue chiude la procedura deficit dell’Italia. Ma non facciamoci illusioni

ROMA – Ogni tanto arriva anche una buona notizia. “ Finalmente”- sussurrano da Palazzo Chigi, anche se mostrano cautele e si riservano una completa  valutazione quando ci sarà il documento ufficiale. Di che  si tratta?

La notizia arriva , via Ansa, mentre sette milioni di italiani sono chiamati al voto e dalle prime rilevazioni emerge un dato molto preoccupante per quanto riguarda il numero degli astenuti. Forse la notizia che arriva da Bruxelles può rappresentare una iniezione di fiducia in una Italia in piena crisi economica, con la recessione che ogni giorno mostra il suo volto arcigno e colpisce milioni di famiglie. La  buona novella è che mercoledì prossimo la Commissione europea dovrebbe approvare, a meno di retromarce all’ultimo momento, la proposta di chiudere la procedura di deficit eccessivo. La proposta che andrà al voto dei  27 paesi della Ue sarà accompagnata da  sei “ raccomandazioni” con le quali  che  si invita il nostro Paese a proseguire nelle iniziative per il risanamento  dei conti pubblici .Bruxelles certificherà che il programma messo a punto dal governo consente  di restare al di sotto della soglia del 3% nel rapporto deficit- Pil sia per l’anno in corso che per il 2014. Cosa significa in soldini? Si apre la possibilità di realizzare investimenti produttivi in cofinanziamento con i fondi che l’Unione europea mette a disposizione dei paesi “ virtuoso” per investimenti produttivi sbloccando circa 12 miliardi per questo anno e 8 per il prossimo.

Le somme  disponibili sono già in gran parte impegnate
I cordoni della borsa   si aprono  ma le somme a disposizione sono di fatto già impegnate in modo consistente. In primo luogo per saldare i debiti della pubblica amministrazione. Quanto rimane  può essere investito nelle infrastrutture e potrebbe essere utilizzato anche per finanziare il piano occupazione del quale da tempo sta parlando il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini,  senza peraltro indicare qualcosa in più degli annunci.  In particolare  sul problema del lavoro ai giovani sta insistendo il presidente del Consiglio, Enrico Letta,  che ha rapporti continui con il presidente della Commissione Ue, Rompuy. A proposito dello sblocco dei fondi si è parlato di un “ tesoretto”, che potrebbe consentire il  finanziamento delle spese correnti. Questo non è possibile. Non solo. Non c’è alcunché di automatico nella utilizzazione dei fondi. La decisione della Commissione Ue dà modo al governo di contrattare con Bruxelles per far sì che gli investimenti  vengano conteggiati fuori dal patto di stabilità , altrimenti la soglia del 3% non verrebbe mantenuta. Aggiungiamo che per l’Imu servono, allo stato , 2 miliardi, 4 se dovesse essere abolita, 2 miliardi per  congelare l’aumento dell’Iva, un po’ di milioni  per finanziare la proroga della detrazione fiscale del 55% per interventi di efficienza energetica, il rifinanziamento dello sgravio del 50% per le ristrutturazioni edilizie.  E’ stato sufficiente che il segretario del Pd, Gugliemo Epifani, facesse presente che lza coperta e corta e se si deve scegliere fra abolizione dell’Imu e congelamento dell’Iva non avrebbe dubbi: l’Imu dovrebbero pagarla chi ha disponibilità di reddito. Si recupererebbero quei due miliardi, o poco meno, poer evitare l’aumento dell’Iva cxhe colpisce in particolare chi ha redditi più bassi.

 “Raccomandazioni “ poco raccomandabili
Poi ci sono le raccomandazioni, sarebbero sei secondo quanto scrive l’Ansa. Al  primo posto c’é  quella relativa al proseguimento dell’azione di “consolidamento” del bilancio.  Con le altre si sottolinea l’esigenza di portare avanti quel processo di riforme ritenuto essenziale dalla  Ue  per ridare slancio alla crescita del Paese e quindi anche all’occupazione.  Il documento messo a punto dai servizi del commissario Ue per gli affari economici e monetari Olli Rehn sottolinea la necessità di rendere molto più efficiente la macchina della pubblica amministrazione per alleggerire il sistema produttivo di una zavorra che troppo spesso ne condiziona l’attività e lo sviluppo. E chiede anche all’Italia di intervenire per rendere più efficace e produttivo il sistema bancario nazionale.

Si profila un pesante attacco alla contrattazione nazionale
Nonostante la riforma Fornero, Bruxelles insiste poi su una maggiore flessibilità del mercato del lavoro mettendo l’accento sull’opportunità di una contrattazione contrattuale maggiormente incentrata sul livello aziendale che non su quello nazionale. Parallelamente, secondo la Commissione, le politiche per la formazione dei lavoratori dovrebbero essere più attente e vicine alle reali esigenze del mercato del lavoro. La riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese- scrive l’Ansa- nonché una maggiore apertura alla concorrenza del mercato dei servizi sono le altre due ‘raccomandazioni’ che completano il pacchetto messo a punto dalla Commissione.  Già alcuni dei titolo delle  raccomandazione non possono che preoccupare. Nel linguaggio della tecnocrazia della Ue la parola “ riforme” deve essere presa con le molle. Di quali riforme si tratta l’abbiamo già sperimentato nelle misure che ci sono state imposte, ed accettate, prima dal governo Berlusconi e poi da quello di Monti e che hanno fatto pagare un prezzo molto alto in particolare ai lavoratori e alle fasce soci ali più deboli. Molto grave che una “ raccomandazione “ interferisca pesantemente con le scelte che riguardano i contratti di lavoro e che fanno parte del libero rapporto fra sindacati dei lavoratori e degli imprenditori.

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