Se non ora quando? Berlusconi attacca, la piazza risponde: “Contestazioni sterili, irricevibili”

MILANO – Ci risiamo, il dissenso popolare scatena sempre la parola “vergogna  e faziosità” nel presidente a cui non piace essere messo in discussione.

In riferimento alla grande manifestazione nazionale di ieri 13 febbraio, il cavaliere ha dichiarato: “Quella delle donne è stata una mobilitazione faziosa, vergogna! Le dimissioni sono una proposta irricevibile, non ho tradito il mandato elettorale né ho tradito le riforme”.
Il commenda milanese, ha imparato la parola “irricevibile” che ha incassato il giorno della furbata del federalismo.
Si puntualizza che, nonostante l’entourage governativo taccia a riguardo, le donne in piazza erano unite da indignazione e dalla consapevolezza che il caimano promuove, da troppo tempo, una politica estremamente machista.

A prescindere da ogni credo politico e religioso c’è da precisare che in piazza erano presenti donne disoccupate e donne in carriera, donne della lega, del Pdl di Fli e di sinistra assieme a donne senza alcuna appartenenza politica. Insomma donne e basta che hanno espresso una chiara opinione su questioni che le riguardano in prima persona e che vivono quotidianamente sulla loro pelle.
Non è difficile pensare quante persone  di Comunione e Liberazione,  che hanno abbracciato i principi cattolici, sentano l’imbarazzo e la pressione per i frequenti scandali. Come le donne e gli uomini leghisti, che vedono il proprio partito invischiato in indecenze di prostituzione minorile, loro che lottano l’islam e fanno il distinguo tra chi indossa lo chador e chi no. Ma a prescinde da tutte le convinzioni personali, ieri è emersa la prospettiva di genere femminile,  precisa, cristallina e inconfutabile.
E che piaccia o no, se ne prenda atto.
Si mente per omissione. La menzogna sta proprio in quello che volutamente non viene detto e cioè, che anche le donne di destra, ieri hanno detto “basta!” Hanno puntato il dito sul modus operandi del premier e della percezione (considerata di elite e di pregio) che lui ha della figura femminile. Un esempio: Sara Giudice (Pdl) ha raccolto 12 mila firme per chiedere le dimissioni del consigliere della Regione Lombardia, Nicole Minetti. La ragazza ha posto una questione meritocratica e morale all’interno del Pdl. Roberto Formigoni, la massima voce di Comunione e Liberazione del Pdl ha rifiutato le firme; ha detto no alla questione sottoposta.
Offesa la piazza  a cui hanno risposto migliaia di partecipanti, accusati di essersi prestate a manipolazioni. Ennesima conferma che il premier deprezza la donna, convinto che non sia in grado di maturare autonomamente un proprio pensiero critico.  Tuttavia emerge una consapevolezza  tra le donne di questo paese. Dopo 20 anni di svilimento e sottostima della figura femminile, anche dopo la fuoriuscita inevitabile di una figura accentratrice come il premier, si preannunciano anni duri per bonificare il virus della propagandata (ed emulata) dequalificazione femminile.

E non solo. Vi è più coscienza sulla necessità che il futuro del Cavaliere sia definitivamente slegata dal futuro del paese. Il suo futuro, infatti, non è il futuro di questo paese.
I suoi problemi non sono i problemi di questo paese. È indispensabile separare i due percorsi per uscire dall’immobilismo e dal degrado istituzionale, che ha oltrepassato i confini naturali del paese. Fatto ciò, sarà un uomo libero di fare tutti i festini e le stravaganze che desidera, sempre nel rispetto della legalità.
In risposta alla sconcertante dichiarazione del ministro per le pari opportunità  Mara Carfagna è stata sicuramente un’occasione persa, in virtù della carica che ricopre,   evitando accuratamente di difendere e solidarizzale con le donne per difendere il suo “papi”. Triste conferma che le quote rosa, una volta posizionate, si trasformano in  quote azzurre, e perdono la loro congenita natura.
Vergogna sì, perchè in questo paese, l’essere umano di sesso femminile è una merce di scambio da donare, acquisire, vendere e comprare.
Vergogna sì, perché l’articolo 3 della Costituzione, che sancisce l’imprescindibile principio di uguaglianza, non è ancora in vigore per il genere femminile.
Una certezza c’è, considerando  che tutte le donne e uomini che ieri hanno coperto le oltre 250 piazze italiane e all’estero votano. Un milione di voti in piazza. Un particolare. La frase “non si può sovvertire il voto popolare” è logora è obsoleta, che in questo frangente non dovrebbe neppure essere pronunciata. L’Italia di oggi, non è l’Italia di 3 anni fa. Sono cambiate tante cose, sono successe tante cose e tra questi accadimenti è compreso il risveglio delle cittadine italiane.
Dopo la dichiarazione del premier qualsiasi risposta mirata a recuperare parte delle potenziali elettrici presuppone un possibile fallimento per caduta di credibilità, a conferma delle sterili contestazioni.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe