“Non è cosa vostra. Cittadini per la Costituzione”. A Bologna una manifestazione partecipata

ROMA – Sono decine e decine le associazioni e le personalità del mondo politico, sindacale e della società civile giunte da ogni parte d’Itlia che hanno partecipato alla manifestazione di Bologna  a difesa della Costituzione ‘Non e’ cosa vostra’, organizzata da Liberta’ e Giustizia, indetta nella centralissima piazza Santo Stefano di Bologna.

Sul palco si sono alternati in tanti, da Rodota’ a Zagrebelsky, da Vendola a Camusso, da Civati a Landini, da Bindi a Saviano, a Ingroia. In piazza anche la bandiera della pace e una del movimento No Tav.

Dalle associazioni nazionali per la legalità e il lavoro come LIBERA, ANPI, CGIL e FIOM a quelle che più direttamente si ispirano alla difesa della Costituzione erano tutte presenti. Una rete di movimenti grandi e piccoli ramificati sul territorio da Palermo a Rovigo, da Bari a Pistoia che dalla mobilitazione del 2 giugno iniziano un percorso comune. “Dobbiamo crescere fino a costituire una massa critica di cui non sia possibile non tenere conto, da parte di chi cerca il consenso e chiede il nostro voto per entrare nelle istituzioni”. Lo scrive il sito di Libertà e Giustizia che ha promosso l’evento. Fitta, quindi, la partecipazione di questo evento che proseguirà come da intento dei presenti.

Stefano Rodotà, precisa subito che non è sua intenzione spaccare il Movimento 5 stelle, riferendosi alle polemiche recenti con Beppe Grillo. “Siamo qui per parlare di costituzione con oltre 100 associazione, segno che non è così lontana dai cittadini. Non sono deluso da Grillo ma non facciamo processi alle intenzioni”. Sul finanziamento dei partiti: “ho sempre pensato che la politica non va lasciata solo ai potenti”. Su referendum: “La politica non ha capito nulla quando si è opposta in modo cieco alla consultazione. È importante che il Comune tenga conto del risultato. La penso come Prodi, che era per la B, ma dice che il risultato conta, anche se non vincolante”. Sulle larghe intese: “Lo scopo è visibile, condividerlo è particolarmente imbarazzante, se non difficile o impossibile. Serviva discontinuità dal recente passato. La debolezza politica si scarica sulla Costituzione: sono sbalordito che un politico accorto come Letta abbia detto che non si può continuare a eleggere il presidente della Repubblica col sistema dei grandi elettori. Vogliono uscire dalle difficoltà politiche manipolando la Costituzione”. Per Rodotà “la buona manutenzione della Costituzione può essere fatta senza stravolgerla. Se i legislatori fossero sinceri la prima cosa che farebbero sarebbe ridurre il numero dei parlamentari subito. Il porcellum è una legge corruttrice e illegittima che sostiene le oligarchie. Non modificarla è un ricatto, un’arma nelle mani indovinate di chi…?”. Dalle oltre 100 associazioni presenti in piazza a Bologna, il giurista sa che “non nascerà l’ennesimo partitino”.

Presente anche Roberto Saviano, che subito tuona dal palco: “Mi spaventa Micciché alla Pubblica amministrazione, mi è parsa gigantesca debolezza. I prossimi mesi saranno durissimi: la macchina del fango berlusconiana ripartirà”. E sulla sua presenza a Bologna ha detto. “Sono contento di essere qui, perché difendere la Costituzione significa difendere la democrazia dalle organizzazioni criminali”. Lo scrittore ha poi rilevato come questa priorità sia assente dal dibattito politico, mentre “si va a mettere mano all’unico strumento che ci permette di difenderci, la Costituzione e la nostra giurisprudenza antimafia, che è la migliore del mondo”. Le organizzazioni criminali “sono entrate, da tempo, nei grandi meccanismi economici internazionali: l’Italia dovrebbe chiedere all’Europa una legislazione antimafia condivisa”. Sottolineando la necessità di non tenere sotto silenzio la questione della criminalità organizzata nel panorama italiano e internazionale, Saviano ha poi aggiunto che “i prossimi mesi saranno molto difficili, la macchina del fango sta tornando, il sistema berlusconiano ricomincerà e sarà una difficile cappa da gestire” sul fronte “della comunicazione”.

Il berlusconismo è la centro dell’intervento del leader di Sel Nichi Vendola, che difende la Costituzione come “la nostra religione civile. Le classi dirigenti la considerano un impedimento alla loro modernità, che è una modernità malata. È saltata l’abrogazione del porcellum, perché Berlusconi non la vuole. Perché la porcata è nella loro natura”. E sulla scissione nel Pd dice: “Sono molto attento al dibattito interno al Pd, ma la vera malattia del paese è il berlusconismo”. Nelle democrazie dove esiste il presidenzialismo, ha aggiunto Vendola, “esistono contrappesi straordinari; noi, invece, ci troviamo in una condizione in cui l’equilibrio tra i poteri è stato l’oggetto di un bombardamento quotidiano del berlusconismo nel corso di un ventennio”. Il leader di Sinistra, Ecologia e Libertà si è detto poi “incredulo che ci sia una voglia matta di riformare la Costituzione in fretta e furia. Mi pare ci sia una opera di distruzione con una tensione iconoclasta della carta costituzionale”. “Penso – ha argomentato ancora Vendola – che le classi dirigenti considerino la Costituzione alla realizzazione della loro idea di modernità, un’idea malata di modernità. Il fatto che noi parliamo di presidenzialismo o semipresidenzialismo in un paese che non è riuscito nemmeno a fare la legge sul conflitto di interessi è segno di uno sbandamento culturale”.

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