Cdm. Via alle riforme senza conflitto d’interessi. Dubbi sui tempi

ROMA – Evviva, si fa per dire, il governo da il via libera al disegno di legge per le riforne costituzionali ed elettorale con tanto di Comitato parlamentare.

Un record assoluto sui tempi, ben 24 giorni, ha sottolineato il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, nel corso della conferenza stampa a palazzo Chigi. “C’è un cronoprogramma” ha detto lo stesso ministro, nel quale “si  pensa che a fine ottobre venga approvata questa legge, il comitato degli esperti avrà finito i lavori e consegnato la relazione al governo. I lavori di revisione del Parlamento non si sovrapporranno mai con la commissione. A fine maggio del 2014 ci dovrebbe essere la prima lettura alla Camera, per gli inizi di settembre la prima lettura al Senato, per l’ottobre del 2014 la seconda deliberazione delle Camere e poi il varo conclusivo”.
Ma c’è un ma. Infatti nel ddl non si parla di qualcosa molto importante e molto caro al Pd, ovvero al conflitto d’interessi. Quagliarello dice che si tratta di un tema del Parlamento: “Certamente, ci sono forme di governo che hanno delle ricadute sull’ordinamento che vanno oltre i confini. Ma questa è una modifica che deve essere fatta dal Parlamento. Non è previsto, non era nelle mozioni. Non siamo voluti intervenire per rispetto del Parlamento”.
Rispetto del Parlamento? E i cittadini? E il Pd non dice niente?
Di sicuro il conflitto non è l’unico punto dolente. In Cdm, infatti,  ha destato qualche perplessità soprattutto l’idea di dettare un vero e proprio cronoprogramma sull’iter delle riforme. Qualche ministro, viene riferito, ha tentato di aprire una discussione sulla tempistica contenuta nel ddl costituzionale sulle riforme.  “Non bisogna comprimere i tempi, qui – ha  osservato il ministro degli Esteri, Emma Bonino – stiamo cambiando la Costituzione, non le regole di un condominio… Anche altri membri dell’esecutivo hanno chiesto – secondo quanto viene riferito – maggiori notizie, anche sui temi del referendum e della legge elettorale. Non c’è stato alcun
dibattito però in quanto la questione si è subito chiusa visto che sia Gaetano Quagliariello che altri esponenti dell’esecutivo hanno sottolineato come il ddl riprenda semplicemente le linee delle mozioni approvate dal Parlamento. «Ci siamo mossi rispettando pedissequamente le mozioni approvate dalle camere – spiega un ministro – ora tocca al Parlamento avviare il lavoro». A quel punto tutti i membri del governo hanno dato il via libera al ddl.
È un impegno – ha osservato il presidente del Consiglio – che va rispettato, anzi siamo in anticipo sul programma visto che avevamo dato come scadenza la fine di giugno. Toccherà al Parlamento – ha sottolineato ancora il premier secondo quanto viene riferito – confrontarsi nel merito, noi abbiamo avviato il percorso.
Proprio per evitare ulteriori freni dalla bozza del ddl è stata eliminata anche la parte relativa alle pregiudiziali delle Camere. E Dario Franceschini, ministro per i rapporti con il Parlamento, ha annunciato che «il ddl sarà trasmesso al Senato dove il governo chiederà la procedura di urgenza per dare certezza e ridurre i tempi di discussione e approvazione del provvedimento».

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