Bersani no, con la Lega razzista no

ROMA – In politica, tutti i fini giustificano i mezzi? Una domanda che chiunque fa politica, come ‘professione’, se l’è posta molte volte.

Rispondere di sì, sempre e comunque, significa entrare in un drammatico circolo vizioso dal quale non se ne esce mai più. Rispondere di sì, sempre e comunque, significa chiamare un’invasione ‘esportazione della democrazia’ o chiamare i morti civili assassinati dalla ‘bombe intelligenti’, ‘effetti collaterali’.
Rispondere “fino ad un certo punto” significa scendere a compromessi. Compromessi politici che qualcuno ha chiamato “il pane della politica”.
Rispondere no, mai in ogni caso, significa non fare politica, perché politica è, o dovrebbe essere, dialettica fra pari, alla ricerca di un bene comune.
La democrazia viene inaugurata dall’eunomia (buona legge-buon governo) di Solone, 640-560 a. C., dopo il rovesciamento della tirannide dei Pisistrati. Venne poi perfezionata da Clistene, 565-492 a. C., che con il concetto di isonomia (stessa legge per tutti) voleva dare agli Ateniesi gli stessi diritti e gli stessi doveri.

È chiaro che queste parole leggendarie, isonomia e eunomia, non vanno prese alla lettera, per il semplice motivo che molti cittadini non beneficiavano di queste leggi. Non ne beneficavano le donne, in quanto ‘anomalia della specie’; non ne beneficiavano gli schiavi, che non erano neppure pensati come esseri umani; non ne beneficavano i meteci, coloro che pur vivendo ad Atene non erano nati in quella polis; neppure coloro che in Atene non possedevano né un pezzo di terreno né una casa beneficiavano delle stesse leggi. Quindi alla fine isonomia era una parola che proteggeva una categoria di persone privilegiate: gli adulti possidenti che grazie al loro stato sociale non dovevano lavorare. Eunomia invece voleva dire sì ‘buon governo’ ma in effetti significava che la classe privilegiata governava le altri classi, le quali erano naturalmente escluse dalla possibilità di governare.
Quindi una democrazia imperfetta, certamente sì … però sono passati 2500 anni, c’è stata la rivoluzione francese, il Diritto napoleonico e le donne hanno, teoricamente, gli stessi diritti degli uomini e la classe operaia (gli ex schiavi) hanno, molto teoricamente, gli stessi diritti  dei ricchi. E allora perché siamo ancora nelle stesse condizioni politiche di 2500 anni fa? Perché la democrazia, l’isonomia, l’eunomia, non sono state perfezionate? Per quale motivo viviamo ancora come nell’Atene prima della democrazia dove la città era di fatto governata da dieci tribù, vale a dire dieci famiglie che si disputavano il territorio? Qualcuno ci vuole spiegare perché siamo, in Italia ancora dominati dai Tronchetti  Provera, dai Cordero di Montezemolo, dai De Benedetti, dagli eredi della famiglia Agnelli, dai Berlusconi, dai Bossi ecc. , cioè da quelli che, di fatto, creano ciò che viene chiamato ‘i poteri forti’, e, aggiungeremmo, occulti.
Ma non sarà che le cause di questa anomalia storica e sociale siano da ricercare proprio nella politica dei compromessi?
È chiaro che, ora, nella nostra tragicomica democrazia, quando le parti sociali fanno una dialettica, è sempre la parte più debole che ha la peggio. Sindacalisti e politici, non proteggono più le classi meno privilegiate: contrattazione è divenuto sinonimo di far accettare qualsiasi cosa alla classe operaia; compromesso politico significa vendersi l’anima pur di mantenere uno status quo. La recente vicenda Fiat-Marchionne e la raccolta delle firme per un bene comune e sacrosanto come l’acqua, ha visto il Pd balbettare ed assentarsi e, e diciamolo, schierarsi apertamente con Marchionne. Veltroni docet.
Noi italiani ci siamo ritrovati in questo stato grazie al pensiero ‘il fine giustifica i mezzi’. Grazie ai continui compromessi con i potenti i quali, come ogni buon schizoide, si sono guardati bene da rivelare i loro fini ultimi: portare la fiat fuori dall’Italia, fare la secessione nordista, accaparrarsi acqua, spiagge, demanio, in poche parole i beni comuni che appartengono allo Stato quindi a tutti i cittadini italiani.
Ora Bersani, che finora si era comportato abbastanza bene, parla di fare il federalismo con la Lega  … ma che incubo è questo?

Fare un compromesso con la Lega significa fare un compromesso con persone che nel giornale La Padania, a cui Bersani ha inviato una lettera per iniziare un dialogo, hanno scritto: “Quando ci libererete dai negri, dalle puttane, dai criminali, dai ladri extracomunitari, dagli stupratori color nocciola e dagli zingari che infestano le nostre case, le nostre spiagge, le nostre vite, le nostre menti? Sbatteteli fuori questi maledetti!”.
Fare un contratto politico con la Lega ‘ perché il fine giustifica i mezzi’ significa fare un compromesso con nazisti che dicono pubblicamente: “Un paese civile non può fare votare dei bingo-bongo che fino a qualche anno fa stavano ancora sugli alberi”. Calderoli dixit.

Bersani non può non sapere cosa si dice nelle televisioni leghiste, nei messaggi che i nazisti della Lega si scambiano su face book, nei consigli comunali:  “Gli immigrati? Peccato che il forno crematorio del cimitero di Santa Bona non sia ancora pronto”. “Gli immigrati sono animali da tenere in un ghetto chiuso con la sbarra e lasciare che si ammazzino tra loro.” “Extracomunitari? Bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pum pum pum col fucile.”
Qualche ben pensante vorrà credere che queste, tutto sommato,  sono frasi goliardiche di quattro scemi xenofobi, e non vuole ricordarsi di un tizio che qualche hanno fa andava sui treni a spruzzare con un prodotto disinfestante gli immigrati, donne, naturalmente è più facile, e che ora siede nel parlamento europeo come rappresentante dell’Italia: Borghezio.
Ma cosa devono fare e dire ancora i leghisti per essere esclusi da qualsiasi dialettica civile?
Forse fra qualche tempo, quando entreranno nelle case a massacrare gli emigranti, Bersani farà come Pio XII il quale, nonostante Radio Londra già da ’42 parlasse di campi di sterminio nazisti, disse che egli non ne era mai venuto a conoscenza … si vede che era sintonizzato su Isoradio.
E allora diciamo no, Bersani con la Lega razziata non si possono fare compromessi. Questa volta il fine, far cadere Berlusconi, non può giustificare i mezzi.

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