Alfano, sfiducia respinta ma non ci esce bene. Zanda, tre incarichi sono troppi

ROMA – Enrico Letta ha chiesto e ottenuto oggi al Senato un nuovo atto di fiducia al suo governo, respingendo la mozione dell’opposizione che voleva sfiduciare il ministro dell’Interno Angelino Alfano per il caso kazako. Alla fine nel Pd ha vinto la disciplina di partito. I sì alla sfiducia sono stati 55, i contrari 226, gli astenuti 13 in un voto che ha confermato i malumori all’interno del gruppo del Pd.

Tutto l’intervento del presidente del Consiglio nell’aula di palazzo Madama è stato volto a spostare l’attenzione dalla vicenda specifica al quadro politico, ripetendo in pratica quanto detto ieri dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e ponendo così il governo al riparo all’ombra del Quirinale.
L’Italia ha bisogno di stabilità di governo, anche perché la volatilità nei mercati non è ancora superata, e non dobbiamo dare perciò “l’immagine di uno stato di precarietà permanente”, ha detto Letta nel suo discorso che ha concluso il dibattito sulla mozione del Movimento 5 stelle e di Sel.
Il premier ha ribadito di volere procedere entro il 31 agosto con la riforma della tassazione sugli immobili con “il superamento dell’Imu sulla prima casa”, “trovare la copertura del rinvio dell’aumento dell’Iva”, accelerare i pagamenti della Pa e “affrontare il nodo degli esodati”. Poi, in occasione della legge di stabilità a ottobre, approntare un piano straordinario di “attrazione degli investimenti e di abbattimento del debito pubblico”.

Letta. Un monito a chi vuole logorare il governo

Per questo il capo del governo ha lanciato un monito contro “chi vuole logorare il governo e il quadro politico”, incassando il riallineamento dell’ala renziana del suo partito che ha votato contro la sfiducia, ma con alcune defezioni individuali nella sinistra del Pd.
Il Premier ha ribadito che la sua posizione sul caso dell’espulsione di Alma Shalabayeva e della figlia è sempre stata improntata alla massima trasparenza ma, ha ammesso, la vicenda “ha creato imbarazzo e discredito all’Italia. “La relazione del prefetto Alessandro Pansa è approfondita, corretta e non fa sconti, ha ricostruito fatti che ci lasciano attoniti, che in Italia nel 2013 non sono tollerabili. Dalla relazione esce confermato in modo inoppugnabile il mancato coinvolgimento del governo e del ministro dell’Interno”, ha detto Letta.
Al termine della mattinata il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, dice di avere apprezzato “molto” l’intervento del capo del governo. Ma sulla posizione del ministro dell’Interno il Pd sembra non considerare ancora la partita chiusa.
Il capogruppo del Pd, Luigi Zanda, ha invitato Alfano a valutare se rimanere al suo posto. In un intervento dai toni duri e critici dopo avere ricordato le dimissioni del capo di Gabinetto al Viminale ha subito aggiunto: “Servitori dello Stato devono essere non solo i funzionari pubblici, ma anche i ministri della Repubblica”. Alfano “valuti se nelle 24 ore della sua giornata ci sia abbastanza tempo per la segreteria del suo partito, l’incarico di vicepremier e il ministero dell’Interno”, ha aggiunto. In precedenza Zanda aveva ringraziato la compagna di partito ed ex ministro Jozefa Idem per avere mostrato senso delle istituzioni quando “poche settimane fa si è dimessa dal suo incarico” ministeriale.

Pupputo, Tocci e Ricchiuti non votano

 Laura Puppato (Pd), in dissenso dal gruppo, ha annunciato dapprima la sua astensione, poi non ha partecipato al voto, così come Ricchiuti e Tocci xche si attirano le ire di un senatore del Pd, Espisito che ne chide l’espulsione. Mercoledì il gruppo del senato si riunirà ma Zanda  getta acqua sul fuoco.
”Siamo uniti nel sostegno al ministro Alfano e non vogliamo che le tensioni interne ad alcuni partiti possano scaricarsi sul governo. Abbiamo apprezzato il presidente Letta che con questo voto ha messo in dubbio la fiducia al suo governo. Fiducia che noi ribadiamo”. Ha affermato il capogruppo Pdl al Senato, Renato Schifani.
”E’ inutile che il presidente Schifani provi a sviare l’attenzione e a dimostrare che in politica tutti sono uguali tirando in mezzo, del tutto a sproposito, la vicenda dell’ex vice presidente della giunta pugliese e dell’ex assessore alla sanità, il senatore Tedesco”. Così la senatrice Loredana De Petris, capogruppo di Sel, rispondendo al senatore Schifani che, nel corso del suo intervento in aula sulla mozione di sfiducia al ministro Alfano, ha chiesto alla senatrice se il Presidente Vendola fosse stato per caso complice degli esponenti della Giunta pugliese coinvolti in diverse inchieste giudiziarie.

Gaffe di Morra (M5S), sbaglia il nome di Borsellino

Un fac-simile della famosa agenda rossa di Paolo Borsellino viene mostrata dai senatori del Movimento al termine della dichiarazione di voto del capogruppo, Nicola Morra, per ricordarlo nel ventunesimo anniversario della sua uccisione. Ma Morra inciampa sul nome di battesimo del magistrato e menziona Salvatore, il fratello minore. “Non sa nemmeno come si chiama”, si sente una voce levarsi dall’emiciclo. E’ Pietro Grasso a rilevare che: “Stiamo ricordando Paolo, perché non credo proprio che Salvatore Borsellino sia nelle condizioni di essere ricordato”

Financial Times. Saggio se il ministro si dimette

 Intanto il Financial Times ha scritto che per Alfano sarebbe saggio dimettersi e lasciare l’incarico di ministro dell’Interno a un collega di partito. In un editoriale intitolato “Rome’s imbroglio”, il quotidiano della City sostiene che l’Italia non può permettersi una crisi politica e aggiunge che la credibilità del governo sarebbe messa in crisi se nessuno si prendesse la responsabilità della vicenda.

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