Libia in fiamme. 10 mila morti e 50 mila feriti. Possibili ondate di profughi

TRIPOLI – Sarebbero 10mila i morti in Libia dall’inizio delle protetste contro il leader Muammar Gheddafi. È il bilancio di un esponente arabo del Tribunale Penale Internazionale (Tpi), interpellato dall’emittente satellitare al-Arabiya. Secondo la fonte, i feriti sarebbero oltre 50mila e sarebbe in corso una fuga di massa attraverso il confine con l’Algeria. L’esponente del Tpi ritiene che la situazione possa degenerare e arriva a ipotizzare che Gheddafi decida di usare armi chimiche per sedare la protesta.

Malta nega l’atterraggio a figlia del raìs

Le autorità maltesi hanno negato l’atterraggio presso lo scalo internazionale dell’isola a un volo ATR 42 della compagnia di bandiera libica, arrivato in modo inatteso sui cieli di Malta. Lo riferisce il ‘Times of Maltà, spiegando che il velivolo ha fatto ritorno in Libia. Nel chiedere il permesso di atterrare, il pilota dell’aereo ha fatto riferimento a un volo che sarebbe dovuto arrivare sull’isola ieri, ma le autorità aeroportuali non hanno dato il loro via libera. L’aereo, che trasportava 14 persone, ha continuato ad aggirarsi per circa 20 minuti a sud di Malta, riprovando più volte a chiedere il permesso per l’atterraggio. Alla fine il pilota ha deciso di tornare indietro. Militari maltesi sono stati visti entrare in fretta nell’aeroporto mentre l’emergenza era in corso.

Giornalisti senza visto considerati come “Al Qaeda”

Il viceministro libico degli Esteri, Khaled Kaim, ha affermato oggi che i giornalisti entrati illegalmente in Libia saranno considerati come «collaboratori di al Qaida» e «come dei fuorilegge». «Ci sono dei giornalisti che sono entrati illegalmente e noi li consideriamo ormai come collaboratori di al Qaida, come dei fuorilegge e non siamo responsabili per la loro sicurezza. E se non si presenteranno alle autorità saranno arrestati», ha detto il viceministro ai giornalisti. «Abbiamo autorizzato tre troupe di Cnn, al Arabiya e Bbc in arabo di entrare in Libia. Un corrispondente di Cnn che è entrato illegalmente deve unirsi alla troupe, altrimenti verrà arrestato», ha aggiunto Kaim.

Ue: “Crimini orribili in Libia”. Si prospettano sanzioni

Il presidente permanente dell’Unione europea, Herman Van Rompuy, ha definito «orribili» le violenze perpetrate in Libia e ha sottolineato che i crimini «non devono restare senza conseguenze». «Provo orrore per le violenze che sono commesse – ha affermato Van Rompuy – contro il popolo che si alza per la libertà e la giustizia in Libia». «Ho visto crimini orribili che sono inaccettabili e che non devono restare senza conseguenze. Condanno l’uso della forza, dell’aggressione e dell’intimidazione contro i manifestanti in Libia e faccio appello alla cessazione immediata dell’uso della forza», ha aggiunto van Rompuy in un discorso pronunciato a Praga e diffuso a Bruxelles con una nota.

«L’Ue – si legge in una nota diffusa al termine della riunione degli ambasciatori dei 27 a Bruxelles – esprime la sua grave preoccupazione per la situazione in Libia, condanniamo fortemente la violenza e l’uso della forza contro i civili e deploriamo la repressione contro i dimostranti pacifici che ha provocato la morte di centinaia di civili». Nel rinnovare l’appello perchè siano accolte «le legittime richieste della popolazione, anche attraverso il dialogo nazionale», l’Unione chiede che «siano immediatamente revocate tutte le restrizioni alla libertà di espressione, tra cui a Internet, di riunirsi pacificamente». I 27 concordano poi con la dichiarazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che «chiede al governo libico di rispettare la sua responsabilità di proteggere la popolazione e chiede alle autorità libiche di rispettare i diritti umani ed il diritto umanitario internazionale». Rinnovata la richiesta alle autorità di Tripoli di «garantire la sicurezza di tutti gli stranieri e di facilitare la partenza di quanti vogliono lasciare il Paese», l’Ue chiede ancora «l’accesso immediato per gli osservatori sui diritti umani» e si dice «pronta, laddove necessario, a fornire aiuti umanitari». Infine, d’accordo con l’Onu, i 27 chiedono «un’indagine trasparente, credibile e indipendente sugli eventi in Libia e di convocare, per venerdì, una sessione speciale del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite».

Frattini: “Situazione gravissima a Tripoli”

«Abbiamo indicazioni tutte non confermate di situazioni gravissime anche a Tripoli. Purtroppo non ci sono comunicazioni, questa è la questione vera». Lo ha detto il ministro degli esteri Franco Frattini, a margine del suo intervento oggi al Senato, a chi gli chiedeva un commento sulle dichiarazioni dell’ambasciatore italiano a Tripoli, Vincenzo Schioppa che, questa mattina, ha detto di non poter «confermare che ci siano stati bombardamenti» nella capitale libica. Anche il vescovo di Tripoli, ha aggiunto Frattini, ha detto che «vede la situazione calma», ma «francamente mi sembra che tanto calma non sia, anzi, sia drammatica».

Tensioni sulle Borse

L’aggravarsi della situazione in Libia continua a condizionare i mercati europei e non solo, con il petrolio schizzato a 110 dollari al barile, ai massimi dal settembre del 2008. Piazza Affari ha così chiuso la sessione in calo, con l’indice Ftse Mib che a fine giornata ha perso lo 0,29% sfiorando i 22mila punti, un pò meglio, tuttavia, rispetto alle principali piazze europee. La crisi libica e il prezzo del petrolio hanno spinto alcuni titoli energetici al ribasso come Eni che ha perso l’1,16% a 17,08 euro per azione e con un volume di circa 32,5 mln di pezzi scambiati dopo che ieri ha annunciato la chiusura del gasdotto Greenstream che porta in Italia circa 8 miliardi di metri cubi di gas. Male anche Saipem con -2,15% a 34,62 e circa 5 milioni di titoli passati di mano e Tenaris con -2,41% a 17,01 euro e 3,5 mln di titoli scambiati. In recupero, dopo le perdite dei giorni scorsi, Impregilo che chiude con -0,09% a 2,26 euro. È comunque Pirelli e c. il titolo più penalizzato dalla giornata: con -4,66% chiude a 5,725 euro per azione e scambi per 3,5 mln di pezzi. (segue) (Red-Ros/Pn/Adnkronos)

Ex ministro libico della giustizia: “Fu personalmente Gheddafi ad ordinare la strage di Lockerbie”

L’ex ministro della Giustizia libico sostiene che fu il colonnnello Gheddafi a ordinare personalmente l’attentato di Lockerbie che nel 1988 costò la vita a 270 persone. Sul Mail online si legge che Mustafa Abdel-Jalil, che ha appena dato le dimissioni dal suo incarico per protestare contro la violenta repressione delle manifestazioni antigovernative in Libia, parlando al quotidiano svedese Expressen ha affermato: «Ho le prove che Gheddafi ha dato l’ordine per Lockerbie». L’ex ministro ha detto all’Expressen che Gheddafi diede l’ordine per l’attentato a Abdel Baset al-Megrahi, l’unico condannato per l’attentato al volo 103 della Pan Am sui cieli della cittadina scozzese di Lockerbie che uccise 259 passeggeri a bordo dell’aereo e 11 persone a terra. «Per nascondere la cosa -ha affermato l’ex ministro- Gheddafi fece tutto quanto in suo potere per far tornare al-Megrahi dalla Scozia». Al-Megrahi fu rilasciato per ragioni umanitarie da una prigione scozzese nel 2009, poichè, fu detto, soffriva di un tumore alla prostata e sarebbe morto a breve. L’uomo risulta essere ancora in vita.

Ue: “Un milione e mezzo di profughi clandestini”

Non facciamo speculazioni sui numeri, le uniche cifre che possiamo dare è che in Libia risiedono tra i 500mila e 1,5 milioni di immigrati dell’Africa subsahariana». È quanto hanno detto fonti Ue, incalzate dalle richieste di sapere se facciano previsioni sul numero di immigrati che potrebbero attraversare il Mediterraneo, arrivando sulle coste italiane. «Noi non facciamo speculazioni, ma analisi, lavoriamo e non scommettiamo – hanno ripetuto più volte – Se sapessimo quale sarà lo scenario, potremmo cominciare a discuterne, ma non è questo il caso. Ovviamente noi abbiamo presenti una serie di scenari, ma non li renderemo pubblici».

Libia in fiamme: l’ondata potrebbe travolgere altri Paesi

Re Abdullah è rientrato a Riad dopo tre mesi all’estero per cure mediche. Ha subito promesso 35 miliardi di dollari in aiuti per il suo popolo, ma non ha accennato a una riforma della monarchia assoluta, escludendo così la richiesta di elezioni municipali formulata dai gruppi di opposizione. Per questo, sulla scia delle rivolte popolari in Tunisia, Egitto e Libia, si moltiplicano gli iscritti a Facebook che annunciano la loro adesione a una ‘Giornata della Collera’ l’11 marzo. L’obiettivo è quello di chiedere un governo eletto e il rilascio dei detenuti politici. YEMEN: Sette deputati yemeniti hanno lasciato il partito del Congresso, al governo in Yemen, per protesta contro l’uso della violenza da parte della polizia nei confronti dei manifestanti che da settimane chiedono le dimissioni del presidente, Ali Abdullah Saleh. Sale così a nove il numero dei deputati che sono usciti dal partito di governo dopo le prime due defezioni annunciate la scorsa settimana. COREA DEL NORD: L’ondata di dimostrazioni contro i regimi di tutto il mondo sembra essere arrivata persino in Corea del Nord. Citando fonti sudocoreane, Asianews ha scritto che per la prima volta nella storia del regime stalinista, alcuni gruppi di cittadini hanno protestato apertamente in tre città per chiedere cibo ed elettricità. Un evento unico, che conferma le gravi difficoltà economiche e alimentari in cui versa la popolazione.

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