“Milleproroghe” con fiducia incorporata. Come sempre, il centro-destra nel caos totale

ROMA – Finisce come sempre finiscono le cose nel centro-destra: il caos totale. La vicenda dell’approvazione del “Milleproroghe” dimostra, caso mai ce ne fosse bisogno, della totale incapacità della coalizione guidata da Silvio Berlusconi di avere un rapporto equilibrato con la sua maggioranza in Parlamento. Dopo le censure del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si è visto arrivare sul tavolo il testo di una legge di conversione stravolto rispetto all’autorizzazione fornita per la presentazione del decreto legge, ora il ministro Tremonti ha presentato un maxi-emendamento con fiducia allegata dal quale ha tolto, con un bel tratto di penna, quelle norme aggiunte surrettiziamente per soddisfare i famelici appetiti dei suoi ras locali. Come quella che prorogava l’obbligo di abbattimento delle case abusive in Campania, un provvedimento sponsorizzato (ça va sans dire) da Nicola Cosentino per soddisfare le sue notorie clientele. Ha poi cassato d’un colpo: la possibilità per il Comune di Roma di aumentare il numero di assessori (da 12 a 15), onde consentire ad Alemanno di dar da mangiare ad altri “clientes”, la riorganizzazione della Consob e, tra le altre modifiche, anche quelle relative alla norma sull’incrocio tra Tv e giornali (resta fino a fine 2011) e la proroga della Presidenza dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici e sui servizi.

Subbugli nella maggioranza

Gianni Alemanno e Nicola Cosentino sono sul piede di guerra, visto che hanno interpretato la brutalità dei tratti di penna del ministro dell’economia anche come l’ennesimo favore accordato alla Lega e al Nord. Sferzanti i giudizi dell’opposizione. Pierluigi Bersani: “È inutile che rubino un voto in più: all’atto pratico la propulsione del governo è pari a zero. Quello che vediamo sono solo divisioni e confusione mentale e politica. E in ogni caso non si aspettino titubanze da parte nostra. Noi combatteremo con tutti gli strumenti a nostra disposizione”. Anna Finocchiaro (Pd): “È incredibile leggere anche oggi le dichiarazioni del presidente del Consiglio sul decreto Milleproroghe. Come fosse un passante che transita lì per caso, finge di non essere responsabile dello scempio che il suo governo ha compiuto delle regole istituzionali del nostro Paese. Siamo ancora una volta al calpestare i principi fondamentali del diritto e della democrazia parlamentare”.

Che cos’è il “Milleproroghe”

Il nome è già tutto un programma, perché rimanda ad uno dei capisaldi della politica italiana: procrastinare una decisione. La Democrazia Cristiana fece della “proroga” una sorta di manifesto ideologico, il “pater noster” della sua concezione del mondo. Non solo. Ma la prassi legislativa che esso ha introdotto nasce per motivi considerati “eccezionali” nel 2004 e quindi doveva rimanere un’esperienza unica, da non reiterare. Ed invece, come sempre accade soprattutto quando governa il centro-destra (ma lo strumento fu utilizzato anche dal centro-sinistra), è diventato un capo-saldo dell’Esecutivo.

Ma che cos’è il “Milleproroghe”? Si tratta di un decreto legge “ominbus”, in origine destinato a prorogare la scadenza di decreti legislativi (cioè di atti legislativi su delega del Parlamento che devono essere approvati entro una certa data) o di norme anch’esse con scadenza. Ma, progressivamente, si è trasformata in una seconda finanziaria (sostituita proprio da questo governo con la cosiddetta “legge di stabilità” nel dicembre del 2009) dove viene messo di tutto.

La necessità del “Milleproroghe” con fiducia incorporata si accresce quando vi sono maggioranze instabili (come quella attuale). Dato che si tratta di un decreto legge, esso contiene i presupposti della necessità ed urgenza (articolo 77 della Costituzione) e quindi ha una corsia preferenziale alle Camere. Se poi si appone la fiducia, la discussione viene contingentata e i tempi più che dimezzati. Proprio quello che serve alle fameliche correnti del Pdl per vedersi approvare norme specifiche, in fretta e senza alcuna razionalità giuridica, senza dover rispettare il normale iter legislativo.

Gli stop di Napolitano e le chiacchiere di Tremonti

E meno male che il ministro Tremonti, con la riforma della “legge finanziaria” del 2009 aveva precisato che era finito il tempo di provvedimenti economici “omnibus”, di quegli “insaccati” dove i politici infilavano di tutto nelle concitate ore delle sessioni parlamentari di approvazione! Fatta uscire dalla porta la legge finanziaria, è rientrata dalla finestra sotto il nome di “Milleproroghe”. Il Presidente della Repubblica ha fatto notare la cosa, con una piccata lettera di alfabetizzazione costituzionale ai gerarchi di Berlusconi, che hanno incassato senza fiatare. La loro mostruosa ignoranza delle regole alla base di una democrazia parlamentare (Berlusconi pare aver scoperto ieri la differenza fra un imprenditore e un Presidente del Consiglio) è notoria. Sarebbe il caso di bocciarli e di mandarli a fare un lavoro più adatto alle loro conoscenze. Se ce l’hanno.

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