Senato. La Giunta, Berlusconi deve decadere. L’ira del pregiudicato e dei cortigiani

ROMA – Dopo sette ore di discussione, anche a porte chiuse, la giunta per le Immunità del Senato ha votato sì alla decadenza per Silvio Berlusconi, condannato in terzo grado a quattro anni di reclusione per evasione fiscale. Secondo il presidente della giunta, Dario Stefàno, è stata una scelta fatta “a maggioranza”.

“Ora la relazione scritta – spiega – recante le motivazioni della decisione sarà sottoposta alla giunta nella prossima seduta onde poter essere presentata al Senato entro il previsto termine di venti giorni dall’adozione della decisione”. “Ingiustizia è fatta”, ha commentato a caldo Berlusconi su Twitter.

ll voto per la decadenza era quasi scontato. Da più parti si era infatti ipotizzata una conclusione dei lavori in giornata. Inutili i tentativi del Pdl di chiedere una sospensione della seduta in seguito alla polemica sulle battute infelici di Vito Crimi (M5S) su Berlusconi.

Schifani tenta di far sospendere la seduta

Il senatore grillino fa battute irriverenti su facebook su Berlusconi e scatena la reazione indignata del Pdl, che coglie il pretesto al volo e arriva a chiedere, tramite il capogruppo Schifani, al presidente Grasso lo stop dei lavori.  Anche diversi esponenti grillini criticano Crimi.A metà pomeriggio il presidente del Senato condanna il comportamento di Crimi, ma chiarisce che non può sospendere i lavori della Giunta. Alla fine è lo stesso presidente della Giunta a tagliare corto: “Non ho mancato di stigmatizzare – dice Dario Stefàno a lavori ormai conclusi – come il presidente Grasso, il post di Vito Crimi, ma c’è stato modo di verificare che era stato scritto prima dell’inizio della seduta pubblica”. E aggiunge: “Non era una motivazione sufficiente per sospendere i lavori”. Crimi, da parte sua, minimizza l’accaduto: “Era un post satirico, se lo avesse fatto Crozza o un altro comico staremmo tutti a ridere”. 

“Ogni comportamento dei componenti della Giunta che esorbiti dalle funzioni istituzionali, a tal punto da incidere sul regolare andamento dei lavori, richiede attenta e approfondita istruttoria su eventuali violazioni del Regolamento, da sottoporre agli organi competenti sotto profilo disciplinare che regolamentare”, dice Grasso in una nota.  

Ora i Cinque stelle chiedono il voto palese in aula: “Basta che il Pd dica sì alla modifica del regolamento e non ci sarà alcun voto segreto”, scrivono sulla pagina facebook del Senato Cinque stelle. 

 Assenti i legali del cavaliere annunciano un ricorso

Assenti i legali del Cavaliere. Gli avvocati di Silvio Berlusconi non si sono presentati all’udienza pubblica. Una scelta che può significare che la battaglia in Giunta viene data già per persa. Franco Coppi, Piero Longo e Niccolò Ghedini motivano la loro assenza accusando la Giunta di non essere imparziale. E annunciano un ricorso: “Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti”. Da segnalare un fatto singolare. Era prsente l’avvocato di chi prenderà il posto di Berlusconi se dovesse decadere. Ha, di fatto, sostenuto la tesi delle dimissioni del cavaliere. E Lo stesso Di Giacomo, il primo dei non eletti del Pdl in Molise ha preso le distanze  da Berlusconi.

L’ira di Brunetta “ Non si illuda il boia. “Lui “resta il leader

Tutti al vetriolo i commenti dei maggiorenti del Pdl. “È stato chiaramente un atto politico si è deciso di far fuori per via giudiziaria il leader del centrodestra italiano. Non si illuda il boia. Sta rotolando il titolo di senatore, non la testa dell’uomo e del politico Berlusconi, che resta il leader e il riferimento di metà degli italiani. Ci sarà pure un giudice in Europa”. Così il “falco’” del Pdl, Renato Brunetta ha commentato il voto espresso in giunta a favore della decadenza da senatore. 

“Peggio del previsto. Il copione era stato già scritto e se ne conosceva la trama ma si è andati oltre ogni limite di tollerabilità”, ha aggiunto il presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani commentando la decisione della Giunta per le elezioni del Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore.  

“Al verdetto politico, fondato sul pregiudizio e sull’odio verso Silvio Berlusconi, in palese violazione del principio della non retroattività della legge penale sancito dalla Costituzione – aggiunge Schifani – oggi si è aggiunto l’intollerabile comportamento di un senatore che ha infranto il patto di riserbo dell’udienza pubblica dell’organismo parlamentare e inficiato così la legittimità della decisione”. 

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