I guai del Cavaliere, fra giudici “comunisti”, Murdoch e Floris-Santoro. Meno male che c’è il Papa

ROMA – Dopo essere riuscito a ricomporre la sua maggioranza a suon di acquisti e prebende, ora Silvio Berlusconi si accinge ad affrontare scogli ancora più scivolosi ed impervi. Da un lato, ha l’esigenza di coprire tutte le caselle di Palazzo Chigi a disposizione senza scontentare le “new entry” parlamentari faticosamente convinte a cambiare casacca; dall’altro sminare il campo di battaglia dei giudici, dove in questo periodo ripartono ben quattro processi.

L’AGENDA GIUDIZIARIA. È dovuto intervenire Berlusconi in persona per mettere a tacere un suo deputato troppo solerte Luigi Vitali, che ancora insisteva sulla proposta di legge in materia di prescrizione breve. “La proposta di legge sulla prescrizione breve è stata presentata da un nostro deputato che è stato invitato a ritirarla” ha dichiarato ieri il Caimano in persona in viaggio a Helsinki, dove non ha ricevuto un’accoglienza proprio calorosa. Il povero Vitali appartiene a quella truppa di deputati ai quali è affidato il lavoro sporco di depositare un disegno di “legge ad personam”. Si tratta di “peones” senza arte né parte, che mai entreranno nella cerchia esclusiva del principe, né avranno mai poltrone o strapuntini. Per i deputati maschi del Pdl, infatti, la loro unica chance è quella di escogitare un rimedio per evitare la galera al loro principale e si adoperano in tal senso, non avendo, a differenza delle deputate, altre armi per attirare l’attenzione del capo. Ma questa volta il povero Vitali ha commesso l’errore fatale di insistere su un provvedimento che l’avvocato Ghedini ha bocciato senza rimedio: “La parte di quella proposta che riguarda la prescrizione non ha alcuna efficacia nei processi che vedono interessato il presidente Berlusconi. Dopo la modifica operata nel 2005 dalla legge cosiddetta ex Cirielli, la concessione delle attenuanti generiche per tutte le contestazioni operate nei confronti del presidente sarebbe del tutto neutra per la prescrizione”. Insomma, non serve al principale, alla faccia del principio fondamentale del sistema in base al quale le leggi sono approvate nell’interesse della collettività.

IL BAVAGLIO ALL’INFORMAZIONE. L’altro fronte caldo su cui si sta lavorando con qualche profitto è quello dell’informazione. Il Caimano, oramai, ogni martedì e giovedì sera soffre le pene dell’inferno con Floris e Santoro. Le loro trasmissioni sono troppo giornalistiche e raccontano troppi fatti e non va bene. Il magnate di Arcore si sente sulla graticola ogni qualvolta le telecamere di Santoro e gli editoriali di Travaglio mostrano i fallimenti del suo governo e i processi cui deve andare incontro. Non potendo cacciarli, come fece con l’editto bulgaro nel suo precedente governo, per colpa dei soliti magistrati che li fanno riassumere, la strategia è ora quella di contrapporre loro il panzer Giuliano Ferrara, altro “executive” di peso e sostanza (oltre un quintale e mezzo). È così che il direttore de “Il Foglio” incasserà tremila euro a puntata di cinque minuti (per un milione e mezzo di euro in tre anni), per condurre la striscia di approfondimento “Qui radio Londra” subito dopo il fedele TG1 serale. A quel che si sa, la trasmissione sarà in completa perdita perché non si prevedono spot pubblicitari; dovrà essere un sermone ferraresco (sul modello di quello comandato a distanza nell’oramai celebre assemblea delle mutande al Teatro del verme milanese) sulle virtù del proprio datore di lavoro, senza “se” e senza “ma”. Tanto per comprendere l’equilibrio dell’attuale Rai, Travaglio e Vauro collaborano ad “Annozero” senza alcun contratto e, quindi, senza compenso.

LA BATTAGLIA (PERSA) CON SKY. Ma, sul fronte della guerra con il suo infinito rivale, Rupert Murdoch, la battaglia sembra oramai persa. Si tratta della questione riguardante l’apertura dei canali televisivi del digitale terrestre anche al network dello “squalo” australiano. Il fedele ministro Paolo Romani ha fatto di tutto per assecondare gli interessi di Mediaset e impedire di accrescere la sua forza anche nel settore della televisione in chiaro. Il ministro aveva cercato di impedire la partecipazione di Murdoch alla gara per l’assegnazione di sei frequenze televisive asserendo che, essendo Sky un operatore straniero per gunta monopolista della televisione via satellite, non avrebbe potuto partecipare alla gara ed aveva chiesto un parere consultivo al Consiglio di Stato, il quale il 1° marzo gli ha dato torto. Secondo i giudici di Palazzo Spada, infatti, “Sky Italia” è un gruppo italiano con sede legale nel nostro Paese e la sua esclusione dalla gara avrebbe violato le norme comunitarie.

GLI INTERESSI DEL VATICANO. Rimane, ora, la questione vaticana. Lì il Cavaliere si sente più tranquillo. Cardinali e vescovi, infatti, non sono per sua fortuna come i giudici. Mentre alcuni di questi ultimi sono difficilmente influenzabili, i prelati lo sono del tutto, basta offrire loro quanto si aspettano. Anzi: gli scandali sessuali del Cavaliere, che lo hanno reso inviso a molti credenti, potrebbero essere una magnifica occasione per la Chiesa di alzare il prezzo del suo appoggio. Ben difficilmente il Caimano potrebbe opporre un rifiuto. Ed ecco che, fra le altre cose, nel decreto sul federalismo fiscale gli enti ecclesiastici continueranno a non pagare alcuna imposta sui propri immobili, anche quando sono destinati ad attività meramente commerciali, le scuole private saranno sempre finanziate in barba all’articolo 33 della Costituzione, ci si opporrà strenuamente a qualsiasi disegno di legge sulle coppie di fatto e sulle adozioni da parte dei “single”, si predisporrà una legge sul biotestamento degna di essere benedetta dal Papa. Silvio santo subito.

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