Governo. Domani approva la “riforma” punitiva contro i magistrati. L’irritazione del Colle

ROMA – Domani per le nove è convocato  il Consiglio dei ministri per esaminare il testo di legge sulla cosiddetta riforma della giustizia. Si tratta di un provvedimento fondamentalmente punitivo per i magistrati, che Berlusconi ha voluto e imposto, come sempre, alla sua maggioranza dopo l’inchiesta su Ruby, il cui dibattimento si aprirà il 6 aprile. Napolitano si mostra irritato con il Governo perché il testo della legge costituzionale gli viene illustrato soltanto il giorno prima della presentazione in Consiglio dei ministri.

Secondo il leader di Sel Nichi Vendola, la riforma della giustizia che domani sarà varata dal Consiglio dei ministri serve solo a «blindare il potere di un sovrano modernamente medievale come è oggi l’inquilino di palazzo Chigi». Lo dice Nichi Vendola, leader di Sel, a margine di una conferenza stampa. Per il governatore della Puglia la riforma non è fra le priorità del Paese, sconvolto da una crisi economica e sociale «gigantesca», e preoccupato per «il destino di precarietà» che incombe sui giovani. «È questo il tema che dovrebbe allertare la politica e non quell’eterno conflitto malato tra politica e giustizia» che vive «dall’inizio del berlusconismo». Insomma, si tratta di una riforma che «concede immunità al potente e nega giustizia al cittadino».

Il capogruppo al Senato del Pd sottolinea che «abbiamo una grande preoccupazione, che questa riforma sia mossa più da un risentimento personale, da un fatto ideologico, piuttosto che da una vera necessità di far funzionare i processi perché questa riforma non accorcerà di un’ora i processi civili e penali di questo paese».

Il disappunto dei consiglieri togati del Csm

Inascoltati sulle riforme che servono alla giustizia, rimaste soltanto degli annunci, e nemmeno interpellati su quelle già approvate o che il Consiglio dei ministri si accinge a varare. Alla vigilia di quella che Silvio Berlusconi ha definito la riforma epocale della giustizia, i consiglieri togati del Csm hanno espresso tutto il loro disappunto per l’atteggiamento del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e del Parlamento, e hanno chiesto con forza che sia riconosciuto a Palazzo dei Marescialli il suo ruolo di interlocutore, rendendo effettiva la leale collaborazione tra istituzioni. Un’esigenza di cui si farà carico il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, che ha garantito che solleciterà il dialogo con il Guardasigilli sui «temi rilevanti» della giustizia.

A sollevare il problema è stato, anche a nome del suo gruppo, il togato di Unità per la Costituzione Riccardo Fuzio, che ha espresso tutto il suo «dispiacere istituzionale» per il fatto che la collaborazione con il ministro sia rimasta lettera morta e che i suggerimenti dei consiglieri siano stati «del tutto inascoltati». «Nessun intervento utile sui pensionamenti, nessuna iniziativa sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, nessun intervento sulla possibilità di eliminare il divieto di assegnazione di funzioni monocratiche ai magistrati di prima nomina», ha lamentato il consigliere, che ha anche protestato per il fatto che il ministro non abbia nemmeno ancora chiesto il parere del Csm sul progetto di smaltimento dell’arretrato approvato un mese fa dal consiglio dei ministri. Le critiche non hanno risparmiato nemmeno il parlamento che «ha scavalcato il Csm», visto che «attraverso le commissioni giustizia si è posto direttamente in contatto con i Capi di Corte». E sulle riforme che si annunciano imminenti sulla giustizia la speranza è che «si voglia ascoltare la voce della magistratura attraverso i canali istituzionali a ciò preposti e creati». «Va riconosciuto al Csm il suo ruolo e va resa effettiva la leale collaborazione con le istituzioni», ha convenuto Antonio Racanelli, di Magistratura indipendente, che ha lamentato come a tre mesi di distanza sia rimasto solo «un annuncio» l’intenzione dichiarata dal ministro di far cadere il divieto che impedisce ai giovani magistrati di lavorare nelle procure. «Non sappiamo nulla dello stato dell’informatizzazione giudiziaria», ha evidenziato a sua volta e a nome di Magistratura democratica e del Movimento per la giustizia, Francesco Vigorito. «Il Csm deve riportare il dibattito su temi concreti», ha aggiunto, esprimendo la convinzione che attorno alla magistratura si sia creato «un clima torbido, fatto di insinuazioni e di attacchi e della tendenza a spiare dal buco della serratura».

L’irritazione di Napolitano

Nessun comunicato o segnale evidente ma il Presidente Napolitano sarebbe irritato perché, ancora una volta, il Governo gli esporrebbe soltanto all’ultimo momento il testo di una “riforma” così impegnativa come quella che stravolge l’impianto costituzionale sul Csm e le stesse carriere dei giudici. Per questo motivo, oggi, a ricevere il ministro della giustizia Alfano sarà non il Presidente ma il segretario generale del Quirinale. L’incontro diventerebbe in questo modo una mera formalità.

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