Emergenza immigrazione. “Dalle parole si passi ai fatti”

ROMA – Forte protesta da parte di otto migranti, quattro marocchini e quattro tunisini, alla CIE di Ponte Galeria di Roma, che decidono di cucirsi la bocca utilizzando una parte metallica di un accendino come ago e un filo ottenuto da una coperta.

Non è il primo caso di protesta, già nel 2010 scene analoghe accadevano nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Torino, senza contare le numerose proteste che si sono succedute durante questi ultimi mesi , una delle quali sempre nella struttura romana, dove alcuni migranti si riunirono sul tetto e diedero fuoco a materassi e coperte.

Immediato l’intervento del sindaco della capitale, Ignazio Marino, che appena venuto a conoscenza del fatto tramite un twitt ha scritto “ Quattro immigrati si sono cuciti la bocca con ago e filo. La loro protesta ci impone con forza di riaprire il dibattito nazionale su questi luoghi disumani e su una legge, la Bossi-Fini, che equipara a criminali chi fugge da guerre, violenza e povertà” e conclude con “ Dobbiamo impegnarci tutti contro l’indifferenza”.

Tutto questo accade mentre il leader del Pd, Matteo Renzi, in visita a Lampedusa, insieme al sindaco Giusi Nicolini, incontra al comune i cittadini dell’isola che sostengono di sentirsi soli ed abbandonati nella periferia italiana. Renzi ha risposto a queste affermazioni dichiarando che lui capisce bene i loro problemi e che prova ammirazione per Lampedusa, luogo “dove i valori della fratellanza e dell’accoglienza sono molto forti”.

Ha continuato il suo soggiorno nell’isola, facendo visita alla struttura CIE, dove pochi giorni fa, tramite la messa in onda di un video shock del tg2, sono venuti alla luce i trattamenti disumani anti-scabbia effettuati sugli immigrati.

 

Nello stesso giorno, il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, risponde in aula del caso Lampedusa, dichiarando che le modalità seguite sono umanamente inaccettabili e che è sua intenzione “ monitorare costantemente in maniera ancora più incisiva che le effettive condizioni di vita in queste strutture corrispondano agli standard internazionali riconosciuti”.

La legacoop di Sicilia, come risposta a questo scandalo, rimuove i dirigenti del centro e dichiara di aver rinnovato completamente il management, con dei veri professionisti.

L’emergenza immigrazione è un problema facilmente gestibile, soprattutto per un paese che nonostante faccia parte di una comunità ( quella europea) si ritrova a doverla affrontare da sola. “La parola solidarietà ce l’ha scritta nei trattati ma poi non riesce ad esercitarla quando un paese è in difficoltà” queste le parole del premier Letta, di qualche mese fa, sull’inesistente intervento da parte dell’ UE per porre fine all’emergenza, che continuò “l’UE non può stare a guardare. Se lo fa muore, insieme a centinaia di uomini, donne e bambini”.

Giuste parole quelle del Presidente del Consiglio, alle quali però non sono seguite dei fatti, e proprio per questa inadempienza che persone disperate, che fuggono dal loro paese lasciandosi alle spalle le proprie origini, tutt’oggi non possono godere dell’inalienabile diritto alla vita e al suo benessere.

Proprio a causa di questa inefficienza, Khalid Chaouki, deputato del partito democratico, poche ore fa ha deciso di protestare insieme agli immigrati, rinchiudendosi insieme a loro nel centro di accoglienza di Lampedusa, per cercare di dargli una voce, e per evitargli il loro tragico destino, di rimanere per un lungo tempo negli atroci centri di accoglienza per poi dover riaffrontare il pericoloso viaggio già fatto per arrivare in Italia, nel senso opposto, perché sostiene che “abbiamo il dovere di passare dalle parole ai fatti e rialzare la testa, chiedendo che l’Italia torni ad essere quello che è sempre stata: un paese accogliente e rispettoso dei diritti umani e dei profughi”.

 

 

 

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