Sanita’ Italia 2013. Si vive piu’ a lungo, ma il Paese è ancora spaccato a meta’

ROMA – Si vive piu’ a lungo ma la sanita’ pubblica non ci soddisfa, soprattutto al sud. Fine anno e tempo di bilanci anche per la salute degli italiani che, secondo le statistiche piu’ recenti, domina le classifiche tra i paesi piu’ avanzati, sia per le croniche criticita’ che, all’opposto, per le altrettante consolidate punte di eccellenza.

E a fare la differenza per i cittadini e la loro percezione, nel complesso negativa, che hanno del servizio pubblico e’ ancora in modo determinante il luogo di residenza, in un paese che  rimane ancora drammaticamente spaccato a meta’ tra regioni del  centro-nord e del Mezzogiorno.   Una prima conferma viene dai confronti realizzati dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), secondo i quali l’Italia detiene da anni la seconda posizione tra i paesi industrializzati per rapporto costi/benefici, ma la 22° per soddisfazione dei destinatari. Sara’ allora per l’assistenza sanitaria ma soprattutto per quel invidiabile mix tra stile di vita, alimentazione, ambiente, bellezza e cultura che l’Italia si colloca ancora una volta al vertice delle speranze di vita alla nascita tra i paesi Ocse con 82,7 anni, superata solo per un decimale dalla Svizzera e eguagliata, con un trend pero’ in discesa, solo dai soliti giapponesi.  Per quanto riguarda la spesa sanitaria pubblica e privata pro-capite, a parità di potere d’acquisto, l’ultimo dato ci avvicina alla media europea, con 3.012 dollari ma al di sotto del valore della maggior parte dei paesi piu’ industrializzati. Marcata la distanza dagli Stati Uniti, dover si sono spesi  nel 2011 in media 8.509 dollari, dai 5.699 in Norvegia e dai 5.643 in Svizzera, 5.099. Una recente indagine dell’universita’ di Gothenburg fa emergere, per quanto riguarda la “qualità della sanità pubblica”, tra le 172 regioni europee complessivamente prese in esame, un divario tra il valore 9 della provincia di Bolzano ed il valore 170 della Calabria,. Nella graduatoria le posizioni migliori sono detenute in Italia dalle regioni settentrionali. Da una indagine condotta dal Censis nel maggio 2013 risulta un giudizio decisamente negativo degli italiani rispetto alle manovre di finanza pubblica in materia di sanità, che accentuerebbero a detta del campione intervistato, le iniquità e ridurrebbero la qualità dei servizi. Tra gli intervistati sempre nello scorso mese di maggio, meno della metà ritiene che il Servizio sanitario copra le prestazioni “di cui di fatto si ha bisogno”, quota che scende al 34,5% nel sud e nelle isole. Molto numerosi sono coloro che ritengono di ricevere solo le prestazioni essenziali (41,2% nella media), o di disporre di un’offerta di servizi insufficiente (14%). Il costo della compartecipazione alla spesa nel pubblico, ma anche la lunghezza delle liste di attesa, denunciata in particolare dai cittadini dell’Italia centrale, alimenta una propensione crescente a rivolgersi sempre più frequentemente alla sanità privata ed alle prestazioni in regime di Intramoenia. In aumento anche il numero di coloro che rinunciano o rinviano ‘sine die’ controlli e cure.

 

 

 

 

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