“Riforma” della giustizia. Berlusconi: “Con queste norme non ci sarebbe stata Mani pulite”

ROMA – E’ stato approvato oggi, di gran corsa, il ddl costituzionale di riforma della Giustizia in Consiglio dei ministri straordinario. Il Guardasigilli Alfano durante la conferenza stampa, ha riferito che consegnerà nel pomeriggio il testo integrale anche all’opposizione, auspicando che “serenamente” se ne “discuta”. Auspici fondamentali poiché approvare la riforma costituzionale senza la doppia approvazione dei due terzi di entrambi i rami del parlamento aprirebbe forzatamente l’incerta strada verso il referendum confermativo.

Un Berlusconi vispo oggi fiancheggiava il ministro della Giustizia che ha tenuto banco ai cronisti con la sua cronica inflessione sicula. Questo il messaggio di Alfano per l’opposizione: “chi non fa nulla per cambiare la giustizia vuole che la giustizia resti così come è”. Il premier ha avuto l’impudenza di affermare che, se le norme oggi proposte fossero state in vigore nel passato, “probabilmente non ci sarebbe stata l’esondazione, l’invasione della magistratura nella politica e non ci sarebbe stata quella situazione che ha portato a cambiamenti di governo, all’annullamento di una classe di governo nel 92′-93′, all’abbattimento di un governo nel 94′, alla caduta di un governo di sinistra nel ’98 per la proposta di riforma della giustizia del ministro Mastella” e soprattutto “non ci sarebbe stato il tentativo che è in corso di eliminare per via giudiziaria il governo in carica”. Insomma, il messaggio è chiaro: con le attuali norme i magistrati non avrebbero potuto condannare un intero ceto di governo che violava la legge intascando le tangenti.

Ora la partita si giocherà “riformismo” e “conservatorismo”, ma illustri commentatori come Barbara Spinelli riferiscono: allo stato attuale conservare quello che c’è è meglio. Vecchio ma buono. Alfano in conferenza ha spiegato che “questo nuovo sistema prevede il giudice in alto con il pm e il cittadino allo stesso livello” e che “il processo di riforma in campo ha già diminuito di 400mila i processi pendenti di questo Paese”. Alfano assicura che la riforma (a proposito dei pm) “non è punitiva nei loro confronti”. E’ quanto così difficile da digerire in un “clima torbido” contestato duramente dalle toghe, con Berlusconi che gli spara metodico contro. La bonifica nella riforma c’è stata e Silvio la sventolata ai quattro mari: via le leggi “ad personam”,  sarà “una riforma organica”, “per tutti”, scevra dall’impunità per i suoi processi. Oggi il dibattito di Silvio con i cronisti al solito annichiliva anche i berlusconiani più tenaci: “Ho governato più a lungo di qualsiasi cittadino italiano, ho la pretesa di venire assolto nei processi”, superato lo “sbarramento” Longoghedini – ha aggiunto il premier –  “mi prenderò finalmente la soddisfazione di essere presente nelle aule di tribunale”.

Le reazioni dell’opposizione

Dure le reazioni delle opposizioni. Secondo Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, “questa è una non riforma e non mi sembra che sia utile a far funzionare meglio la giustizia italiana. Mi pare che risenta molto di una visione ideologica figlia del pensiero berlusconiano che cerca di alterare l’equilibrio tra i poteri dello Stato, con il tentativo di porre i pm sotto il controllo del governo”. Donatella Ferranti, membro della Commissione Giustizia del Pd, si tratta di una vera e propria controriforma che attacca l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e svuota il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. E a nulla servono i tentativi di Alfano di mascherare le vere intenzioni del governo quando è evidente che l’unico obiettivo è controllare i pubblici ministeri”.

Il leader dell’Idv dice che la il disegno di legge berlusconiano “non è degno nemmeno del peggior stato sudafricano” perché esso è “una proposta antidemocratica” tale da “stravolgere lo stato di diritto, proporremo un solo emendamento completamente abrogativo di tutta la riforma”. La Federazione della Sinistra con Oliviero Diliberto, portavoce nazionale, invece parla di un “premier oramai disperato” che ha dettato l’ennesima “legge ad personam”.

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