ROMA – In questi giorni con interviste e dichiarazioni Stefano Fassina, viceministro dell’Economia, aveva posto più volte il problema del rimpasto di governo,mettendo a disposizione il suo mandato. Ora lo ha fatto dando una lezione di dignità proprio al segretario del Pd . Un giornalista al termine della conferenza stampa tenuta a conclusione della riunione della segreteria aveva chiesto detto a Renzi: “ Lei è allergico al termine rimpasto, ma Fassina….”.
Il segretario del pd, con un sorriso forzato ha risposto: “Chi? Fassina. Non sento, non sento”. Parole arroganti, senza alcun rispetto per uno dei dirigenti più importanti del partito, un punto di riferimento nel governo in un ministero di grande importanza, facendosi carico di problemi fondamentali nel campo delle politiche economiche e sociali..Un segnale del modo in cui il sindaco di Firenze intende dirigere il Pd. Fassina aveva chiesto in precedenza che prima di annunciare proposte e decisioni sarebbe stato necessario discutere in direzione e non solo nel suo staff. In merito alla necessità di un rimpasto era stato molto chiaro: la composizione del governo risale a prima del congresso che ha visto la forte prevalenza di Matteo R.Occorre che siano chiamati nell’esecutivo nuovi ministri in linea con le posizioni della maggioranza. Fassina richiamava gli esponenti renziani ad assumersi le proprio responsabilità, respingendo anche gli attacchi portati da esponenti dello staff del segretario all’esecutivo anche in modo “ caricaturale”. Renzi aveva mostrato di non gradire, glissando,facendo finta di niente, rinviando la palla a Enrico Letta, quando si trattava di un problema di partito. In questo clima le parole di Renzi sono state la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Stefano Fassina ha annunciato le”dimissioni irrevocabili”, un punto di non ritorno che aprono un problema non di poco conto all’interno dei democratici . La conferma è venuta anche da fonti di governo.” Fassina parla di coerenza e sottolinea che deve essere illadser del partito a proporre chi deve far parte dell’esecutivo.