Rifiuti. Arrestato Manlio Cerroni, il ‘supremo’ della monnezza di Roma

Indagato anche l’ex presidente Piero Marrazzo. Zingaretti prende le distanze dai due dirigenti: “Non potevano essere rimossi dal loro incarico”

ROMA – Sette persone sono state arrestate dai carabinieri del Noe di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti del Lazio. Tra queste, il proprietario dell’area della ex discarica di Malagrotta, Manlio Cerroni, e l’ex presidente della Regione Lazio Bruno Landi finiti agli arresti domiciliari.  Le indagini sono condotte dai carabinieri del Noe che lavorano anche sull’ipotesi di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico dei rifiuti.  

Ma non è tutto.  Oltre a Cerroni e Landi, sono stati arrestati anche Luca Fegatelli, ex responsabile della direzione regionale Energia, e alcuni manager o imprenditori come Francesco Rando, Piero Giovi, Raniero De Filippis e Pino Sicignano. I provvedimenti di oggi arrivano al termine, come detto, di indagini condotte dal Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri guidato dal colonnello Sergio De Caprio, conosciuto anche con il nome di ‘Ultimò, con la collaborazione del capitano Pietro Rajola Pescarini.

Gli arresti sono stati firmati dal Gip su richiesta della procura di Roma.

7 ai domiciliari

Complessivamernte sono 7 le persone ai domiciliari per associazione per delinquere, traffico di rifiuti, frode in pubbliche forniture, truffa in danno di enti pubblici, falsità ideologica commessa da pubblici ufficiali in atti pubblici. L’indagine della procura di Roma sulla gestione dei rifiuti solidi urbani nella capitale e nella Regione giunge a un punto di svolta con l’ordinanza cautelare del gip Massimo Battistini e notificata al ‘re della monnezzà Manlio Cerroni, che per anni ha tenuto banco con l’attività della discarica di Malagrotta, a Francesco Rando, amministratore unico di molte imprese riconducibili al primo, all’altro socio Piero Giovi, all’ex presidente della Regione Lazio Bruno Landi, «cerniera» fra il gruppo imprenditoriale e le strutture politico-amministrative della Regione, a Giuseppe Sicignano, preposto all’impianto TMB (trattamento meccanico-biologico) e supervisore delle attività operative del gruppo Cerroni ad Albano Laziale presso la Pontina Ambiente, a Luca Fegatelli, già Capo Dipartimento della Regione Lazio, e a Raniero De Filippis, fino al 2010 responsabile del Dipartimento del Territorio della Regione Lazio. In totale gli indagati sono 21 e tra questi c’è anche l’ex Governatore Piero Marrazzo, sotto inchiesta per concorso in abuso d’ufficio e falso con Cerroni, il legale del consorzio Coema Avilio Presutti e con Fegatelli, per aver emanato formalmente l’ordinanza del 22 ottobre 2008 con cui si ordinava allo stesso consorzio di avviare le attività per la realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione di Albano Laziale, ordinanza illegittima in quanto il Commissario Straordinario aveva cessato i suoi poteri il 30 giugno 2008 e il presidente della Regione era pertanto divenuto incompetente. Più di venti sono state le perquisizioni presso abitazioni e uffici degli indagati e le sedi di numerose società mentre ammonta a quasi 19 milioni di euro il sequestro per equivalente disposto dal gip nei confronti della società E.GIOVI srl (gestore della discarica di Malagrotta) e Pontina Ambiente srl (gestore della discarica di Albano Laziale), provento dei reati di traffico di rifiuti. Oltre al termovalorizzatore, la procura di Roma indaga sulla gestione dell’impianto di raccolta e trattamento rifiuti di Albano Laziale, sulla realizzazione di un invaso per un discarica a Monti dell’Ortaccio e sulle tariffe e le ordinanze regionali per lo smaltimento dei rifiuti nei Comuni di Anzio e Nettuno. Chi indaga parla «di fatti di inaudita gravità, anche per le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla collettività» legati all’esistenza, almeno dal 2008, «di una stabile struttura organizzativa ‘informalè sovrapposta a quella formale delle società relative al gruppo imprenditoriale guidato da Cerroni che aveva un indeterminato programma criminoso e un assetto variabile secondo le attività svolte, le vicende della vita o i cambiamenti all’interno dell’apparato politico – amministrativo». 

4 filoni d’indagine

Sono quattro i filoni di indagine, tutti riuniti in un unico procedimento, che hanno determinato l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per l’avvocato Manlio Cerroni, imprenditore del settore dei rifiuti, per il socio Piero Giovi e per l’ingegner Francesco Rando, amministratore di alcune società riconducibili al primo, e poi per Bruno Landi, ex presidente della Regione Lazio nonchè presidente di Federlazio Ambiente, Giuseppe Sicignano, preposto all’impianto Tmb e supervisore delle attività operative del gruppo ad Albano Laziale, presso la Pontina Ambiente, Luca Fegatelli, già capo Dipartimento della Regione Lazio e Raniero De Filippis, già responsabile del Dipartimento del Territorio della Regione Lazio dal 2007 al 2010. 

Il re della monnezza veniva chiamato il supremo

Supremo era l’appellativo con cui i ‘fedelissimì usavano indicare Manlio Cerroni, il proprietario della discarica di Malagrotta e  dominus  dell’organizzazione.  «Una stabile struttura organizzativa ‘informalè- si legge nell’ordinanza del gip- sovrapposta a quella formale delle società relative al gruppo imprenditoriale guidato da Manlio Cerroni (dagli stessi sodali chiamato con l’appellativo di ‘Supremò), avente un indeterminato programma criminoso e un assetto variabile secondo le attività svolte, le vicende della vita o i cambiamenti all’interno dell’apparato politico-amministrativo».

I fatti contestati a Cerroni e agli altri sono definiti dagli inquirenti «di inaudita gravità anche per le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla collettività».  Accanto alla presenza di un nocciolo duro, costituito dalla stesse persone, le indagini hanno individuato «la presenza di altri soggetti che si associano con riferimento a vicende specifiche». Ci sarebbero infatti un’altra ventina di indagati.

Subito sotto Cerroni, infatti, nella piramide organizzativa si trovava Landi «quale organizzatore in grado di condizionare l’attività dei vari enti pubblici coinvolti nella gestione del ciclo dei rifiuti nel Lazio (a partire dalla Regione sino all’Arpa) al fine di consentire al gruppo imprenditoriale riconducibile al suddetto Cerroni di realizzare e mantenere un sostanziale monopolio nella gestione dei rifiuti solidi urbani prodotti dai comuni delle varie aree territoriali ottimali».

Zingaretti prende le distanze

Intanto il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti prende le distanze dai due dirigenti  arrestati Luca Fegatelli e Raniero deFilippis. I due – spiega il governatoe – non possono essere rimossi dal loro incarico perchè la legge non lo permette. 

«Oggi ho visto alcune critiche da questo punto di vista che io reputo un pò ridicole – ha aggiunto -Fino a tre ore fa io ero stato accusato di aver chiamato in regione troppi esterni e di aver rinnovato troppo la regione investendo sulle figure dei dirigenti portate da fuori. Ci sono addirittura delle interrogazioni consiliari che ci hanno criticato perchè non abbiamo valorizzato le risorse interne. Adesso hanno tutti cambiato idea. Questa è una critica fatta da chi non conosce la legge». «Ricordo che un dirigente amministrativo di prima fascia non può essere demansionato – ha spiegato ancora Zingaretti – e l’amministrazione politica ha l’obbligo di garantirgli una funzione legata alla sua funzione amministrativa».  

Zingaretti ha rilevato: «Noi abbiamo rispettato la legge, dunque chi oggi fa le critiche dovrebbe rivolgersi alle leggi del governo nazionale che tutelano questa figura di dirigente. Abbiamo rispettato la legge. Abbiamo con orgoglio, e anche per questo siamo stati criticati dai soliti chiacchieroni, promosso appena arrivati una rotazione generale di tutta la squadra dei dirigenti, in particolare salvo restando una totale presunzione di innocenza per tutti, perchè io non ci sto a confondere degli atti giudiziari già con delle sentenze, per quanto riguarda il dottor Fegatelli quando siamo arrivati era uno dei due massimi dirigenti della Regione.

Grazie a un meccanismo di rotazione sono cambiate le figure e abbiamo portato una nuova schiera di dirigenti». 

 

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