Marò. L’Italia ricorre alla Corte Suprema Indiana

NEW DELHI – La Corte Suprema indiana valuterà, sulla base della richiesta presentata dal governo italiano, se liberare i due marò per i ritardi nel processo che li vede accusati di aver ucciso due marinai del Kerala il 15 febbraio 2012. Lo riferisce la rete tv Ndtv che ha anche intervistato il ministro degli Esteri, Salma Khurshid, che ha ammesso di ritenere «imbarazzante» il ritardo accumulato dalla giustizia di New Delhi nell’avvio del processo contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

«Quando lamentano che sono passati due anni e loro non sono stati neanche

incriminati, provo imbarazzo ma è a causa della complessità del nostro sistema giudiziario che noi non riusciamo a sottoporli ad un rapido processo», ha aggiunto il capo della diplomazia indiana. 

Pittella: “Obiettivo dell’Italia, di tutte le forze politiche, è riportare Massimiliano e Salvatore a casa”

 

Intanto il vice presidente vicario del Parlamento europeo, Gianni Pittella, lancia un appello al segretario del PD : “Faccio appello a Matteo Renzi, perchè sproni il governo ad agire con forza sul caso dei Marò, ridando così voce e forza internazionale alla sinistra italiana, rimasta sulla vicenda per troppo tempo colpevolmente in silenzio. Di fronte ad un evento che attiene l’onore e l’autorevolezza del nostro Paese, come ha sottolineato il presidente Napolitano, non devono esistere divisioni.

Obiettivo dell’Italia, di tutte le forze politiche, è riportare Massimiliano e Salvatore a casa».  «Se anche il tentativo con la Corte suprema indiana dovesse fallire- annuncia Pittella- allora siamo pronti a chiedere alle Nazioni Unite di intervenire a difesa dei diritti umani, palesemente violati dall’India nei confronti dei nostri due Marò, Latorre e Girone. E a chiederlo sarà l’Unione europea, su spinta del Parlamento europeo. È infatti impensabile che l’India possa tenere in carcere due soldati stranieri senza aver ancora formalizzato dopo due anni dall’accaduto alcun capo d’accusa». «L’internazionalizzazione della vicenda- conclude il primo

vice preidente del Parlamento europeo- si è resa ormai necessaria poichè una violazione così palese, aggravata dalla minaccia da parte di Nuova Delhi di far ricorso alla pena di morte, prevista dalla legge nazionale indiana antiterrorismo, chiaramente inapplicabile a fatti avvenuti in acque internazionali, rappresenta un precedente gravissimo che mina la certezza del diritto per tutti gli Stati e i soggetti operanti all’estero. Siano queste missioni di pace, difesa o commerciali».

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