Nessuna ostilità per Renzi Presidente del Consiglio

Cuperlo: “Niente rimpasti. Serve una ripartenza”

ROMA – La Direzione del Pd, si è chiusa, con un rinvio al 20 del mese sulle scelte da prendere sul Governo e soprattutto su come risolvere le questioni legate al riassetto poste, non solo dagli alleati di maggioranza, ma anche dall’interno dello stesso partito. C’è da dire che nel Pd si respira una altissima tensione tra Segretario e Premier, una sorta di coabitazione forzata, che ieri ha dato luogo ad un nuovo capitolo, che oltre a Renzi e Letta, vede come attore protagonista anche Gianni Cuperlo, quest’ultimo ha fissato un preciso paletto sul percorso disegnato dal Segretario. “Il rapporto tra il Pd e il governo – fa sapere Cuperlo – non riguarda solo noi, ma la tenuta complessiva del Paese.

Io chiedo a questa direzione: reggiamo così? Regge così il Paese? Io indico due strade – spiega Cuperlo – quella di una vera ripartenza, non un rimpasto, che consenta di saldare un accordo programmatico con un nuovo profilo e prestigio. Enrico Letta lo vuole fare questo sforzo? E’ in grado di farlo? Se sì, si vada avanti. Se invece non ci sono queste condizioni, sia il segretario del partito a prendere un’iniziativa chiara, di una in particolare si parla tanto sui giornali, che discuteremo. Da parte mia lui troverà una piena responsabilità, nello spirito di una collaborazione vera”. In sostanza si tratta di una vera e propria apertura alla possibilità che Renzi possa succedere, senza voto, all’attuale Presidente del Consiglio, Letta, che non sembra, almeno a parole, voglia sfilarsi senza traumi dal suo attuale ruolo. “Non è possibile galleggiare” – ha detto Letta di fronte ai suoi dirigenti. “Non è possibile pensare di uscire galleggiando e tutto voglio tranne che questo” ha voluto chiarie in apertura del suo intervento il Premier. Poi lancia un appello al suo partito sul tema sensibile delle riforme: “Il Pd ha l’opportunità nel 2014 di portare l’Italia fuori dalla crisi sociale e di completare le riforme: opportunità che non vanno sprecate. Ci sono due grandi questioni – puntualizza ancora Letta – che sono quelle che nel 2014 abbiamo la grande opportunità, noi che siamo in questa stanza, di portare a soluzione.

Se ci riusciamo – assicura – questa nostra comunità salva il Paese nei punti in cui è affondato e torna in contatto con il Paese. Se non riusciamo in questa complessa operazione, i problemi che hanno portato al voto di febbraio resteranno tutti lì”. Più che un discorso rivolto solo al partito, si è trattato di riflessioni che vengono lanciate anche all’esterno del Nazareno. Ma poi è stata la volta del Sindaco di Firenze che ha toccato praticamente tutti i punti dell’attualità politica, riservandosi però il rinvio tattico al 20 del mese, sul ritocco, ritocchino o ritoccone, alla composizione dell’attuale Esecutivo. Se si trattasse di ‘ritoccone’ potrebbe essere presa in seria considerazione l’ipotesi caldeggiata dai retroscenisti di turno, di arrivare più che a un Letta due, a un Renzi uno. Ma questo converrebbe politicamente al segretario, si interrogano nel suo staff di comando? Vediamo, comunque, cosa ha detto il leader democratico. Innanzitutto Renzi non si è assolutamente esposto sul futuro assetto dell’Esecutivo a guida Letta, restando, sul tema, decisamente sibillino: “Il giudizio sul governo spetta al presidente del Consiglio. Se ritiene che le cose vadano bene così, vada avanti. Se ritiene che ci siano delle modifiche da fare, affronti il problema nelle sedi istituzionali e giochiamo a carte scoperte”. Poi si toglie, però, un bel sassolino dalle scarpe: “Se ci sono stati dei problemi in questi mesi, non li ha creati il Pd: non abbiamo mai fatto mancare il nostro appoggio.

La nostra fiducia è stata costante. E aggiungo che ho discusso in modo acceso con Fassina sul fatto che il Pd non dovesse chiedere un rimpasto, perché penso che l’idea che il giorno dopo aver vinto il congresso si chieda un governo più vicino a sé, sia un meccanismo da Prima repubblica”. Poi un nuovo rilancio sulla riforma elettorale e soprattutto sullo scenario che vede ricompattato, quasi come un tempo, il Centrodestra: “Vorrei dire a chi coi sondaggi spiega che con l’Italicum vincerebbe le elezioni Berlusconi, che le elezioni si vincono o si perdono se si hanno i voti, non se si cambia sistema elettorale. Se poi, 20 anni dopo fossimo battuti da un’alleanza tra Casini, Bossi e Berlusconi, il problema ce l’abbiamo noi”.

Infine il leader Democratico, non perde l’occasione, in chiusura del suo intervento di tornare su quanto combinato in questi giorni dai 5Stelle: “L’innalzamento dei toni che Grillo e Casaleggio hanno deciso deve far riflettere” Secondo il Sindaco di Firenze “l’escalation è legata al fatto che il Parlamento ha cominciato a produrre risultati che tolgono la terra sotto i piedi ai movimenti della protesta”. Poi il mea culta: “Forse ho sbagliato a rivolgermi ai parlamentari di cinque stelle in modo comprensivo. A ogni modo, dopo le primarie l’imperativo per il Partito democratico resta quello di “far di tutto per accelerare le riforme”. Su questo Renzi si dice intenzionato “ad andare avanti come un metronomo”.

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