Letta dimissioni irrevocabili. Il rottamatore rischia di rottamare sé stesso

ROMA – Enrico Letta si è dimesso. Ha rassegnato le dimissioni irrevocabili da presidente del Consiglio nelle mani del capo dello Stato, Giorgio. Le consultazioni sulla crisi di governo del presidente della Repubblica cominceranno già questo pomeriggio, ma fatto anomalo non ci sarà un passaggio parlamentare. 

Ieri il premier  aveva annunciato le sue intenzioni con poche righe in un comunicato diffuso da Palazzo Chigi: “A seguito delle decisioni assunte oggi dalla Direzione nazionale del Partito Democratico, ho informato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, della mia volontà di recarmi domani al Quirinale per rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio dei Ministri”.

 

Inutile dire che la situazione politica emersa dopo la direzione del Pd non convince tutti.  Anzi, per certi versi è inaccettabile. Non mancano, infatti, critiche rispetto a questo nuovo percorso che porterà al nuovo cambio di poltrone nell’Esecutivo. Insomma l’ennesimo governo che non è stato votato dagli italiani dopo quello di Mario Monti e Letta.  Il dimissionario Letta, inizialmente, avrebbe dovuto traghettare gli italiani a nuove elezioni, magari attraverso un sistema elettorale che garantisse agli elettori di scegliere direttamente i loro candidati. Invece questo non è accaduto. A detta del governo le condizioni parlamentari per una nuova legge elettorale sono venute meno, ma l’impressione è che si sia perso un sacco di tempo, spesso volutamente, quasi ci fossimo abituati a questo guado politico istituzionale, mentre l’Italia affossa sempre più nelle sabbie mobile della crisi economica.

Il dubbio non è solo nel metodo ‘staffetta’ com’è stato definito, ma soprattuto sull’inusuale passaggio di consegne tra due persone dello stesso partito che , prima uno poi l’altro ricopreranno la quarta carica dello Stato,  con la benedizione silente del Presidente della Repubblica, che di fatto rischia di aprire una ferita inguaribile nel centro sinistra e far perdere ulteriormente credibilità alle istituzioni e ai suoi garanti. 

Ora,  compito del rottamatore, sarà quello di rilanciare la politica di governo, ma ancora prima dovrà trovare la fiducia del Parlamento sul programma che intende presentare e soprattutto sulle alleanze che sarà in grado di siglare con gli altri partiti. Di sicuro, il nuovo centro destra non sarà dentro una coalizione se ci sarà Sel, come ha fatto sapere il ministro Lorenzin.  Angelino Alfano ha addirittura detto che di allargare l’alleanza non se ne parla proprio. Insomma tutto andrà ridiscusso e per Renzi mettere tutti d’accordo non sarà facile.

E oggi le cose sono altresì peggiorate nella sfera socio economica e politica del Paese. Il governo Monti e Letta erano nati sull’onda situazione di emergenza e di servizio. Processi politici discutibili, senz’altro, ma la mossa Renzi rischia davvero di far precipitare ulteriormente una situazione politica già altamente compromessa a cui l’elettorato crede sempre meno. Insomma, anche Renzi da rottamatore e innovatore di una improbabile sinistra potrebbe finire rottamato prima che se lo aspetti.

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