Cascini (Anm): “Governo delegittimato per qualsiasi riforma”. Partono gli insulti dei gerarchi

ROMA – Tenuto conto che appena una settimana prima della presentazione della riforma costituzionale sulla giustizia «il Pdl ha definito gli uffici giudiziari di Milano avanguardia rivoluzionaria», «a mio avviso questa maggioranza non ha la legittimazione storica, politica, culturale e anche morale per affrontare questo tema». Lo ha detto il segretario dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Cascini, intervenendo al convegno su processo breve e riforme costituzionali della giustizia organizzato da Nichi Vendola.

Prendendo la parola durante la tavola rotonda, Cascini chiede: «Ci sono le premesse storico-politiche per cui la maggioranza di governo ridisegni l’assetto della magistratura? Oppure si tratta solo di una dichiarazione di guerra da parte di un potere dello Stato? Non dimentichiamo – sottolinea – che il ministro della Giustizia Alfano che oggi si presenta come aperto al dialogo, partecipò a quella riunione in cui fu stilato il documento che definì gli uffici giudiziari come avanguardia rivoluzionaria». Su questo fronte Cascini mette in guardia anche l’opposizione: «L’idea diffusa tra la sinistra che in fondo un po’ di ragione Berlusconi la abbia ha trovato sbocco nella bozza Boato. Ma – afferma – è una subalternità culturale e politica a un tema declinato dalla destra. Questo non significa negare che ci siano problemi nel mondo della giustizia, ma mi aspetterei dalla sinistra una risposta reale di sinistra».

Secondo il segretario dell’Anm, dunque, il «cuore del problema» è «non farsi intrappolare dall’idea mediatica che dire di no è essere conservatori». Rivolgendosi agli avvocati penalisti, favorevoli alla separazione della carriere e allo sdoppiamento del Csm, Cascini si dice «disponibile a ragionare solo se non si mette in discussione l’autonomia e l’indipendenza della magistratura: questo – conclude – deve essere la premessa». Invece – conclude – negli articoli del ddl di riforma costituzionale non solo tale principio verrebbe scardinato ma si affidano «più poteri alla politica»: «La responsabilità della magistratura si può migliorare, ma se il modo di funzionare della politica – chiede infine Cascini – non ha dato buona prova di sé, allora può avere un maggiore peso sul modo di funzionare della magistratura?».

Ovviamente le posizioni espresse da Cascini, del tutto condivisibili per un cittadino imparziale, hanno suscitato gli strepiti dei gerarchi berlusconiani, per i quali è possibile che il ceto politico denomini gli uffici giudiziari “avanguardia rivoluzionaria” ma non che un magistrato postuli l’idea di un governo delegittimato a predisporre una riforma generale della giustizia.

Palamara: “Quello di Cascini è un contributo al dibattito”

«La posizione che come Associazione nazionale magistrati abbiamo sempre espresso è quella di netto e fermo dissenso nel merito della riforma». Così il presidente dell’Anm Luca Palamara risponde a chi gli chiede se condivida o meno le affermazioni del segretario del sindacato delle ‘toghe’ Giuseppe Cascini secondo cui l’attuale maggioranza non avrebbe «la legittimazione storica, politica, culturale e anche morale per affrontare» la riforma. Quello di Cascini – rileva Palamara – è «l’intervento ad un dibattito»: «l’elemento di unione e di condivisione – osserva il presidente dell’Anm – è il dissenso nel merito della riforma, al di là della legittimazione o meno di chi la propone. Noi contestiamo il merito. È chiaro che sul metodo si può discutere». Proprio domani il ‘parlamentino’ dell’Anm si riunirà per decidere sulle forme di mobilitazione contro la riforma della giustizia. Diverse le opzioni in campo, da quella più dura rappresentata dallo sciopero (anche se non sono in pochi a voler utilizzare quest’arma più in là, visto che la battaglia sarà lunga), ad assemblee aperte negli uffici giudiziari ai non addetti ai lavori, fino a manifestazioni di piazza, passando per la richiesta di incontro con i vertici delle istituzioni (il Capo dello Stato in primis) a presidio dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura.

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