Libia. L’Italia esclusa dai colloqui fra i Grandi. Paghiamo l’effetto bunga-bunga

Una videoconferenza fra Obama, Merkel, Sarkozy e Cameron certifica il nostro declassamento. Fuori dalla cabina di regia, ci resta l’emergenza profughi

MILANO – Un Berlusconi furente è rientrato ieri nella sua Audi blindata dopo aver fatto un discorsetto sul predellino, come nel 2007, quando annunciò la nascita del Pdl. Nessuno aveva pensato a portare un microfono anche se non ce n’era bisogno. A sentirlo e ad osannarlo c’erano una cinquantina di persone, molto su con gli anni e con gli acciacchi. Insomma, una claque in linea con i tempi di magra politica. Poi se l’è presa anche con il partito-ramo di azienda, perché non c’era nessun esponente di prima fila ad accoglierlo nella sua eroica partecipazione al processo.

 

Dolori internazionali

 

Ma le notizie assai tristi erano ben altre. I Grandi del mondo si erano appena visti ed ascoltati in video-conferenza per discutere della crisi libica e lui ovviamente non era stato invitato. Obama, Merkel, Cameron e Sarkozy non è che se n’erano dimenticati, è che proprio non lo volevano. Anche se il solerte e facondo ministro Frattini ha tenuto a precisare oggi “che il vertice a distanza non ha discusso nulla e non ha deciso nulla”, è stato uno schiaffo umiliante per il primo ministro italiano, anche se non certo inatteso.

Già perché soltanto un poco attento Sergio Romano, sempre incline alle lodi berlusconiane anche se cerca come può di dissimularle, intervenendo questa mattina alla trasmissione Radiotre “Tutta la città ne parla”, non si è riuscito a spiegare la grave dimenticanza fatta dalla diplomazia dei Grandi: “Un grave errore politico – ha detto l’ex ambasciatore – per molti versi inspiegabile quello di escludere il governo italiano dalla riunione. Probabilmente dovuto alle necessità del presidente francese Sarkozy di avere l’esclusiva”. Se un analista di politica internazionale considerato fra i più esperti e sapienti non riesce a capire le vere ragioni dell’esclusione di Silvio Berlusconi dal concerto internazionale, allora stiamo freschi. Perché non ci vuole certo molto genio e sapienza – è sufficiente seguire la stampa internazionale o i siti on line – per capire che l’esclusione del governo italiano dai consessi internazionali che preconizzano il futuro libico è oramai considerata una scelta obbligata per le diplomazie dei Grandi, visto il livello di screditamento al quale l’attuale governo ha relegato l’Italia, anche per colpa delle vicende giudiziarie del suo premier.

A fotografare in modo realistico il solco scavato da quasi un decennio di potere berlusconiano nei suoi riflessi internazionali è il finiano Roberto Menia, secondo il quale “gli effetti della crisi libica investono in modo diretto e allarmante proprio l’Italia, eppure il nostro presidente del Consiglio è tagliato fuori dai più importanti consessi diplomatici e, di conseguenza, le esigenze del nostro Paese non sono sufficientemente o per nulla tutelate”.

 

Le avventate affermazioni del ministro Frattini

 

D’altronde anche il ministro Frattini ci aveva messo del suo, ipotizzando una proposta italo-tedesca di mediazione con la Libia di cui la cancelliera Angela Merkel non sapeva nulla. Un raffazzonato e dilettantesco espediente per cercare di recuperare il terreno oramai inesorabilmente perduto. “Questa vicenda – afferma Silvana Mura dell’Idv – dimostra che il governo Berlusconi non ha alcuna autorevolezza internazionale, al punto che l’Italia viene chiamata a sostenere i principali oneri della crisi libica, ma viene totalmente ignorata quando si debbono prendere le decisioni strategiche e quelle che contano davvero”. A mettere i puntini sulle “i” è Luigi Zanda (Pd), quando nota che “ad essere isolata non è l’Italia, ma il suo presidente del Consiglio Silvio Berlusconi”. Perché, aggiunge, “allo stesso Frattini di sicuro non sfugge come la mortificazione di ieri si aggiunga alle esclusioni da analoghi contatti delle scorse settimane tra Obama, Cameron e Sarkozy. Una così consistente evidenza del progressivo declassamento del nostro Paese non può che addolorare e preoccupare tutti gli italiani”.

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